Come impatterà l’autonomia differenziata sulle donne siciliane? “Renderà ancora più difficile colmare i gap che le separano dalle donne dell’Europa e del resto del Paese e dagli uomini della stessa regione”. Ne è convinta la Cgil siciliana che ha presentato il 31 luglio a Nicosia, in provincia di Enna, un manifesto per il Sì all’abrogazione dell’Autonomia differenziata. Questa produrrà danni di ordine generale, che aumenteranno le disuguaglianze sociali, territoriali ma anche di genere, ed “è “necessario – ha detto Gabriella Messina, segretaria confederale Cgil Sicilia – che tutti, a partire dalle donne, ne acquisiscano piena consapevolezza”.

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Le donne della Cgil Sicilia il loro contributo l’hanno inteso dare anche così: con un manifesto che descrive una situazione drammatica, avverte dei rischi che si corrono e costituisce una sorta d’appello alla controffensiva. “Dal protagonismo delle donne – ha affermato il segretario della Cgil regionale, Alfio Mannino – può venire un contributo decisivo nella battaglia per l’abrogazione dell’autonomia differenziata”.

I dati

Oggi in Sicilia il tasso di disoccupazione femminile è pari al 18,3% (fonte Istat), il triplo rispetto a quello europeo (6,4%) e il doppio di quello nazionale (8,9%). Nella fascia d’età tra 15 e 24 anni si sale addirittura al 48,7% (fonte Def 2023/2027). Il 58,5% dei contratti delle donne è a termine, una percentuale anche superiore a quella dei giovani, tra i quali il lavoro quando c’è è in larga misura precario.

In Sicilia i servizi, a partire da quelli del sistema sanitario, sono inadeguati e di questo a farne le spese sono in modo particolare le donne, ma anche i soggetti più fragili come gli anziani e i non autosufficienti. Non a caso la Cgil ha scelto un ospedale di un’area interna e il suo punto nascita come sede davanti alla quale presentare il suo documento e raccogliere ancora firme per il referendum contro l’autonomia differenziata.

“I punti nascita – ha detto Gabriella Messina – sono uno snodo essenziale del diritto alla salute del bambino e della donna. In questi anni sono stati tagliati quelli che registravano meno di 500 nascite l’anno. È evidente che occorra andare a un aggiornamento degli standard – ha sottolineato – in termini di strutture e di personale medico e paramedico per garantire omogeneità territoriale, cosa che diverrà impossibile con l’autonomia differenziata”.

“E l’adeguamento – ha aggiunto Elvira Morana, responsabile del dipartimento politiche di genere del sindacato – dovrebbe riguardare tutto ciò che si muove attorno alla nascita, per garantire la continuità dell’assistenza e l’integrazione tra ospedale e territorio. Questo significa creare connessioni con i consultori, le neonatologie, le terapie intensive neonatali, il trasporto in emergenza assistito del neonato e della madre”.

Cgil Sicilia

La crisi della sanità siciliana

Che la sanità siciliana sia in crisi è noto. La Cgil ricorda nel documento delle donne che “la Sicilia è stata bocciata sui Lea”. Inoltre che si scontano ritardi sulla copertura vaccinale dei bambini, negli screening oncologici, nella capacità di intervenire entro 48 ore per una frattura, nel servizio di emergenza-urgenza, nelle condizioni delle Rsa per anziani non autosufficienti. In questo ambito “la definizione del fabbisogno di
personale sanitario – ha rilevato Mannino – è un tema generale che riguarda tutto il sistema sanitario pubblico in ogni settore, oggi carente di personale medico e paramedico”.

“È evidente – ha sottolineato il segretario regionale – che per questo servono risorse che l’autonomia differenziata limiterà fortemente, oltre alla volontà politica del governo regionale sulla riorganizzazione, che finora è mancata. I danni dell’inefficienza del governo regionale sommati a quelli dell’autonomia differenziata e della mancanza di interventi del governo nazionale per il Mezzogiorno – ha sostenuto Mannino – produrranno un disastro”.

Il gap dei nidi

Tra i divari territoriali il manifesto della Cgil Sicilia ricorda quello sugli asili nido. A fronte di Lep del 33% al 2027 e 45% al 2030, in Sicilia per asili e servizi integrativi siamo al 12% (Emilia Romagna al 41%). Il tempo pieno a scuola, inoltre, riguarda solo l’11,2% degli alunni della primaria a fronte dell’81,30% di povertà economica.

Nelle zone interne va anche peggio su tutti i fronti. “Queste aree – ha detto il segretario della Cgil di Enna, Antonio Malaguarnera – soffrono di isolamento, carenza di servizi e di lavoro, che causano spopolamento”, difficoltà destinate ad aumentare con l’autonomia differenziata. Dalle donne della Cgil Sicilia viene un secco no a tutte le forme di retorica, a partire da quelle sulla maternità. “Servono piuttosto interventi”, dice il documento. “Tutti quegli interventi di riequilibrio territoriale, di rilancio della Sicilia e del Mezzogiorno, che l’autonomia differenziata nega a priori”.

“Per questo – ha sottolineato Mannino –, dalle donne, dai giovani, da tutti i siciliani deve venire un forte Sì all’abrogazione della misura, firmando per il referendum e recandosi alle urne”. L’iniziativa di informazione e sensibilizzazione del sindacato, nonché di raccolta delle firme, insomma continua a tappeto in ogni angolo della Sicilia, mietendo consensi, come è stato davanti all’ospedale di Nicosia.