La Cgil ha inviato una lettera al ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, esponendo criticità e proposte sul piano di riorganizzazione di Eni. La Confederazione ribadisce le preoccupazioni già espresse nel confronto avvenuto al ministero, con particolare attenzione all’impatto sulla chimica di base e sulle conseguenze economiche e occupazionali nei territori coinvolti.

Secondo il segretario nazionale della Cgil, Pino Gesmundo, il protocollo di trasformazione di Eni è incompatibile con le linee guida contenute nel ‘libro verde’ sulle politiche industriali e nel ‘non paper’ firmato dal ministro insieme ad altri Paesi europei. Per la Cgil, questi documenti rappresentano il corretto orientamento che l’Italia dovrebbe seguire. Per questo, come concordato nella riunione del 10 marzo al ministero, la Confederazione propone tre modifiche al protocollo.

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In primo luogo, la Cgil contesta la decisione di mettere in conservazione l’impianto di cracking di Brindisi, considerandola dannosa per l’intera filiera produttiva. Chiede quindi di mantenerlo in attività, valutando il coinvolgimento di operatori interessati a incrementare la produzione di etilene in Italia. Inoltre, per garantire la continuità e il rilancio della chimica di base, sollecita investimenti nelle aree strategiche del cosiddetto ‘quadrilatero padano’ (Ravenna, Ferrara, Mantova e Porto Marghera) e il completamento dei progetti su Porto Torres. Infine, la Cgil ritiene fondamentali garanzie occupazionali per l’indotto, in particolare nelle aree di Priolo e Brindisi. La lettera si chiude con l’auspicio di un confronto costruttivo per individuare soluzioni che tutelino il settore chimico e il tessuto economico-produttivo dei territori coinvolti.

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