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Si è svolta martedì 11 febbraio a Ferrara la prima iniziativa pubblica organizzata dalla Cgil nell'ambito della mobilitazione dei lavoratori di Eni-Versalis contro la chiusura degli impianti di cracking. La protesta riguarda una decisione della società partecipata che minaccia il futuro di un settore strategico per l'industria nazionale.
L'evento ha coinvolto i siti chimici dell'area padana, ovvero Ferrara, Mantova, Porto Marghera e Ravenna. L'incontro, tenutosi presso il Centro Sociale Il Quadrifoglio di Pontelagoscuro, ha visto la partecipazione di delegati sindacali, lavoratori e importanti rappresentanti istituzionali. Tra questi, il segretario generale della Filctem Cgil, Marco Falcinelli, la segretaria nazionale della Fiom Cgil, Barbara Tibaldi e il vicepresidente della Regione Emilia-Romagna, Vincenzo Colla. Le conclusioni sono state affidate al segretario confederale della Cgil nazionale, Pino Gesmundo.
Durante l'incontro, i sindacati hanno sottolineato le gravi conseguenze della chiusura degli impianti, che non solo metterebbe a rischio oltre 20 mila posti di lavoro tra addetti diretti e indiretti nei siti di Brindisi, Priolo e Ragusa, ma avrebbe anche ripercussioni su tutti gli altri stabilimenti coinvolti nella filiera industriale, come quelli di Ferrara, Ravenna, Mantova, Porto Marghera e Porto Torres.
Dopo la tappa di Ferrara, la mobilitazione proseguirà con due appuntamenti: il 17 febbraio a Brindisi e il 18 febbraio a Siracusa. “Questa è una giornata cruciale per la Cgil – ha dichiarato Barbara Tibaldi – perché stiamo assistendo a una transizione industriale che, anziché essere un'opportunità di sviluppo, si sta trasformando in un piano di dismissione con gravi perdite occupazionali. Noi ci opponiamo alla strategia di Eni, che cerca di dividere i lavoratori, e scegliamo invece di unirli in una mobilitazione comune per la difesa dell'occupazione e contro la desertificazione industriale del territorio”.
Il segretario generale della Filctem Cgil, Marco Falcinelli, ha espresso preoccupazione per gli effetti immediati di questo piano: “Non si tratta di una semplice riorganizzazione, ma di una vera e propria dismissione. I primi a subirne le conseguenze saranno i lavoratori dell'indotto, che nel settore chimico hanno un rapporto di tre a uno rispetto agli occupati diretti, seguiti poi dagli stessi dipendenti degli impianti. Si tratta di una minaccia concreta per migliaia di lavoratori in tutta Italia. Dopo gli incontri di Ferrara, Brindisi e Ragusa, ci mobiliteremo con una manifestazione sotto il Ministero quando il piano verrà discusso. Se il governo non tornerà sui propri passi, siamo pronti a proclamare uno sciopero generale di tutte le categorie coinvolte”.
Anche il segretario confederale Pino Gesmundo ha denunciato il progressivo declino industriale del Paese: “Da 22 mesi registriamo un calo della produzione industriale, ma il governo invece di investire per rilanciarla, sta smantellando asset strategici come la chimica di base. Questo approccio rischia di impoverire ulteriormente il nostro tessuto produttivo, con ripercussioni drammatiche sull'occupazione e sull'intera economia nazionale”.