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Un'altra icona storica della moda in crisi e a rischio di chiusura. Stavolta parliamo di Les Copains. azienda bolognese fondata nel 1958 da Mario Bandiera e specializzata nella maglieria, passata poi nel 2019 alla Super e oggi finita in liquidazione, travolta dai debiti, con una quarantina di dipendenti, in stragrande maggioranza donne, da tre mesi senza stipendio e in ferie obbligatorie fino a data da destinarsi, senza concrete prospettive di reimpiego sul mercato.
I problemi sono cominciati con la morte del vecchio proprietario, deceduto nel 2018, ricordano sindacati e lavoratori. Allora si fece avanti la famiglia Zambelli, già titolare della Bruno's, azienda di maglieria che lavorava anche per Les Copains, che assunse 43 dipendenti su 80, cercando di rilanciare un marchio che aveva vissuto i suoi momenti di gloria soprattutto tra gli anni Sessanta e Novanta. Evidentemente, da allora qualcosa non è andato per il verso giusto, visto che oggi la Super è in liquidazione.
"Abbiamo chiesto più volte incontri all'azienda, ma stanno gestendo la crisi senza coinvolgere sindacati e lavoratori, svuotando magazzini e negozi", afferma Eros Bolognesi, funzionario della Filctem Cgil di Bologna -. Tre anni fa, all'atto del passaggio di proprietà, sono partiti da zero, senza debiti. Ma, purtroppo, non sono riusciti a rilanciare il gruppo, rimanendo sempre in sofferenza. Poi il Covid e scelte imprenditoriali sbagliate hanno fatto il resto".
"Che le cose andassero male in azienda ce ne siamo accorti subito - racconta Monica Filippini, dipendente Les Copains con 26 anni di lavoro alle spalle -.La proprietà è partita senza soldi, o meglio, con i soldi dei dipendenti, visto che hanno preso quelli con anzianità elevata e quindi con un grosso Tfr. Per giunta, hanno cominciato a non pagare più affitti, fornitori, laboratori, servizi, e poi stipendi in ritardo, premi di produzione rinviati, soldi col contagocce. Abbiamo capito che qualcosa non tornava. Per giunta, non hanno mai presentato un piano industriale, navigando a vista, senza prospettive.Dopo un anno con questo andazzo, siamo andati in tilt. Logica conclusione, il fallimento. Nel frattempo, era arrivata la pandemia, che ha peggiorato le cose, anche se, col senno di poi, la Cassa Covid ci ha coperto due anni di attività. Senza il virus, forse il giocattolo si sarebbe rotto prima".
Ora, il dramma da scongiurare è che l'azienda decida di liberarsi di marchio e macchinari e finisca smembrata sul mercato. A tale proposito, il sindacato ha lanciato l'allarme, ed è in atto un presidio continuato davanti ai cancelli della fabbrica per evitare tale eventualità. "I dipendenti di Les Copains hanno tre mensilità arretrate, oltre alla tredicesima di dicembre e ai premi moda non corrisposti - afferma Stefania Pisani, segretaria della Filctem di Bologna -. Siamo di fronte a una situazione molto delicata, in cui ci stiamo confrontando con l'azienda per capire come fare per ridurre il danno per i lavoratori coinvolti e scongiurare il rischio di cannibalismo del marchio storico".
Il timore del sindacato, che sta monitorando di continuo la situazione, è quello che sulla griffe piombi un acquirente esterno che approfitti della crisi di liquidità per prendere il marchio e disgregarne la rappresentatività che ha nel tessuto economico bolognese e non solo. "Il management ci ha riferito che nei mesi scorsi si sono fatti avanti diversi investitori italiani in qualità di possibili compratorii della Les Copains, ma che poi si sono tutti defilati", sostiene ancora Bolognesi.
Quello che è certo, è che ad essere a rischio, sono ancora una volta tanti posti di lavoro, distribuiti fra lo stabilimento di Bologna, in via Stendhal, dove in un unico stabile si dividono su più piani lo spaccio aziendale e i laboratori con tutti i macchinari di produzione. e i due outlet di Barberino del Mugello (in provincia di Firenze) e di Noventa di Piave, in provincia di Venezia.
"A stragrande maggioranza, qui si tratta di manodopera femminile, una trentina di lavoratrici, quasi tutte ultracinquantenni, mentre alcuni lavoratori si sono già licenziati nell'ambito della vertenza in corso, A maggior ragione, il nostro obiettivo è tenere l'azienda in vita a tutti i costi, gestendo questa crisi in una logica anche istituzionale e politica", osserva infine Pisani. A tal fine, sono in corso contatti con i vari soggetti istituzionali territoriali e regionali e a breve dovrebbe esserci un incontro con la proprietà.