Si è concluso prima del previsto l’incontro tra Eni e Cgil. Mentre delegazioni di lavoratori di tutte le sigle sindacali e di tutti gli stabilimenti interessati manifestavano sotto la sede di viale Ribotta a Roma, il sindacato ha abbandonato il tavolo per la manifesta volontà dei dirigenti del cane a sei zampe di voler procedere al piano di chiusura degli stabilimenti di cracking di Priolo, in provincia di Siracusa, e di Brindisi, senza aprire nessun confronto e nessuna trattativa.
“Respingiamo fermamente le modalità con le quali Eni sta affrontando la discussione sullo smantellamento della chimica di base in Italia. Non c’è la volontà politica di fare una trattativa, l’azienda ha discusso solamente di ‘tattica’ per gestire la vertenza. A questo ci opponiamo fermamente”. È quanto dichiara il segretario confederale della Cgil, Pino Gesmundo, al termine del confronto.
Per il dirigente sindacale “l’azienda ha riconfermato che il piano è quello già presentato e non ha intenzione di tornare indietro, anche a dispetto delle opinioni espresse dalle istituzioni locali che, sempre a detta dell’azienda, o accettano il piano o faranno i conti con le chiusure”.
“La decisione di Eni incide sull’intero sistema industriale del Paese e pertanto il governo e la politica devono assumersene la totale responsabilità. Per questo – annuncia in conclusione Gesmundo – nei prossimi giorni avvieremo un percorso di mobilitazione e presìdi anche sotto il Mimit, non escludendo l’utilizzo dello sciopero di tutte le lavoratrici e tutti lavoratori del settore”.
Un piano con pesanti ricadute sul sistema industriale italiano
"Il tavolo di trattativa - ha aggiunto Marco Falcinelli, segretario generale della Filctem, la federazione dei chimici della Cgil – è iniziato con le accuse di Eni di aver diffuso informazioni false e allarmistiche sull'annunciato piano di abbandono della chimica di base. Noi non siamo disponibili ad avallare un progetto che, con la chiusura dei cracking di Brindisi e Priolo, metterà a rischio 20 mila posti di lavoro nei petrolchimici italiani e vedrà aumentare i costi di produzione per l’80 percento realtà industriali di questo Paese".
A promettere battaglia sono anche i metalmeccanici della Fiom Cgil. In una nota congiunta, la segretaria nazionale, Barbara Tibaldi, e il coordinatore nazionale energia, Loris Scarpa, dichiarano: "Il piano di chiusura non ha visto alcun confronto con i sindacati metalmeccanici e ha prodotto anche una rottura più generale che alimenta tensioni sociali. Questa decisione avrà ricadute pesantissime sui territori e sul sistema industriale del Paese. Chiediamo al Governo assumersi le proprie responsabilità: di intervenire e convocare le organizzazioni sindacali con urgenza per evitare le chiusure. Nelle prossime ore terremo assemblee con le lavoratrici e i lavoratori e decideremo tutte le azioni necessarie a impedire la perdita del lavoro e la distruzione dell’industria”.
Presenti al presidio anche numerosi lavoratori edili, impegnati stabilmente nei petrolchimici italiani. Per Angelo Sposato, segretario nazionale della Fillea Cgil, "Eni sta attuando una politica di impoverimento della chimica su tutto il territorio nazionale e in modo particolare sta abbandonando il sud dopo aver incassato per anni ingenti extra profitti. Non è una politica da multinazionale, né tanto meno si possono utilizzare logiche di divisione del sindacato per far prevalere politiche che guardano più alla finanziarizzazione dei mercati piuttosto che a politiche industriali, con drammatiche ricadute economiche ed occupazionali". Secondo il dirigente sindacale “Migliaia di lavoratori, con le rispettive famiglie, rischiano di rimanere senza reddito, e questo un sindacato serio non lo può consentire. La Fillea Cgil – conclude – sarà al fianco, assieme alle altre categorie della Cgil, di tutti i lavoratori di Eni e dell’indotto a sostegno della lotta e della mobilitazione".
Per la Filt Cgil è intervenuto al presidio Floriano Zorzella del dipartimento nazionale Trasporto merci e logistica. "È fondamentale - ha detto - il gioco di squadra di tutte le categorie della Confederazione per invertire la rotta sulla dismissione di un'industria fondamentale per il Paese".