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"Senza lavoro stabile e retribuito il giusto, senza il versamento di contributi adeguati, nessuna riforma delle pensioni potrà evitare un futuro previdenziale povero alle giovani generazioni‘". A dirlo è il segretario confederale della Cgil Christian Ferrari intervistato da pensionipertutti.it (qui il testo integrale). Ferrari evidenzia i limiti degli ultimi interventi approvati e menziona quelli contenuti nella piattaforma unitaria dei sindacati che verranno ripresentati anche al prossimo governo. Tra le misure cardine resta quota 41, "necessaria ma non sufficiente", però, perché "non si rivolgerebbe alle donne, ai giovani, ai lavoratori poveri, precari, discontinui" e dunque da associare alla flessibilità in uscita a partire dai 62 anni d'età.
“È la terza campagna elettorale – osserva poi Ferrari in un altro passaggio della lunga intervista – in cui si promette, da più parti, il superamento della legge Fornero. Finora non è andata bene, agli annunci non sono mai seguiti i fatti. La previdenza sta diventando sempre di più un terreno di propaganda, e il risultato rischiamo di vederlo tra una manciata di mesi: il 1° gennaio 2023, se nel frattempo non ci saranno interventi adeguati, tornerà a regime proprio quella legge che quasi tutti i partiti – a parole – hanno sempre garantito di voler cancellare”.