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L’ultima del governo: obbligare i lavoratori a destinare una quota del Tfr alla previdenza complementare. La proposta è del sottosegretario leghista Claudio Durigon per rafforzare le pensioni future dei giovani e, nello stesso tempo, ovviare a carriere discontinue, buchi contributivi e una quiescenza lontana nel tempo. Ma l’idea di sommare all’assegno maturato con i contributi versati, anche una parte del trattamento di fine rapporto che i lavoratori accantonano mensilmente sta facendo molto discutere.
“Questa proposta non è mai stata discussa con le parti sociali, non può essere considerata risolutiva di un problema più generale che riguarda le giovani generazioni. Bisogna tenere a mente che il Tfr è un elemento della retribuzione”, sottolinea Ezio Cigna, responsabile previdenza della Cgil contattato dal quotidiano La Stampa. La piattaforma unitaria di Cgil, Cisl e Uil va in tutt’altra direzione: “È necessario sì investire maggiormente sulla previdenza complementare, tuttavia anch’essa non può essere vista come una risposta risolutiva per tutti perché non darebbe alcuna copertura a coloro che hanno discontinuità lavorative”.
Basta osservare le dinamiche del mercato del lavoro e le contribuzioni previdenziali dei lavoratori che hanno iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995, emerge un rischio concreto che molti si ritrovino con una pensione di importo molto basso. Questo rischio è accentuato dalla crescente precarietà e dai buchi nella contribuzione, che colpiscono in particolare donne, giovani e lavoratori part-time.
Per la Cgil la strada da intraprendere è un’altra: la pensione contributiva di garanzia. Secondo il sindacato di Corso Italia, infatti, l’assegno di garanzia si applicherebbe a tutti i soggetti che hanno iniziato a versare i contributi dal 1996, combinando anzianità ed età di uscita per garantire un trattamento di pensione di garanzia.
“L’importo della pensione di garanzia crescerebbe con la contribuzione e l’età, incentivando il versamento dei contributi e il posticipo del pensionamento”, sottolinea Cigna. Dunque, tra i periodi attenzionati ci sarebbero la disoccupazione, il tempo di cura per familiari con handicap gravi, la formazione, gli studi universitari, tirocini, stage, maternità, part-time.