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Ci sono princìpi e responsabilità che per un sindacato non possono venir meno. Ed è sulla base di questi, nel rapporto con iscritti, lavoratori e pensionati, che la Cgil ha deciso la mobilitazione nazionale territoriale del 2 dicembre sulle pensioni. Che non è un momento “isolato” o, tanto più, imprevedibile: giunge, infatti, alla fine di un percorso in cui il governo è venuto meno agli impegni contratti. Così il segretario confederale della Cgil, Roberto Ghiselli, in un forum con la redazione di Rassegna a pochi giorni dalle manifestazioni di Torino, Roma, Bari, Palermo e Cagliari.
Il riferimento, per Ghiselli, non è tanto e solo alla piattaforma unitaria del gennaio 2016 – che indica l’orizzonte di medio-lungo termine per cambiare la Fornero –, ma alla “mancata attuazione della cosiddetta fase due della trattativa, così come scritto nel verbale di sintesi siglato da esecutivo e Cgil, Cisl e Uil firmato nel settembre del 2016 e poi ribadito nel documento, sempre unitario, consegnato al governo il 20 settembre 2017 che conteneva le nostre 11 proposte. La fase due, ricordo, doveva affrontare i temi della previdenza complementare, dell’aspettativa di vita, dei giovani, delle donne e della rivalutazione delle pensioni”.
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Rassegna Insomma, l’emendamento del governo alla legge di bilancio non dà risposte a nessuno degli impegni previsti per la fase 2…
Ghiselli Ci sono solo due piccoli interventi, ma per noi del tutto insoddisfacenti. Il primo riguarda una microplatea di lavoratori gravosi rispetto ai quali sospendere per una sola volta, nel 2019, l'innalzamento dell'età pensionabile e dei contributi per accedere alla pensione. Ma si tratta di un impatto limitatissimo: l’esecutivo parla di 14 mila persone, ma per noi solo 8 mila, su un totale di 200 mila lavoratori che ogni anno vanno in pensione. Insomma: una risposta del tutto marginale. Oltre al fatto che queste 15 categorie vengono individuate in modo quasi casuale. Per questo pensiamo che sarebbe giusto, e lo stiamo dicendo anche in questi giorni nel corso degli incontri con i vari gruppi parlamentari, bloccare l'automatismo e mettere a lavorare sul tema una commissione di studio che produca un quadro scientificamente attendibile. L’emendamento interviene poi anche sulla questione della previdenza complementare dei lavoratori pubblici, in questo caso recependo una nostra proposta che era quella della parificazione fiscale fra pubblico e privato, ma che era solo una parte delle nostre richieste su questa materia. È evidente che questi due interventi non bastano…
Rassegna La Cgil ha denunciato innanzitutto la mancanza di interventi sulle pensioni dei giovani e delle donne…
Ghiselli Allora: sui giovani non c’è assolutamente nulla. Non è rimasto neanche il timido abbassamento dall’1,5 all’1,2 per cento della soglia – rispetto all’assegno sociale – per andare in pensione. Traducendo: oggi, se non hai una pensione maturata di almeno 670 euro circa, non vai in pensione a 66 anni e 7 mesi, ma vai a 70 anni e 7 mesi. La misura, tra l’altro, non costerebbe nulla alle casse dello Stato.
Rassegna E perché allora non è andato in porto?
Ghiselli Ci hanno detto che per l'Europa questo intervento rappresenterebbe una modifica strutturale alla legge Fornero con un impatto forte nel periodo più delicato per la previdenza, quello della gobba del 2030-2040.
Rassegna E sulle donne?
Ghiselli Qui c’è un po’ di finzione nell’emendamento: le donne che sono già “dentro” l'Ape sociale hanno diritto a uno sconto per ogni figlio. Non 30 anni di contributi, ma 29 con un figlio, 28 con due. Stimano che questa misura coinvolga circa 4.000 donne, noi però ne contiamo al massimo 1.500. In ogni caso, questa misura minima non la si può certo spacciare per un riconoscimento del lavoro di cura delle donne italiane che, ricordo, dal 1° gennaio 2019 andranno in pensione alla stessa età degli uomini. Accade per la prima volta nella nostra storia, ma il mondo del lavoro non è lo stesso di un tempo, le condizioni delle donne nel mercato del lavoro e nella famiglia non sono le stesse. Insomma: quello prospettato dal governo è un intervento poco più che simbolico. La nostra proposta era ben diversa e più ampia.
Rassegna Come ti spieghi che, nonostante la piattaforma unitaria e il verbale di sintesi siglato, Cisl e Uil abbiano salutato positivamente le misure nella legge di bilancio?
Ghiselli Ritengo che le valutazioni fatte da Cisl e Uil siano del tutto legittime, ma assolutamente non condivisibili. Dicono che un risultato, seppur parziale, c’è stato. Per noi non è così. Ripeto: dobbiamo tener conto del rapporto con le persone che rappresentiamo e degli impegni contratti. Non ci possiamo accontentare di atti meramente simbolici e ininfluenti sul piano finanziario. Ci deve essere un processo di riforma reale, seppur graduale. E siamo convinti che non vi siano le condizioni per sostenere che questo passaggio segni tale percorso. Per noi è uno stallo, una battuta d'arresto.
Rassegna Come valuti questa differenziazione con Cisl e Uil su un tema così importante come quello della previdenza?
Ghiselli Senza voler sottovalutare quello che è accaduto, penso che sia però importante mantenere vive e guardare a tutte le altre iniziative unitarie che abbiamo in piedi. Sono tante e cruciali: i diversi tavoli contrattuali, il confronto con Confindustria, la vertenza sulla sanità e sul fisco, il rinnovo del ccnl dei pubblici, per il quale finalmente ci sono le risorse.
Rassegna E ora, cosa succede?
Ghiselli Questa fase ormai si è chiusa. Ora si passa al percorso parlamentare. In questi giorni stiamo facendo incontri con i gruppi parlamentari per chiedere di modificare alcune cose, e abbiamo deciso di sostenere questo passaggio con un'iniziativa di mobilitazione. Una mobilitazione, vorrei ricordare, che è avviata da alcune settimane con assemblee e presìdi e che continuerà.
Rassegna Insomma, il 2 dicembre non è un punto di arrivo, ma una tappa…
Ghiselli Certamente, la nostra vertenza andrà ben oltre la legge di bilancio. La rilanceremo anche nelle prossime legislature, perché il tema previdenziale ha una sua grande importanza generale, anche come elemento di integrazione intergenerazionale e di coesione del paese. Chiederemo dunque a chi compete nelle prossime elezioni cosa pensa delle nostre proposte e come intende agire. Insomma, non finisce qui.
(Al forum hanno partecipato Emanuele Di Nicola, Roberto Greco, Guido Iocca, Stefano Iucci, Carlo Ruggiero)