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Due anni dopo l'insediamento della sindaca Virginia Raggi, il bilancio della sua Giunta non è affatto positivo, secondo i sindacati, che mercoledì 6 giugno scenderanno in piazza del Campidoglio per rivendicare il diritto di cittadini e cittadine ad avere una Capitale vivibile. Su questo, è intervenuto oggi a RadioArticolo1, Michele Azzola, segretario generale Cgil Roma e Lazio.
“Organizziamo la manifestazione per dare una scossa a questa amministrazione e farle capire che deve avere un'idea di come intende trasformare la città. Inoltre, sarà quanto mai indispensabile rilanciare un progetto che veda attorno a un tavolo governo, regione e comune per individuare le priorità e lanciare un autentico piano Marshall della città. Ormai, Roma non è in grado di uscire con le sue forze da questo triste stato di cose in cui si è cacciata. C’è bisogno d’interventi straordinari che ridiano dignità alla Capitale”, ha rilevato il sindacalista.
Roma è attanagliata da problemi che appaiono irrisolvibili. "Sotto l’amministrazione pentastellata registriamo un’attenzione alle spese, una riduzione del debito, ma le questioni ataviche della città - trasporti, rifiuti, degrado di periferie e scuole - restano del tutto inattuate e non ci sono neanche soluzioni all'orizzonte. Dunque, la situazione è assai complicata. Anche perché la Giunta sta applicando la disintermediazione come modello di governo. Quando si è insediata, la sindaca aveva promesso di aprire le porte alla trasparenza: in realtà, non discute, non parla con nessuno, ma lancia proclami. Si preoccupa di mettere a reddito la Casa internazionale delle donne, facendo un errore clamoroso, perché immagina di agire in nome della legalità, senza rendersi conto che c'è un lato sociale di quell'attività. In questi giorni, è stato fatto un bando di 200 milioni per due anni per trasportare i rifiuti di Roma fuori dal Lazio. Sono i paradossi di chi non governa, ma si limita a una gestione delle risorse”, ha continuato l’esponente Cgil.
“Avendo una città sporca, contestiamo alla Raggi di stare chiusa nel suo agire e di fare piani fantasiosi. Per cui, va in giro per municipi a proporre un piano industriale di Ama che si regge sulla fantasia, cioè sul fatto che nei prossimi anni bisognerà ridurre la produzione di rifiuti. A domanda precisa: ma come si agisce sulla riduzione dei rifiuti? La risposta è: obbligando o invitando i romani a non bere acqua minerale, oppure facendo accordi con i grandi costruttori per ridurre i volumi degli imballaggi, che è pura fantascienza, perché con il mondo del commercio elettronico c’è addirittura un aumento della produzione di rifiuti da imballaggio, e chiunque compri materiale via internet lo sa. Tutto ciò, per mascherare l'assenza d’impianti che non si vuole fare”, ha proseguito il dirigente sindacale.
Sempre in tema di rifiuti, mettersi in mano a soggetti privati vuol dire correre il rischio di trovarsi con mille terre dei fuochi in futuro."D'altra parte, i continui incendi nei capannoni abbandonati delle periferie di Roma sono un segnale inquietante di quel che avviene. Risolvere tale questione, vorrebbe soprattutto dire creare un volano per l’occupazione, garantendo un minimo di lavoro stabile, che manca drammaticamente a questa città, trasformata nella Capitale dei lavoretti, dei contratti di un giorno o due, senza offrire quelle opportunità di lavoro che sarebbero quantomai necessarie. Siamo in presenza di un'amministrazione che guarda al giorno per giorno, senza immaginare che questa città debba avere un futuro”, ha precisato ancora Azzola.
"Idem avviene nel tpl su Atac, dove il quadro per certi versi è ancora più drammatico, perché l'azienda sta in concordato preventivo. Che vuol dire che l'azienda potrebbe iniziare a ripagare i vecchi debiti senza avere le risorse per fare investimenti sui nuovi; quindi, da società riprenderebbe a indebitarsi, lasciando immutata la situazione attuale, cioè di un'azienda che non funziona. Se non si pensa a superare Atac con una multiutility, che metta insieme trasporto regionale e trasporto urbano con una grande azienda che abbia le risorse finanziarie per fare investimenti, resteremo con i vecchi bus: ne arriveranno 600 nuovi, come dice Raggi, ma fra 4-5 anni saremo punto e a capo, cioè l'anzianità media degli autobus sarà esattamente identica a quella di oggi", ha osservato il leader Cgil.
"Sul decoro, poi, le voci in bilancio sono impietose, perché non c’è un euro. Abbiamo intere aree della città che ormai sono ‘balcanizzate’; penso al quadrante Est con la Tiburtina ancora ferma, con i capannoni in disuso; penso a tutte le scuole della Capitale che sono in uno stato di degrado e abbandono preoccupante e si continua a non mettere risorse. Da ultimo le strade, dove in occasione della tappa finale del Giro d’Italia abbiamo fatto una figuraccia mondiale, che avremmo dovuto evitare ovviamente: lì il problema è drammatico, perché la Giunta sta continuando a operare con situazioni d’emergenza. L’iter è questo: si apre una buca, arriva una ditta che butta dell'asfalto a freddo per tapparla, sapendo che quella buca così tappata alla prima pioggia si riaprirà. Ci vorrebbe un piano straordinario, prevedendo risorse decennali che consentano di ripavimentare e rifare le strade della Capitale. Di questo, però, la giunta Raggi non si occupa, continua invece a parlare di riduzione del debito, senza accorgersi che la città sta morendo", ha aggiunto il segretario generale di Roma e Lazio.
"Infine, se parliamo di legalità, ormai tutto il quadrante Est - Ostia, Anagnina, Porta di Roma, Tor Bella Monaca - è fuori dal controllo dello Stato. Anche in tal caso, una programmazione, con un tavolo congiunto tra forze dell'ordine, prefettura, questura e Comune, che provi a riconquistare spazi di territorio, facendo diventare la legalità un vero e proprio progetto, non è mai stata lanciata, e continuiamo a vedere forme di malavita che avanzano e conquistano fette sempre maggiori di città. Si arriva al paradosso che sgombriamo dei poveracci che vivono in condizioni drammatiche in alloggi fatiscenti, ma non abbiamo la forza di mandare via boss malavitosi dalle loro ville confiscate”, ha concluso Azzola.