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È stata un grande successo di partecipazione l’assemblea internazionale dei lavoratori e delle lavoratrici frontalieri che si è svolta oggi, 15 febbraio, a Varese, presso il Cinema Teatro Nuovo. A convocarla i sindacati italiani e svizzeri: Cgil, Cisl, Uil, Unia, Vpod, Syndicom, Ocst e Syna. Obiettivo dell’incontro, portare avanti l’iniziativa unitaria di contrasto all’introduzione della tassa sulla salute a carico dei ‘vecchi’ frontalieri e di rivendicazione del pieno rispetto delle norme interne e internazionali a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori frontalieri attivi e pensionati.
Il documento finale dell’assemblea, approvato all’unanimità, è chiaro. “Mentre, da un lato, con la legge di recepimento dell’accordo italo-svizzero (Legge 83/2023) salvaguardiamo – si legge – la tassazione esclusiva in Svizzera ai ‘vecchi frontalieri’ continuando l’Italia ad incassare il 40% delle loro tasse, dall’altra, con la Finanziaria 2024 li trattiamo come evasori chiedendo loro e ai loro familiari a carico di versare il 3-6% della retribuzione netta per avere l’assistenza sanitaria che hanno già pagato. Mentre, da un lato e faticosamente, otteniamo per legge l’innalzamento della Naspi per i primi tre mesi di disoccupazione, parificandola a quella svizzera, dall’altro ci si guarda bene dal dare seguito all’applicazione della nuova norma penalizzando economicamente i frontalieri licenziati”.
“In sostanza – spiegano i frontalieri – il governo italiano, con una serie di atti contraddittori e unilaterali successivi alla legge di recepimento dell’accordo italo-svizzero, entrato in vigore il 18 luglio 2023, cerca di ‘smontare’ quanto faticosamente costruito in anni di confronto per migliorare la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori frontalieri”. Nasce da qui l’esigenza di fare il punto, tutti insieme, sulle principali criticità ancora aperte e definire come procedere, “forti dei primi risultati raggiunti”.
Proprio grazie alla determinazione dei lavoratori che si sono mobilitati, “siamo infatti riusciti – si legge nel documento – a sanare una inaccettabile disparità di trattamento, garantendo ai vecchi frontalieri non frontisti di Sondrio, divenuti inspiegabilmente nuovi frontalieri, e ai nuovi frontalieri residenti nei 72 comuni di fascia finora non riconosciuti, una tassazione equivalente ai vecchi frontalieri. Analogamente, siamo riusciti finalmente a ottenere dopo oltre un anno dalla sua costituzione la convocazione del primo incontro del Tavolo interministeriale per la definizione di uno Statuto dei lavoratori frontalieri”.
Partendo da questi risultati positivi, l’assemblea ha quindi individuato i prossimi obiettivi, concludendo il documento finale uscito fuori dal confronto con alcune richieste fondamentali. La prima è “la cancellazione della norma che prevede una nuova tassa sulla salute a carico dei ‘vecchi frontalieri’, che di fatto introduce una doppia imposizione, risulta in contrasto con l’Accordo tra la Repubblica italiana e la Confederazione svizzera, relativo all’imposizione dei lavoratori frontalieri, e presenta chiari elementi di incostituzionalità. In caso contrario, le organizzazioni sindacali si impegnano unitariamente ad adire alla giustizia al fine di eccepire la questione di costituzionalità”.
La seconda richiesta è quella “di portare alla discussione del ‘Tavolo interministeriale’ le altre criticità ancora aperte, a partire dall’introduzione della nuova indennità di Naspi prevista dalla legge 83/2023 e dalla modifica dell’attuale normativa sull’assegno unico e universale, che discrimina le lavoratrici e i lavoratori frontalieri e per la quale l’Italia è stata messa sotto procedura d’infrazione da parte della CE”.
Terzo e ultimo obiettivo, “ricostituire il corretto rapporto tra l’uso delle risorse derivanti dai ristorni quale contributo dei frontalieri alla fiscalità generale, all’erogazione dei servizi e alla garanzia degli investimenti dei Comuni di frontiera e la definizione delle risorse future da investire sul territorio per progetti socioeconomici, modello che abbiamo faticosamente costruito e consolidato nella legge approvata all’unanimità del Parlamento, con il contributo determinante delle Comunità locali, oggi destrutturato da interventi del legislatore poco organici e incomprensibili”.