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Puntata n. 19 - Sono 67 i cadaveri recuperati nelle acque di fronte a Crotone. Sono decine quelli dispersi per sempre. Uccisi, per mano della violenza del mare, dalla nostra indifferenza. Vilipesi, da morti, dalle parole di un ministro Piantedosi
L’umanità tradita
La vediamo in quella fila di bare, adagiate nel silenzio colpevole di un palazzetto dello sport in un angolo di Calabria. Corpi ormai senza vita restituiti dal mare dove quelle bambine, quei bambini, quelle donne e quegli uomini sono morti soli, senza soccorso, aggrappati ai sogni affogati con loro. Sono 67 i cadaveri recuperati nelle acque di fronte a Crotone. Rinvenuti scomposti insieme a pezzi di legno di barca, scarpe, zaini, vestiti e speranze a brandelli. Sono decine quelli dispersi per sempre. Uccisi, per mano della violenza del mare, dalla nostra indifferenza. Vilipesi, da morti, dalle parole di un ministro e di una parte politica che ha usato anche questa strage per i piccoli calcoli della loro bottega degli orrori. Su questo ascoltiamo il sassolino del direttore di Collettiva, Stefano Milani.
Piantedosi: aggettivo, maschile, plurale. Riferito ad una persona senza cuore. Sinonimi: insensibile, gelido, distaccato, disumano, crudele, impietoso. Esempio: “Che orrore, sei proprio un Piantedosi”. Andrebbe coniato un lemma ad hoc in onore dell’impavido ministro che durante una pirotecnica conferenza stampa gesticolava, neanche il pizzardone di piazza Venezia, sfornando soluzioni da bar per giustificare la strage di Cutro. La colpa per tutti quei morti? “Essere partiti”, risponde con sferzante sicumera. Ma lei ministro non sarebbe salito su quel barcone? “No, la disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo la vita dei propri figli”. Incauti, secondo la filosofia piantedosiana, anche quegli sprovveduti che si sono lanciati dalle Torri Gemelle in fiamme. Improvvidi pure gli afgani aggrappati all’aereo in decollo verso la libertà. E senza scampo noi italiani ad avere al Viminale un personaggio di tale spessore.
Visto da una ciminiera
Il lavoro in Italia rischia di evaporare pezzo per pezzo, sotto i colpi di una nuova ennesima crisi. Forse è per questo che quattro operai della Portovesme srl, fabbrica di proprietà della multinazionale Glencore, nel Sulcis Iglesiente, che rischia di lasciare a casa 1500 lavoratori, tra dipendenti diretti e indotto, perché produrre con il caro energia non vale più la spesa, si sono arrampicati, a 100 metri di altezza, sulla ciminiera del sito. Per spingere lo sguardo più in là e vedere la fine che rischia di fare il lavoro in questo Paese. Per protestare contro una logica che di logico non ha più niente. Per inchiodare Regione e Governo alle loro, pesantissime, responsabilità. Oggi al ministero delle Imprese e del Made in Italy ci sarà un incontro, per tentare di risolvere la vertenza energia e restituire una prospettiva a questi operai e ai loro colleghi. Chissà com’è la vista da quella ciminiera.
Siamo tutti antifascisti
Lo sentiremo gridare in corteo a Firenze, dove 6 squadristi di Azione Studentesca, falange del partito di governo fratelli d’Italia, hanno picchiato alcuni ragazzi del Collettivo di Sinistra davanti al liceo Michelangiolo. Male quanto le botte lo ha fatto il pestaggio mediatico del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara che ha minacciato provvedimenti contro la preside del Liceo fiorentino Da Vinci, Annalisa Savino, rea di aver scritto, nelle ore successive all’aggressione degli studenti di destra, una lettera pubblica in cui ricordava a tutti che il fascismo non iniziò con le grandi adunate, ma con la vittima di un pestaggio per motivi politici lasciata a se stessa sul bordo di un marciapiede qualunque da passanti indifferenti. Domani tutti in piazza a Firenze con la società civile, le associazioni, l’Anpi, la Cgil, la Flc e gli altri sindacati. Appuntamento alle ore 14.00 con il corteo da Piazza Santissima Annunziata a Piazza Santa Croce. Per manifestare il nostro antifascismo e non lasciare sole le vittime di qualunque violenza.
Se una donna dirigente prende in media 40mila euro meno dei colleghi uomini
Succede nelle Marche, dati elaborati dall’Ires, ma, con piccole variazioni, succede in molta parte del nostro Paese. E non solo tra gli alti quadri. Quel tetto di cristallo in realtà sembra un coperchio di ghisa. Adesso ce lo spiegheranno tutti intorno all’8 marzo per poi tornare, dal 9, a essere complici silenti di questa discriminazione strutturale. Oggi la Cgil, una delle poche organizzazioni che lotta da sempre e tutti i giorni su questo, ha organizzato a Roma, al Teatro Ambra Jovinelli, l’assemblea nazionale delle donne dal titolo “Protagoniste di una storia nuova”, al quale parteciperà anche Maurizio Landini, segretario generale della Cgil. Per approfondire collettiva.it.