Alla frontiera tra Italia e Svizzera è un via vai continuo di auto, moto e camion. I lavoratori frontalieri in Ticino aumentano in maniera esponenziale: sono oltre 78.000, un terzo della forza lavoro. Lavorano perlopiù nel terziario, in edilizia e nell'industria. Fanno avanti e indietro tra i due paesi, tra mondi vicini eppure lontanissimi, tra prezzi e stipendi impossibili da equiparare, tra sistemi fiscali e sociali diversi, tra culture e stili di vita che tendono però a confondersi.
Quella tra Italia e Svizzera è una frontiera prettamente economica, e i frontalieri appaiono decisivi tanto nell'economia svizzera quanto, in negativo, per quella italiana. Il transito lascia insomma segni profondi su entrambi i versanti, determinando sfruttamento e dumping da un parte, deindustrializzazione e fuga di manodopera specializzata dall'altra. Intanto s'affaccia il fenomeno del "frontalierato inverso": sempre più lavoratori ticinesi decidono di trasferirsi in Italia, continuando a lavorare in Svizzera.