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Si è svolto oggi, presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, l'incontro convocato dal Ministro Adolfo Urso a seguito della decisione del Tribunale del Riesame di Roma di bloccare la prosecuzione delle attività del depuratore IAS S.p.A. (Industria Acqua Siracusana) di Priolo Gargallo.
Con lo stop all’impianto si compromettono le operazioni di aziende di primaria importanza come Isab, Versalis, Sonatrach e Sasol, con un impatto devastante per il tessuto economico e sociale della zona. Un duro colpo per il territorio, che rischia di perdere più di 4.500 posti di lavoro, tra dipendenti diretti e indotto, oltre a subire un danno irreversibile alla propria economia.
La mancanza di misure da parte del Governo
"Non c'è alcun atto concreto da parte del Governo, per accelerare le azioni utili a scongiurare fermi produttivi e a coniugare la tutela dell'ambiente con il diritto al lavoro di un'area fondamentale per la Sicilia e per il Paese", hanno dichiarato al termine dell'incontro al Mimit Pino Gesmundo, segretario confederale Cgil, e Marco Falcinelli, segretario generale Filctem Cgil.
"Le transizioni – hanno spiegato i dirigenti sindacali - non possono essere affrontate come fatto dalle istituzioni sedute oggi al tavolo. C'è la necessità di rafforzare gli investimenti per la riconversione green da parte delle imprese e del Pubblico affinché nella transizione non si perda nemmeno un posto di lavoro. Il Governo ha fatto intendere che non c'è margine per effettuare nuovi decreti e la Regione ha comunicato che fornirà le rilevazioni, attraverso l'ARPA regionale, che dimostrano indicatori positivi in termini ambientali".
La magistratura e i ritardi della politica
"La magistratura, ancora una volta, interviene a seguito dei ritardi della politica e delle imprese", hanno proseguito. "Così restano soltanto le sentenze a decidere sulle politiche industriali, rischiando che siano i lavoratori gli unici a pagare il fermo produttivo. Stiamo aspettando infatti la pronuncia della Corte costituzionale che potrebbe arrivare non prima di sei mesi".
Le richieste di Filctem e Cgil
"Investimenti, rispetto dell'ambiente, produzioni in sicurezza sono per noi l'unica chiave per traguardare la transizione produttiva di un sito in cui insistono, fra diretti, indotto e servizi, oltre 10mila lavoratori: della raffinazione, della metalmeccanica, dell'edilizia, dei trasporti e del pulimento e servizi", hanno concluso Gesmundo e Falcinelli.