“La previdenza è un capitolo importante nell’ambito del confronto governo-sindacati sulla legge di Bilancio. Nell’ultimo incontro di venerdì 11 ottobre, il ministro del Lavoro ha mostrato attenzione alle nostre proposte, decisamente in discontinuità con l’esecutivo precedente, e addirittura si è spinto a dichiarare di condividere l’ispirazione della piattaforma unitaria, dalla flessibilità in uscita alla questione della previdenza per i giovani, per le donne, per i lavori gravosi, incluso il tetto da noi proposto di 41 anni di contributi per la pensione anticipata. Ci auguriamo che le dichiarazioni di Nunzia Catalfo abbiano poi un riscontro reale. Il che vorrebbe dire procedere in direzione di una riforma vera, superando la legge Fornero, come rivendichiamo da anni”. Così Roberto Ghiselli, segretario confederale Cgil, stamattina ai microfoni di RadioArticolo1.
“Opzione donna e Ape sociale. Nel primo caso, il governo ha dichiarato di voler confermare e dare continuità al provvedimento, anche se per noi non è la soluzione complessiva per le donne: abbiamo proposto d’immaginare un meccanismo che consenta loro, a fronte di situazioni dimostrabili di lavoro di cura, di poter anticipare il pensionamento già da subito, in attesa d’istituire una commissione sui lavori gravosi, superando gli attuali paletti, talmente rigidi che in tre anni hanno potuto accedere a tali benefici solo 22 mila lavoratori, rispetto a una platea di gran lunga più vasta. Invece, per quanto riguarda l’Ape sociale, abbiamo chiesto una proroga, in attesa, anche qui, di riuscire a modificare alcuni meccanismi dello strumento, rendendoli più accessibili e fruibili per i lavoratori”, ha spiegato il dirigente sindacale.
“Sulla nostra proposta di pensione di garanzia per i giovani, il governo ha risposto di voler istituire presso l’Inps un fondo previdenziale aggiuntivo. Soluzione che non ci trova d’accordo. L’idea è singolare, perché in sostanza si rivolge a una platea di giovani e meno giovani precari, che già vivono in situazioni economiche difficili, proponendo loro di tirar fuori altri soldi di tasca propria per alimentare un fondo integrativo specifico, quando essi stessi hanno grandi difficoltà a costruirsi il primo pilastro pensionistico. Altro aspetto che c’inquieta della proposta del presidente Tridico, è che in un sistema di previdenza diffuso, composto da 33 fondi negoziali, un ulteriore elemento concorrenziale rischia di mettere in crisi tutti gli altri fondi, affossando, anziché rilanciare, tutto il sistema della previdenza complementare. Nel merito, abbiamo sollecitato il governo a darci delle spiegazioni“, ha aggiunto il sindacalista.
“Altro capitolo prioritario, la valorizzazione delle pensioni. Confederazioni e sindacati dei pensionati chiedono che i risparmi maturati all’interno del sistema con quota 100 vengano reinvestiti e redistribuiti per rivalutare i redditi da pensione, che, lo ricordiamo, sono i più tassati d’Europa, in questo assai simili ai redditi da lavoro dipendente. In particolare, noi vorremmo rafforzare la quattordicesima per estenderla a tutti i redditi medio-bassi, fino ai 1.500 euro, rispetto agli attuali 1.000. Poi, occorre rafforzare un meccanismo d’indicizzazione, che sia più tutelante rispetto all’inflazione delle pressioni che in questi anni hanno decurtato continuamente gli assegni pensionistici. Su questo, abbiamo ricevuto una dichiarazione generica di attenzione al tavolo negoziale e nulla più”, ha concluso l’esponente Cgil.