"Nessun posto di lavoro va perso". È questo il messaggio lanciato dalla Cgil nel corso dell’assemblea pubblica organizzata a Brindisi lunedì scorso, 17 febbraio, contro la chiusura del locale impianto di cracking e il progressivo smantellamento della chimica di base in Italia.
“Qui a Brindisi - sottolinea il segretario generale della camera del Lavoro Massimo Di Cesare – quel che conta di più è l’unità dei lavoratori”. Secondo il sindacato, la decisione di interrompere le attività del petrolchimico avrebbe effetti devastanti non solo per i 1.400 lavoratori direttamente impiegati – di cui il 60% nel settore chimico e il restante 40% in comparti come logistica, edilizia, manutenzione e servizi – ma per l’intero sistema produttivo nazionale. La dismissione della chimica di base, hanno sottolineato i rappresentanti dei lavoratori, renderebbe l’Italia dipendente dalle importazioni di materie prime essenziali per la produzione industriale.
Lavoratori in allarme: “Non vediamo un futuro”
Anche l’incontro di Brindisi, dopo quello di qualche giorno fa a Ferrara, ha sancito la ferma opposizione della Cgil alla chiusura del cracking, il sentimento prevalente tra i lavoratori è quello della preoccupazione. La chiusura decisa da Eni Versalis non è solo una minaccia occupazionale, ma una vera e propria emergenza sociale per Brindisi e il suo hinterland.
"Mio figlio studia chimica a Parma e sogna di tornare a Brindisi, ma cosa può fare qui?", si chiede un lavoratore. Altri raccontano il peso della precarietà e delle continue riorganizzazioni: "Sono entrato nel 1988 e ho cercato di mettere radici, nonostante i frequenti cambi di appalto. Oggi non vedo più futuro".
Molti operai sono già in cassa integrazione e temono il peggio: "Io sono vicino alla pensione, ma il problema non è mio. È dei giovani, di chi ha fatto sacrifici per costruirsi una vita qui". Il rischio è che intere famiglie siano costrette ad abbandonare il territorio per cercare lavoro altrove.
In questo scenario, la chiusura del cracking rischia di avere un effetto domino: "Senza cracking non c'è materia prima, e senza materia prima tutto il sistema si ferma". Tra i lavoratori si respira la sensazione di un destino già scritto, ma la Cgil promette battaglia: "Non accettiamo questa decisione. Continueremo a lottare con tutte le nostre forze".
Antonio Frattini, coordinatore regionale Filctem Cgil Puglia, definisce la chiusura dei cracking di Brindisi e Priolo da parte di Eni una dismissione che mina la chimica italiana e aumenta la dipendenza dall’estero. Critica la scelta di acquistare materie prime fuori Italia, aggravando costi e impatti ambientali. Il dirigente sindacale chiede l’intervento del Governo su Eni e il supporto europeo per un piano industriale.
Brindisi si trova di fronte a un bivio: subire la chiusura di un settore strategico o trovare una soluzione per il rilancio della chimica di base. Il sindacato e i lavoratori sperano ancora in un cambio di rotta dell’esecutivo e di Eni, ma il tempo stringe.
(immagini di Marco D’Alberti, Antonio Portolano e Alberto Sarnari)