Crisi Versalis: Brindisi fuori dalla vendita, rischio deindustrializzazione

Le conseguenze della dismissione della chimica di base da parte di Eni Versalis si sta concretizzando. LyondellBasell, multinazionale del settore, ha confermato che il processo di vendita integrata dei suoi cinque poli produttivi europei potrebbe avvenire senza includere l’impianto PP2 di Brindisi. La ragione principale è l’incertezza legata alla chiusura del cracking, prevista per marzo 2025, che comprometterebbe la fornitura di materia prima attualmente garantita da Versalis.

Secondo quanto emerso dalla riunione del Comitato aziendale europeo (Cae) di LyondellBasell, la cessione dei poli industriali, tra cui quelli di Berre (Francia), Muenchmuenster (Germania), Tarragona (Spagna), Carrington (Regno Unito) e Maasvlakte (Olanda, in joint venture con Cavestro), potrebbe avvenire in forma frazionata, con Brindisi escluso dal pacchetto.

Per il segretario generale della Filctem Cgil , Marco Falcinelli, questa decisione conferma i timori già espressi dai sindacati: “La multinazionale della chimica Basell, a differenza di quanto affermato finora, ha paventato che l’acquirente possa concludere l’operazione anche senza l’impianto di Brindisi. È evidente quanto da noi sostenuto in questi mesi: un impianto non alimentato da un cracking non interessa”.

Falcinelli avverte che la chiusura dei cracking italiani potrebbe essere solo l’inizio di un più ampio processo di deindustrializzazione: “Purtroppo, temiamo che questo sia solo l’inizio se Eni dovesse confermare la chiusura dei cracking in Italia e dismettere la produzione della chimica di base. L’esatto contrario di ciò che il nostro Paese, insieme ad altri, sta chiedendo alla Commissione Europea: produrre la chimica di base in Europa”.

Secondo il sindacato, questa scelta espone l’Italia a una pericolosa dipendenza dalle importazioni e dalle fluttuazioni dei mercati globali. “Il Governo ha deciso che l’Italia diventi, per la chimica e per tutti gli altri settori industriali che la utilizzano, un Paese marginale, condannato alla dipendenza dalle produzioni di altri”, conclude Falcinelli.