Una storia che affonda le sue radici addirittura a fine Ottocento – con le stazioni agrarie – e che nel tempo l’ha portato a diventare la più grande struttura di ricerca sull'agroalimentare del paese. Stiamo parlando del Crea (il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria): dodici centri sparsi in tutta la Penisola, più di 2.000 dipendenti di cui circa 1.500 tra ricercatori e tecnici. Con una "dotazione" molto particolare: ben 60 aziende agrarie sperimentali collocate in tutto il territorio nazionale dove vicino ai ricercatori lavorano operai altamente specializzati.
Si tratta di una caratteristica molto originale nel sistema ricerca del nostro paese: in questi settori, infatti, non si può sperimentare e innovare senza il contributo sostanzioso e altamente specializzato di chi lavora nei campi e si prende cura degli animali, tra cui alcune specie di razza pregiatissima come i cavalli Lipizzani dell’allevamento di Montelibretti, vicino a Roma. E qui arrivano le note dolenti: mentre negli anni attraverso alcuni provvedimenti legislativi molti ricercatori sono stati stabilizzati, lo stesso non è avvenuto – come documentiamo in questo video – per tanti operai, quasi fossero una sorta di “figli di un dio minore” e non un anello insostituibile della catena di una ricerca all’avanguardia. Il contratto di questi lavoratori scade ogni anno: sono quindi costretti a partecipare ogni volta a un bando per essere riassunti, ma sempre con le stesse modalità. Alcuni hanno un'anzianità di servizio di dieci anni e oltre.
Si tratta di mungitori, carristi, operatori che devono gestire animali anche allo stato brado, semine di precisione, messa in campo di fitofarmaci e avere la capacità di usare macchine agricole anche complesse e così via.
Ma gli operai non sono solo in parte precari. Sono anche pochi: la loro quota negli ultimi anni si è dimezzata, nonostante che il lavoro sia rimasto lo stesso. Per questo i sindacati chiedono, utilizzando le risorse stanziate nella legge di bilancio 2021, di iniziare un primo, parziale, reclutamento di 100 unità.