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"Il divario occupazionale di genere in Italia resta tra i più alti nell'Ue e il tasso di occupazione femminile, sebbene leggermente in aumento, è nettamente più basso della media europea (53.1% contro 67.4% in 2018)”. A metterlo nero su bianco nelle sue “raccomandazioni” all'Italia è la Commissione europea, che critica duramente il nostro Paese per la sua arretratezza sul fronte delle pari opportunità.
Nel documento diffuso ieri, 5 giugno 2019, la Commissione sottolinea come “l'investimento in servizi di assistenza e la partecipazione femminile al mercato del lavoro rimangano insufficienti”, così come insufficienti risultano le misure volte a promuovere pari opportunità e adeguate politiche di bilanciamento vita-lavoro”.
Ma più in generale, secondo Bruxelles, a mancare in Italia è proprio una “strategia complessiva che promuova la partecipazione delle donne al mercato del lavoro”. Infatti, continua la Commissione, “mentre il congedo di paternità obbligatorio è stato marginalmente esteso da 4 a 5 giorni, il sistema di congedo genitoriale resta inadeguato”. A questo, continua l'Ue, si aggiunge un sistema di assistenza per l'infanzia e di assistena a lungo termine “sottosviluppato”, che impedisce alle donne con figli o altri familiari bisognosi di assistenza l'accesso al lavoro.
Nel 2017 – sottolinea la Commissione nelle sue raccomandazioni – solo il 28.6% dei bambini sotto i tre anni era inserito nel sistema di educazione di infanzia, un dato ben al di sotto della media europea. Naturalmente, anche a Bruxelles sono ben consapevoli delle “profonde differenze geografiche nella disponibilità dei servizi” che esistono in Italia e delle quali bisognerebbe tenere conto nel pianificare investimenti.
C'è poi il nodo dell'alto cuneo fiscale sul secondo reddito familiare, che secondo la Commissione Ue riduce l'incentivo per le donne all'ingresso al lavoro. Eppure, una “maggiore partecipazione delle donne alla forza lavoro potrebbe spingere la crescita economica, alleviare la povertà e mitigare il rischio sociale e finanziario derivante dall'invecchiamento della popolazione”.