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Buona la prima, si potrebbe dire. Lo sciopero unitario dei lavoratori degli appalti e sub-appalti metalmeccanici nei settori petrolchimico ed energie, il primo assoluto in Italia, è stato un successo: altissima l'adesione, con punte oltre il 90 per cento. Da Siracusa a Porto Marghera, da Civitavecchia a Piombino, gli addetti degli impianti di multinazionali e grandi player italiani si sono fermati. Molto partecipato anche il presidio odierno (martedì 6 luglio) di Roma, in piazza Santissimi Apostoli, cui sono confluite le delegazioni dei principali siti italiani.
La manifestazione ha visto l’apertura di Rosita Galdiero (Fiom Cgil), l’introduzione del segretario nazionale Fim Cisl Valerio D’Alò, l’intervento del segretario nazionale Uilm Uil Luca Colonna, le testimonianze di sei lavoratori e delegati. Le conclusioni sono state affidate a Gianni Venturi, segretario nazionale Fiom Cgil. Clausola sociale, mantenimento dei livelli occupazionali, sicurezza e applicazione del contratto collettivo nazionale dei metalmeccanici: queste le principali richieste nei vari interventi che si sono susseguiti dal palco.
“Siamo in presenza di un popolo di addetti di appalti e subappalti di grandi impianti, gestiti da multinazionali o partecipate pubbliche che in questi anni hanno poggiato la propria ricchezza sullo sfruttamento dei lavoratori”, spiega la leader della Fiom Cgil Francesca Re David, partecipando alla manifestazione romana: “Sono lavoratori sottopagati, che rischiano continuamente di perdere il proprio lavoro e i propri diritti. È una situazione inaccettabile”. L’esponente sindacale rimarca di “aver chiesto un incontro al ministero dello Sviluppo economico, ci auguriamo di essere ricevuti al più presto".
Un augurio che, vista la forte mobilitazione nazionale, si è subito trasformato in realtà: alle 12, infatti, è giunta la convocazione dal Mise e una delegazione formata dalle segreterie nazionali dei sindacati metalmeccanici ha incontrato il viceministro Gilberto Picchetto Fratin. "Durante l'incontro abbiamo illustrato la situazione del settore petrolchimico ed energetico, chiedendo al governo di intervenire", illustrano i segretari nazionali Gianni Venturi (Fiom), Valerio D’Alò (Fim) e Luca Colonna (Uilm): "Ci siamo impegnati a consegnare un documento contenente un report attuale del settore, in vista soprattutto della transizione ecologica, dell’impatto che questa avrebbe se non si tutelano le lavoratrici e i lavoratori nel suo complesso e dell’intera filiera. Quello che chiediamo è una transizione che prima di ogni altra cosa deve essere sostenibile socialmente.”
Gli appalti metalmeccanici del settore petrolchimico e delle energie rappresentano “la massima frammentazione del mondo del lavoro in un settore strategico per il Paese”, illustrano Fiom, Fim e Uilm. “Non si è mai affermata una logica ampia di settore, di sistema e di filiera, nella quale la competizione venisse affrontata sul terreno della qualità dei processi produttivi e del riconoscimento dei diritti dei lavoratori, invece che limitarsi, come è in realtà, alle pratiche di dumping contrattuale e alla progressiva riduzione dei diritti dei lavoratori e della contrattazione collettiva”.
I sindacati, come ha evidenziato il segretario nazionale Fiom Gianni Venturi concludendo la manifestazione, avvertono anzitutto “l’urgenza di un rafforzamento delle tutele e dei diritti dei lavoratori, in particolare per quanto riguarda i tanti ‘cambi appalto’. Occorre poi estendere e consolidare la contrattazione e l’esigibilità degli accordi di sito e territoriali, prevedendo che in quegli accordi ci sia, da parte dei committenti, una clausola sociale che si estenda al mondo degli appalti”. È necessario, infine, iniziare a ragionare “sulla reinternalizzazione di alcune funzioni, ovviamente laddove ci sono le condizioni, allo scopo di ricomporre la frammentazione del ciclo produttivo e delle imprese”.