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La crisi del settore chimico italiano si infiamma con la vertenza Eni Versalis. Il segretario generale della Filctem Cgil, Marco Falcinelli, attacca il governo e il piano industriale dell’azienda, denunciando che non si tratta di una riconversione green, bensì di una “dismissione della chimica di base” che metterà in ginocchio un’intera filiera industriale. Il contrasto tra il sindacato e il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, si fa sempre più acceso in vista dell’incontro cruciale di lunedì 10 marzo al Mimit, durante il quale si tenterà un’intesa tra Eni, parti sociali e le regioni interessate.
La Cgil e le categorie Filctem, Filcams, Fillea, Fiom e Filt hanno indetto per la stessa giornata, a partire dalle ore 14.30, un presidio a Roma, in via Molise, davanti al Mimit. Parteciperanno delegazioni dei lavoratori diretti e degli appalti dei vari stabilimenti, istituzioni e forze politiche che sostengono la lotta contro la cancellazione della chimica di base in Italia. Filctem, Filt e Fillea hanno proclamato uno sciopero nazionale dell'intera giornata per le lavoratrici e i lavoratori degli appalti dell’intera filiera di Versalis, e la Filcams terrà mobilitazioni territoriali degli addetti alle pulizie, alla vigilanza e delle mense. La preoccupazione è alta: secondo il sindacato, la dismissione della chimica di base metterebbe a rischio oltre 20 mila posti di lavoro tra diretti e indotto, colpendo duramente i poli industriali di Brindisi, Priolo e Ragusa e, a cascata, tutti gli altri siti di Versalis a Ferrara, Ravenna, Mantova, Porto Marghera e Porto Torres.
"Il governo continua a raccontare una storia che non esiste", accusa Falcinelli. "Questa non è una transizione verso la sostenibilità, ma un disimpegno che aumenterà le emissioni di CO2 e condannerà l’Italia alla dipendenza estera, proprio mentre la domanda di etilene cresce del 5% annuo a livello globale". Secondo il sindacato, la scelta avrà anche ripercussioni economiche: con l’Europa pronta a tassare i prodotti importati in base alla loro impronta carbonica, i costi si riverseranno sulle imprese italiane, aggravando ulteriormente la situazione.
“La Cgil sarebbe pronta a firmare un’intesa sulla chimica se fossero salvaguardati gli interessi del Paese, il futuro della manifattura industriale e i lavoratori diretti e indiretti occupati nei petrolchimici. Se, invece, l’accordo ha come unico obbiettivo gli interessi economici e di profitto di Eni, continueremo a opporci convintamente”. Così il segretario nazionale Cgil, Pino Gesmundo, in merito alle dichiarazioni rilasciate in mattinata dal ministro Urso sulla vertenza Eni Versalis.
“Non siamo in presenza di una transizione verso la chimica verde, come dichiara Urso, siamo semplicemente di fronte al fatto che Eni vuole chiudere gli stabilimenti di cracking, cosa che determinerà a catena la chiusura di tutti i petrolchimici”, sostiene Gesmundo. “Inoltre, ricordiamo al Ministro che le emissioni totali di CO2 derivanti da questa operazione saranno maggiori di quelle attuali perché - spiega - a quella rilasciata per la produzione in Paesi extraeuropei si dovrà aggiungere l’emissione prodotta per trasportare il prodotto in Italia”.
“Il Ministro Urso eviti di inventare progetti che non esistono”, aggiunge Gesmundo. “La decisione di Eni riguarda unicamente gli interessi dell’azienda, provocherà esuberi immediati, ridurrà la competitività del sistema manifatturiero del nostro Paese. In tutto questo il Governo che si dichiara sovranista aumenterà la dipendenza di materie strategiche dall’estero. Forse siamo semplicemente in presenza di un esecutivo che non ha la forza per dire a Eni che non si può fare. Ma se lunedì non ci saranno risposte rispetto alle obiezioni che abbiamo mosso – conclude – la mobilitazione continuerà e aumenterà di intensità, coinvolgendo l’insieme del settore chimico e dei lavoratori dell’indotto”.
La Cgil chiede che le decisioni strategiche su un settore chiave per l’industria nazionale non siano lasciate agli azionisti di Eni, ma vengano discusse nell’ambito di una politica industriale nazionale chiara e condivisa. Lunedì sarà una giornata decisiva, sia al tavolo ministeriale che in via Molise, sotto il dicastero delle Imprese e del made in Italy, dove i lavoratori manifesteranno per difendere il loro futuro.