Presidio oggi, 23 luglio, alle ore 18 sotto alla Prefettura di Torino in difesa della libertà di stampa. “Dopo l’aggressione della quale è stato vittima il giornalista della Stampa Andrea Joly, atto che testimonia ancora una volta il clima di crescente intolleranza nei confronti della libera informazione, l’Ordine dei Giornalisti del Piemonte, l’Associazione Stampa Subalpina, le Associazioni che si riconoscono nella Via Maestra, invitano tutti i democratici ad aderire al presidio il prossimo”. Queste le parole del comunicato pubblicato dai soggetti promotori, Cgil in prima linea, che chiama la società civile e i cittadini alla partecipazione dopo la brutale aggressione di un cronista della Stampa nella notte di sabato a Torino, di fronte a un circolo di Casapound in via Cellini.

La manifestazione è “in difesa della libertà di stampa garantita dalla Costituzione che vieta anche la ricostituzione del partito fascista. Saremo in piazza – si legge nella nota – per chiedere alle istituzioni di vigilare affinché episodi di questo genere non si debbano ripetere e per rispondere a chi pensa che con la violenza gratuita e ottusa si possano censurare le idee e le azioni”.

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Identificati gli aggressori, tutti di Casapound

Nel frattempo la Digos di Torino, visionando tre filmati, ha identificato tutti gli aggressori. Si tratta di quattro militanti di Casapound che nella notte di sabato hanno accerchiare e preso a calci il giornalista della Stampa Andrea Joly. Il fatto è avvenuto in via Cellini, nel quartiere San Salvario a Torino, dove era in corso la festa per i 16 anni dalla fondazione del pub Asso di bastoni, sede piemontese del movimento di estrema destra. Per risalire all’identità dei colpevoli la Digos ha effettuato perquisizioni in casa e rinvenuto i vestiti che indossavano durante il pestaggio. Motivo dell’aggressione, il tentativo del cronista di documentare con foto e video l’adunata neofascista davanti al circolo.

I quattro di Casapound sotto indagine sono Marco Berra di 35 anni, Euclide Rigato di 45, Igor Bosonin di 46 e Maurizio Galiano di 53. Alle spalle hanno una lunga militanza nel movimento e dei precedenti. Sono accusati di violenza privata, lesioni personali con l'aggravante del reato commesso “per agevolare l'attività di organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi”, che abbiano tra i loro scopi la “discriminazione o l'odio etnico, nazionale, razziale o religioso”.

Sale ancora più forte il grido delle associazioni con in testa la Cgil: “è ora di sciogliere i movimenti neofascisti”.