“Giornata importante, prima tappa della Carovana della Cittadinanza qui a Mantova, parte un lungo tour che ci porterà fino al voto di giugno al quale chiediamo grande partecipazione con l’obiettivo di riappropriarci dei nostri diritti, in tema di lavoro e di cittadinanza. ll raggiungimento del quorum al referendum permetterebbe a tutti i cittadini di cambiare le cose dal giorno dopo, senza aspettare che qualcun altro si debba attivare. Decidere, senza se e senza ma, per il cambiamento”. Così Michele Orezzi, segretario generale della Cgil di Mantova, ha riassunto ai microfoni di Collettiva il senso profondo di una iniziativa che girerà per le strade del Paese, animando la campagna elettorale in vista del voto di Primavera.
Oggi, 21 marzo, l’appuntamento era in piazza Polveriera dove di fatto ha acceso i motori il furgone che toccherà molte città, paesi e territori, da Sud a Nord, carico di materiale informativo, entusiasmo e militanti determinati a convincere le persone a partecipare al referendum e a votare cinque sì per cambiare il lavoro e la cittadinanza.
“Ci sono milioni di ragazzi – ha detto Filippo Miraglia, responsabile immigrazione Arci – che oggi vedono nel nostro Paese, che è anche il loro, un Paese che li allontana. Rischiamo di perdere, oltre ai nostri giovani, anche i figli degli immigrati. Pensiamo che lo Stato, la Repubblica, l’Italia debba stringere con questi giovani e con le loro famiglie un’alleanza, possibile se si inverte la tendenza: anziché parlare male degli stranieri e alimentare l’odio per convenienza elettorale, bisognerebbe spiegare agli italiani che ci conviene andare a votare in massa per questo referendum”.
“L’obiettivo della Carovana – ha detto Walter Massa, presidente nazionale Arci – è girare l’Italia per spiegare che questa è una riforma giusta per il Paese: permettere dopo cinque anni l’ottenimento della cittadinanza italiana sarebbe un risultato grandioso. Viaggeremo, racconteremo, incontreremo, discuteremo, se ce ne fosse bisogno, con chi non ha capito o non vuole capire, perché pensiamo che sia davvero arrivato il momento di dare un segnale di forte civiltà a questo Paese”.