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Il confronto tra Fca e Renault, circa una possibile fusione, ha escluso sindacati e dipendenti dei due gruppi. I lavoratori e i loro rappresentanti sono stati deliberatamente estromessi, mettendo in discussione un normale confronto, con informazione preventiva e consultazione sugli obiettivi, le modalità e gli effetti di un tale progetto. I governi francese e italiano non hanno garantito il ruolo fondamentale dei sindacati, che sono l’unica voce dei lavoratori e non possono certo rimanere ai margini di un processo così grande, ma devono poter rappresentare l’interesse di lavoratori e lavoratrici". Lo dichiarano, in una nota congiunta, Fabien Gache, délégué syndical central Cgt Renault, e Michele De Palma, segretario nazionale Fiom Cgil e responsabile automotive.
"Riteniamo indispensabile che i rispettivi governi siano garanti dell’apertura di un reale processo d'informazione e consultazione in entrambi i gruppi. Siamo preoccupati per un processo che vede come obiettivo la valorizzazione finanziaria dei gruppi e non risponde ad alcuna strategia industriale. L’analisi degli effetti sull’occupazione non è stata nemmeno evocata. Invece, crediamo in un processo in cui siano determinanti investimenti concreti negli stabilimenti e dunque nella capacità produttiva. Questi investimenti sono essenziali per garantire l’occupazione, attraverso l’innovazione, la ricerca e lo sviluppo, per una nuova politica industriale, della quale siano promotori e garanti anche i governi", continuano i due sindacalisti.
"La transizione ecologica e sicura della mobilità è un obiettivo concreto indissociabile dal miglioramento delle condizioni sociali di lavoratrici e lavoratori (condizioni di lavoro, salario, occupazione). Cgt e Fiom si sono incontrate per scambiare informazioni e costruire un'analisi condivisa sulla cooperazione possibile. La volontà è di costruire un lavoro comune che si allarghi agli altri sindacati, in primis al sindacato europeo dell’industria, con l’obiettivo di mettere al centro il futuro della concezione e della produzione dell’auto in Europa, integrando le condizioni di lavoro, i diritti contrattuali e sindacali", aggiungono i due dirigenti sindacali.
"È urgente che le istituzioni pubbliche, comprese quelle europee, mettano in campo una riflessione approfondita sul futuro dell’auto, a partire da sindacati e imprese. Il futuro della strategia industriale del settore automotive costituisce una sfida maggiore per la continuità dell’occupazione in Europa. Deve essere possibile mobilitare l’insieme degli attori su progetti di beneficio per tutti, per affrontare le sfide della nuova mobilità, dei veicoli a guida autonoma. L’obiettivo unico di mettere in concorrenza i lavoratori non permetterà mai di essere all’altezza delle prossime sfide che necessitano, al contrario, la mobilitazione di tutte e tutti, se si vuole mantenere un posto per l’industria automotive nell'Ue in questo contesto", concludono i due esponenti sindacali.