Non c'è più tempo. Il 31 dicembre 2021 si avvicina a passi veloci. Se non ci saranno interventi legislativi, da gennaio rimarranno pienamente in vigore solo le regole della riforma Fornero, senza alcuna correzione e possibilità alternativa di uscita anticipata: si andrà in pensione a 67 anni o con 43 anni di contributi. Milioni di lavoratori saranno penalizzati e il sindacato non può permetterlo.
"Perciò chiediamo per l'ennesima volta al governo di convocarci. Ma dall'ultimo incontro di fine luglio non abbiamo saputo più niente. Si è trattato solo di una falsa partenza. Quindi o si riapre il dialogo, o i sindacati rilanceranno la mobilitazione". Lo ha detto il segretario confederale della Cgil, con delega alle politiche previdenziali, Roberto Ghiselli, che ha partecipato ad una iniziativa della Cgil umbra a Perugia mercoledì 8 settembre.
In questa videointervista Ghiselli ribadisce la richiesta principale del sindacato: costruire una riforma previdenziale socialmente sostenibile basata sulla flessibilità in uscita dal mercato del lavoro attivo e che tenga conto delle grandi differenze tra i diversi tipi di lavoro: l'aspettativa di vita non è mai uguale per tutti. Centrali anche le richieste sul lavoro delle donne e sulla costruzione di una pensione di garanzia per i giovani che oggi svolgono lavori precari o discontinui e che potrebbero essere costretti ad andare in pensione dopo i 73 anni. Per le donne deve diventare centrale il riconoscimento del lavoro di cura e il superamento del gap salariale e quindi previdenziale.
Intanto Cgil, Cisl, Uil hanno lanciato un volantino unitario dove si riassumono tutte le proposte.