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“L’avvio della fase due del confronto sulle pensioni tra governo e parti sociali è andato bene – ha commentato il segretario confederale Cgil, Roberto Ghiselli, stamattina ai microfoni di RadioArticolo1, dopo essere stato presente al summit di ieri, 21 febbraio –. C’è la disponibilità del ministero del Lavoro a riprendere il negoziato, dividendolo in due momenti: il primo, chiudendo il tema dei decreti attuativi - per noi importante -, perché si tratta di rendere operative delle norme a favore dei cosiddetti precoci, di coloro che possono andare in pensione con qualche anno d’anticipo grazie all’Ape social. È una materia assai delicata, dove gli aspetti anche tecnici sono rilevanti. Tra gli argomenti previsti per la fase due del confronto, ci sono materie rilevantissime, come la costruzione di un percorso previdenziale per i giovani, per chi fa lavori discontinui. Poi, c’è la questione dell’aspettativa di vita, del lavoro di cura, della rivalutazione delle pensioni. L’incontro che darà l’avvio della ripresa del negoziato è fissato per il 23 marzo”.
“Ma già il 1° marzo è previsto un confronto sui decreti della fase uno, a cominciare da quello sull’Ape social, che va in parallelo con il tema dei lavoratori precoci, anche perché le casistiche sono le stesse, e dobbiamo definire la platea, cercando di essere ampi. Il perimetro lo stabilisce la legge, ma quando si parla di lavoratori edili, di addetti ad attività di facchinaggio e movimentazione merci, d’infermieri, di conduttori e personale viaggiante di treni, di lavori d’igiene ambientale, di lavoratori che accudiscono persone non autosufficienti, secondo noi, vanno tutti inclusi nelle nuove norme”, ha continuato il sindacalista.
“Nell’incontro con noi, il ministro Giuliano Poletti ha riconfermato la volontà di rispettare gli impegni e che non è intenzionato a intervenire sui capitoli oggetto dell’accordo. Tra l’altro, parlando di Inps, è stato ribadito che la spesa previdenziale è compatibile da un punto di vista finanziario, quindi i limiti li prevede la legge di Stabilità e il lavoro che stiamo facendo ora è del tutto compatibile con quelle previsioni di risorse, sia pur limitate, secondo noi. Ci auguriamo che alla prossima occasione vi siano spazi maggiori per dare continuità alla nostra vertenza”, ha aggiunto ancora l’esponente Cgil.
“La fase due della trattativa contempla temi importanti, come la pensione dei giovani, che si lega a quelli dei voucher, degli appalti e del lavoro povero. Dobbiamo affrontare subito la riduzione della precarietà e la maggiore corresponsione di contributi previdenziali per le giovani generazioni. Il problema lo si risolve creando lavoro vero, di qualità, con i contributi versati e con la costruzione di carriere lavorative reali, e quindi giustamente il nostro referendum è finalizzato a colpire delle tipologie che si prestano a usi distorti come i voucher. Abbiamo ipotizzato che dopo 41 anni di attività, un lavoratore pagato sempre e solo con i voucher produrrebbe una ricaduta pari a zero sul piano previdenziale, con un assegno maturato di 200 euro al mese. Una ragione in più per superare tali strumenti di precarietà per sostituirli con contratti che abbiano tutele e specificità. L’idea di fondo, allegata alla fase due e fissata nel verbale che abbiamo già concordato con il governo, è la cosiddettta pensione di garanzia, un meccanismo pensionistico che consenta a chiunque abbia avuto un percorso lavorativo, caratterizzato da lavoro povero e discontinuo, di costruirsi una posizione previdenziale tale da permettere di avere un assegno dignitoso”, ha concluso Ghiselli.