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"La Tunisia è un Paese libero e democratico che non sta esportando gentiluomini, ma spesso e volentieri esporta galeotti". La frase, come noto, è del neoministro dell'Interno Matteo Salvini, che è riuscito a battere ogni record, scatenando una crisi diplomatica con un paese straniero prima ancora della concessione della fiducia all'esecutivo da parte delle Camere. Ma a protestare per le parole del leader leghista, ora titolare del Viminale, non sono solo le istituzioni del paese nordafricano. C'è infatti in Italia una comunità importante di immigrati tunisini, circa 110mila secondo l'ultimo censimento del governo, con una presenza molto marcata in particolare in Emilia Romagna, Lombardia e Sicilia, e costituita per lo più da persone arrivate in Italia da molto tempo (il 71,8% sono soggiornanti di lungo periodo).
Insomma, parliamo senza dubbio di una delle comunità di più antica migrazione nel nostro Paese e tra le più radicate sul territorio. Anche per questo le parole di Salvini non sono piaciute affatto all'Alleanza delle Associazioni dei Tunisini d'Italia, che raggruppa 18 diverse sigle su tutto il territorio nazionale: “Criminalizzare un intero Paese non serve ad alcun processo democratico e di rinnovamento – si legge in una nota dell'Alleanza - Auspichiamo che il ministro riveda le sue posizioni e lo invitiamo ad un confronto anche con la nostra realtà al fine di fargli conoscere meglio il nostro Paese e la nostra comunità. Come cittadini ormai anche italiani – prosegue la nota - non accettiamo né condividiamo questa dichiarazione né nei confronti del popolo tunisino né di qualunque altro perché generalizzare è sempre sbagliato”.
Vicepresidente dell'Alleanza dei Tunisini in Italia è Hedi Khirat, operaio metalmeccanico che vive da tempo in Umbria, a Gualdo Tadino (Pg), ed è anche responsabile della locale Camera del Lavoro. “Da tunisino che molti anni fa è stato costretto a migrare per costruire un futuro per me e la mia famiglia mi sento offeso dalle parole di Salvini. Ma da lavoratore, padre e sindacalista sono soprattutto preoccupato per le politiche che il nuovo ministro dell'Interno ha in mente, che non sono volte all'inclusione e all'integrazione, come è avvenuto per me, ma all'esclusione e alla criminalizzazione”.
Secondo Khirat la realtà, in particolare per la comunità tunisina, è ben diversa dalla narrazione della “invasione” che continua a fare Salvini. La crisi e la conseguente mancanza di lavoro, in particolare in settori molto importanti per gli immigrati, come l'edilizia, hanno portato ad un sostanzioso calo delle presenze e degli arrivi. La comunità tunisina in Italia continua a restringersi dal 2014. Infatti, il numero di cittadini tunisini regolarmente soggiornanti in Italia (fonte ministero del Lavoro) è passato dalle 118.821 unità al 1° gennaio 2016, alle 110.468 al 1° gennaio 2017, per una diminuzione complessiva di 8.353 unità (-7%).
Intanto, anche sull'altra sponda del Mediterraneo, il sindacato tunisino Ugtt – insignito del Nobel per la pace all'interno del “Quartetto per il dialogo nazionale” - fa sentire la propria voce. “Consideriamo scioccanti le dichiarazioni del ministro dell'Interno italiano, Matteo Salvini”, ci dice Bechir Sahbani, segretario generale della Ugtt regionale Bizerte, che da tempo ha un gemellaggio con la Cgil dell'Umbria. “Vogliamo ricordare al ministro che la Tunisia è un paese libero e democratico dal quale tante persone oneste, lavoratori, ma anche intellettuali, si sono spostate in Italia, dove sono ben inserite nel tessuto nazionale. Queste persone emigrano solo per migliorare il loro tenore di vita – continua Sahbani – per questo penso che il discorso di Matteo Salvini vada contro le relazioni storiche tra il popolo italiano e quello tunisino. Come Ugtt lanciamo un appello ai nostri compagni del sindacato e ai nostri amici della società civile italiana – conclude il sindacalista tunisino - lavoriamo insieme per fare fronte alle politiche anti-sociali e discriminatorie dell'estrema destra italiana”.
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