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"Denunciamo da ormai troppo tempo la grave crisi dell’automotive che si sta registrando in tutta l’area industriale di San Nicola di Melfi”. A dirlo è la segretaria generale Fiom Cgil Basilicata Giorgia Calamita: “L’assenza di un piano industriale per l’Italia e l’incertezza dovuta ai mancati investimenti di Stellantis, insieme al taglio da parte del governo dei fondi per il sostegno al settore automobilistico, stanno producendo solamente cassa integrazione, esuberi e pochi turni di lavoro, con la conseguente grave perdita salariale per tutte le lavoratrici e i lavoratori di Stellantis e di tutto il suo indotto”.
La vertenza dell’azienda dell’indotto, la Pmc, “non fa altro che confermare le nostre preoccupazioni. Abbiamo partecipato a tutti gli incontri in Confindustria Basilicata, con l’azienda Pmc e le organizzazioni sindacali territoriali. Per avere certezze è necessario che Stellantis si assuma tutta la responsabilità, garantendo a tutti i suoi dipendenti la garanzia occupazionale e la continuità produttiva grazie alle commesse che devono essere garantite a tutto il suo indotto”.
Per Calamita "l’istituzione dell’area di crisi industriale complessa e gli annunci dei nuovi modelli non bastano, c’è bisogno di integrare le produzioni con modelli mass market che possono aumentare i volumi produttivi. Riteniamo che la vertenza della Pmc non debba rimanere isolata, bisogna costruire una vertenza complessiva per tutta l’area industriale, Stellantis e indotto, indire una grande manifestazione per chiedere garanzie occupazionali, produttive e salariali per tutti i dipendenti della zona industriale di San Nicola di Melfi”.
La segretaria generale Fiom Cgil Basilicata così conclude: “Siamo stanchi di vedere gli azionisti che continuano a spartirsi utili miliardari, mentre le lavoratrici e i lavoratori pagano il prezzo di una crisi dovuta a mancati investimenti e a scelte sbagliate. Per tutti questi motivi in questi giorni stiamo tenendo, insieme ai nostri delegati, una raccolta firme davanti ai cancelli di Stellantis per chiedere l’integrazione salariale e la riduzione dell’orario di lavoro”.