Sabato 15 marzo alle 16.30 tutti in piazza Porta Palazzo a Torino “senza paura” per una manifestazione contro il ddl sicurezza organizzata dal Coordinamento antifascista torinese, del quale sono parte anche la Cgil e la Fiom territoriali. 

“Sì alla libertà e ai diritti / No al disegno di legge in-sicurezza” è lo slogan dell’iniziativa che nasce “dalla necessità anche a Torino di costruire una mobilitazione, la più ampia possibile, contro un provvedimento che siamo già riusciti un po' a rallentare – dice Elena Ferro, segretaria confederale della Cgil torinese, a Collettiva.it –, ma che ovviamente è ancora pendente sulla nostra testa. L'obiettivo è di denunciarne i contenuti e dare una comunicazione più ampia in una piazza dove ci saranno musica, letture, politica e molti interventi del mondo associativo”. 

Ferro spiega che “la Cgil, anche come Via Maestra, aderisce perché ha tra gli obiettivi la difesa della Costituzione, della libertà di espressione e anche quella di dissenso, quindi difende il diritto a manifestare, anche in forma passiva, un genere di protesta che con il ddl Piantedosi viene colpito. Sono tutti strumenti democratici essenziali per la vita del Paese”. 

Elena Ferro, segretaria Cgil Torino, illustra gli obiettivi della manifestazione contro il ddl sicurezza

Nel volantino del Coordinamento antifascista Torino si ricorda che il ddl sicurezza introduce nuovi reati e aumenti di pena anche per fatti di minima entità, punta su una ulteriore crescita dei detenuti in carcere, impedisce le manifestazioni spontanee e punisce a dismisura chi si batte contro la devastazione dell’ambiente e per tutelare i propri diritti, considera un delitto persino la resistenza passiva. Un’operazione che non serve ad aumentare la sicurezza, ma ad alimentare la paura

“A ciò corrisponde, nel disegno di legge, una dilatazione abnorme dei poteri degli apparati, consentendo agli operatori di polizia di girare armati anche fuori servizio e alle agenzie di intelligence di controllare senza limiti i cittadini acquisendo informazioni su tutte e tutti presso i datori di lavoro, la scuola, l’università. I diritti e il welfare si ritraggono e, al loro posto, si affaccia uno Stato di polizia”.