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“Su quota 100 ci sono alcune cose che si possono fare subito modificando il decreto, altre che si possono fare in un secondo momento. Anzitutto, ci auguriamo che il Parlamento abbia la sensibilità di eliminare le storture più significative, anche se ovviamente ci sono i vincoli della legge di bilancio. Noi però facciamo un ragionamento su due piani e quindi, per il prossimo futuro, chiediamo al governo di aprire un confronto strategico su una riforma previdenziale vera che colga l’insieme dalla piattaforma presentata da Cgil, Cisl e Uil”. A dirlo è il segretario confederale di corso d'Italia Roberto Ghiselli commentando in una intervista a RadioArticolo1 le novità introdotte da quota 100. Nell'immediato, precisa il sindacalista, i 38 anni di contributi per tutti rappresentano una soglia invalicabile ingiusta che non tiene in considerazione il lavoro di cura delle donne, gli esodati (sono ancora circa 6 mila), né i lavori gravosi e quelli dei giovani con carriere discontinue.
Insomma, nel decreto – è il ragionamento complessivo del sindacato – il governo sembra avere dimenticato che i lavori non sono tutti uguali, per cui la soglia non può essere la stessa per chi ha svolto un impiego manuale per decenni e chi, invece, ha passato tutta la vita lavorativa davanti a una scrivania. “Come Cgil – aggiunge Ghiselli – chiediamo anche di riattivare le due commissioni che erano previste per i lavori gravosi: la prima serviva a stabilire la lista dei lavori e quindi le ricadute in termini di aspettative di vita e pensionistici; l'altra per ragionare sulla separazione tra assistenza e previdenza, perché un punto deve essere chiaro: la spesa previdenziale dell’Italia non è fuori controllo, quindi ci sono i margini per migliorare gli interventi”.
“Siamo anche per chiedere al governo – aggiunge l’esponente della Cgil – di aprire una campagna informativa sulla previdenza complementare che oggi vive un paradosso: la utilizzano soprattutto le persone con più anzianità lavorativa delle grandi aziende, mentre coloro che più ne avrebbero bisogno, cioè i giovani, spesso neanche conoscono questa opportunità”. Resta per la Cgil un punto generale, cioè la necessità di rimettere mano integralmente alla riforma Fornero dopo una discussione con il sindacato: ““Ovviamente non sottovalutiamo il fatto che con quota 100 si vada nella direzione di aumentare le opportunità per alcuni lavoratori di andare in pensione, però se guardiamo bene il provvedimento, le cose sono molto chiare: il decreto non modifica la Fornero che rimane tale e quale. Anche questa volta – conclude Ghiselli – il governo ha deciso senza consultarsi con noi, malgrado le ripetute sollecitazioni. E la storia di questi ultimi anni ha dimostrato che le cose fatte senza il coinvolgimento del sindacato e delle parti sociali a volte producono anche dei mostri”. (mm)