Ieri, 31 marzo, è stata una giornata amara per Brindisi. La chiusura del cracking di Eni Versalis segna l'inizio della dismissione del Petrolchimico, uno degli impianti più importanti del nostro Paese sotto il profilo industriale. La transizione tanto annunciata, inizia con una dismissione che lascia centinaia di lavoratori senza certezze ma la Cgil brindisina ha deciso di non restare in silenzio.

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Un corteo per la giustizia sociale

Questa mattina, la città ha visto sfilare un lungo corteo di lavoratori e sindacati. Presenti numerose categorie della Cgil: Filctem, Fiom, Filt, Fillea, Filcams, Flai, ma anche numerose sigle autonome come Cobas, Confial Trasporti, Fismic Confsal e Failm Servizi Terziario. L'obiettivo comune è chiaro: difendere chi rischia di essere lasciato indietro in una transizione senza garanzie.

Una delegazione ha consegnato al Prefetto di Brindisi, Luigi Carnevale, un documento contenente proposte e richieste fin qui senza risposta. "Abbiamo deciso di stare con e tra i lavoratori più esposti, dando voce alle loro paure e all'incertezza che pesa sul futuro occupazionale e reddituale – si legge nella lettera – la protesta di oggi non è solo una manifestazione di dissenso, ma un appello concreto alle istituzioni: servono misure urgenti per tutelare tutti i lavoratori coinvolti, indipendentemente dal contratto applicato”.

Il riconoscimento di Brindisi come area di crisi complessa

Da mesi, la Cgil chiede la definizione di un accordo quadro condiviso, che preveda gli stessi diritti per tutti i lavoratori. "Abbiamo chiesto una legge speciale, con risorse certe, per accompagnare questa fase, che potrebbe durare fino a 48 mesi – spiegano i rappresentanti sindacali – una transizione priva di garanzie rischia di trasformarsi in una condanna per l'intera città e il suo tessuto industriale”.

Nel documento si fa riferimento anche al Just Transition Fund – il fondo per la transizione giusta, strumento finanziario per fornire sostegno ai territori nell’affrontare le sfide socio-economiche derivanti dalla transizione verso la neutralità climatica – sottolineando la necessità di riconoscere Brindisi come area di crisi complessa. Questo passo permetterebbe di accedere a finanziamenti e strumenti di tutela che potrebbero alleggerire l'impatto sociale della chiusura del Petrolchimico.

Cgil Brindisi

Bastava poco per difendere tutti

L'amarezza è forte e il segretario generale della Cgil di Brindisi, Massimo Di Cesare, non nasconde la delusione: "Bastava scrivere nero su bianco parole come 'garanzie occupazionali e reddituali per tutti', 'clausola sociale', 'salvaguardia di tutte le maestranze', anche con ammortizzatori straordinari. La mancanza di impegni concreti da parte delle istituzioni è inaccettabile e rappresenta un tradimento nei confronti dei lavoratori”.

La lotta non si ferma

La Cgil non intende fermarsi, assicura Di Cesare. Oltre alla manifestazione odierna, lo sciopero proclamato dal sindacato segna solo l'inizio di una mobilitazione che andrà avanti finché non verranno garantite tutele concrete. "Il nostro posto è tra i lavoratori, accanto agli ultimi, con chi ha paura del domani", dichiara il dirigente della camera del lavoro brindisina. La città non starà a guardare. La battaglia per una transizione giusta è appena iniziata.