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"Da tempo, assieme ad altre associazioni che operano a San Ferdinando, la Cgil ha denunciato le condizioni incivili in cui versano le tantissime persone accolte in quella tendopoli. Una situazione vergognosa, da favela del Terzo mondo, su cui è stata fatta un’operazione di sciacallaggio da parte di chi ha voluto strumentalizzare i fatti”. Così Gianna Fracassi, segretaria confederale Cgil, sul caso Rosarno, oggi ai microfoni di Italia parla, la rubrica quotidiana di RadioArticolo1.
“A questo punto – ha rilevato la dirigente sindacale –, le istituzioni preposte devono trovare al più presto una soluzione strutturale, tenendo presenti due aspetti: in primo luogo, le condizioni di vita dei migranti interessati, che vanno accolti in maniera diversa e più dignitosa, ad esempio sostituendo le tende con dei container. In secondo luogo, bisogna chiedersi: cosa fanno lì quelle persone? Si tratta di operai agricoli? E perché rimangono quando la raccolta degli agrumi non c’è più? In realtà, restano lì con la complicità di tanta gente, a cominciare dai caporali, cui fa assai comodo sfruttare così tanta gente in condizioni di schiavitù, che oltretutto non può ribellarsi, in quanto priva di documenti e di permesso di soggiorno”.
“Un passo avanti è stato fatto – ha proseguito la sindacalista –, grazie al protocollo sottoscritto pochi giorni fa in agricoltura, per iniziativa della Flai, peraltro già protagonista di un’operazione importante come ‘Tende rosse’. A fronte di ciò, registriamo difficoltà nel legiferare da parte del Parlamento: da un anno, attendiamo la legge contro il caporalato. È stato definito un calendario in Commissione, ma il provvedimento è tuttora fermo al Senato, e credo che un segnale di cambiamento lo si debba dare, facendo un’operazione di accelerazione dei lavori nel momento in cui si apre la stagione estiva di raccolta, garantendo un livello di civiltà e di diritti a tutte le persone che arrivano nel nostro Paese per lavorare”.
“Dal sistema delle imprese ci aspettiamo un alto senso di responsabilità – ha aggiunto l’esponente Cgil –, perché sul fronte dell’intermediazione illecita il perimetro dell’illegalità si è ampliato, e non riguarda più solo ed esclusivamente il lavoro agricolo. Ci sono le condizioni per mettere in campo azioni di autoresponsabilizzazione ed esistono accordi che in alcune regioni hanno introdotto gli indici di congruità, che garantiscono di poter valutare il lavoro rispetto alle condizioni contrattuali, al costo finale della merce, sulla base di una corretta applicazione delle norme di tutela dei lavoratori. Iniziative da estendere, ma è necessario che le controparti diano un loro contributo e non si oppongano, come a volte è accaduto”.
“Domani sarò in Sicilia, a Cesarò, per la manifestazione unitaria di Cgil, Cisl e Uil regionali – ha affermato ancora Fracassi –. Si parlerà di sviluppo e legalità: il nesso è chiaro, legalità è precondizione di sviluppo. Ci troveremo in un contesto territoriale di grandi possibilità - pensiamo all’agrosilvicoltura -. Ma il Parco dei Nebrodi è stato, purtroppo, teatro dell'agguato al presidente Antoci, da parte della malavita locale. Lì, un po’ di tempo fa, si è sottoscritto un protocollo di legalità con un’operazione molto semplice: chiunque prende a concessione le terre di quell’area deve essere oggetto di verifica rispetto agli obblighi antimafia. Quell’intesa ha avuto buon esito, perché si sono riviste alcune concessioni a soggetti che erano delle vere e proprie teste di ponte verso la criminalità organizzata, alla ricerca di fondi Ue”.
“Credo che quel protocollo vada esteso, per una sempre più corretta attribuzione delle risorse comunitarie – ha concluso la segretaria confederale –. Non possiamo permetterci che tanti soldi - perché si tratta davvero di tanti miliardi -, vadano in mano alle cosche mafiose e a chiunque voglia solo far cassa: quei soldi servono per creare lavoro in quei territori, che tra l'altro hanno molti problemi dal punto di vista dello sviluppo e delle opportunità; su questo, è necessario che lo Stato intervenga con provvedimenti adeguati, utilizzando i più moderni strumenti tecnologici a disposizione, per impedire ogni sorta di truffe sulle risorse che l’Unione giustamente destina alle zone più in difficoltà”.