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La Fiom Cgil Basilicata denuncia nuovamente le condizioni dei lavoratori della logistica dell’indotto Fca di Melfi (Potenza), mettendo i riflettori questa volta su un’altra azienda, la Lnm service, che lavora in sub-appalto nella Proma (indotto Fca). La direzione aziendale, con la complicità di una sigla sindacale, ha proposto ai lavoratori “una transazione economica tramite conciliazione per sanare diritti contrattuali mai riconosciuti, in modo forfettario e a favore dell’azienda, che risparmia notevolmente a scapito del salario dei lavoratori”.
Si chiede ai lavoratori, spiega il sindacato dei metalmeccanici lucani, di “rinunciare alla rivendicazione di una serie di diritti a loro spettanti, previsti dal contratto nazionale metalmeccanico, tutto ciò in cambio di un risarcimento monetario minimo”. I lavoratori “dovranno rinunciare all’erogazione del welfare contrattuale, al riconoscimento del livello previsto dal ccnl (per altri due anni al secondo livello), alla maggiorazione del turno, al riconoscimento del perequativo, alla fruizione par anni precedenti e per anno corrente al risarcimento in welfare”.
La Fiom Cgil della Basilicata rileva che “ancora una volta assistiamo a un inaccettabile atteggiamento delle aziende che hanno l’appalto per la movimentazione dei componenti di Fca che, nella continua ricerca della riduzione dei costi del lavoro, chiedono ulteriori sacrifici ai lavoratori, mettendo a dura prova la loro condizione salariale e di lavoro, creando lavoratori di serie a e di serie b, sempre sotto ricatto, sempre più deboli e più precari”.
La situazione è ancor più grave, aggiunge il comunicato sindacale, se si considera “il fatto che, in una situazione di crisi dell’automotive, le aziende chiedono ai lavoratori di non usufruire dei permessi retribuiti e di garantire la presenza in fabbrica, sostituendo i lavoratori che sono fermi in regime di cassa integrazione. Questa in sostanza la situazione tra i lavoratori della Proma e della Lnm service”.