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Il fatto è accaduto lo scorso 9 marzo, il giorno dopo la Giornata internazionale delle Donne, e già questo dovrebbe invitare alla riflessione. "In un’azienda artigiana del settore legno di Poggibonsi, provincia di Siena, si è consumata l’ennesima prepotenza a danno di una lavoratrice, sfociata in una vera e propria aggressione fisica". A darne notizia un comunicato della Cgil senese.
“La donna, che per stessa ammissione dei datori di lavoro è sempre stata considerata una dipendente indefessa, - racconta Daniela Miniero della Fillea Cgil provinciale - ha visto cambiare repentinamente l’atteggiamento aziendale nei suoi confronti da quando, circa un paio di anni fa, ha comunicato la decisione di intraprendere un percorso di Pma (procreazione medica assistita). Da quel momento sono iniziate pressioni e offese tali da costringere la stessa a ricorrere a un supporto terapeutico psicologico”.
“La dipendente veniva vessata ogni qualvolta doveva assentarsi per effettuare le visite mediche in quanto ritenuta colpevole di provocare disagi alla continuità e organizzazione lavorativa, - prosegue la sindacalista - una situazione che nel tempo ha creato un clima insostenibile fino ad arrivare ad un’aggressione fisica ad opera della compagna di uno dei datori di lavoro: la lavoratrice è stata attaccata non solo fisicamente, ma anche verbalmente dai titolari, che invece di placare gli animi continuavano a colpevolizzare la vittima attribuendole colpe inesistenti. Un vero e proprio mobbing nei confronti di una donna proprio all’indomani dell’8 marzo, “Giornata internazionale della donna”.
“Dopo essere accorsi sul posto i Carabinieri - prosegue la sindacalista, anch’essa giunta subito sul luogo di lavoro appena contattata dalla dipendente - la lavoratrice è stata accompagnata al Pronto soccorso dove è stata refertata e successivamente ha sporto regolare denuncia”.
“In un periodo durante il quale a causa della pandemia - sottolinea Daniela Miniero - sono aumentate le criticità per le donne su cui sono ricaduti ancor di più i carichi familiari e di cura oltre all’impegno lavorativo e si sono ampliati i divari di genere, ancora una volta una donna/lavoratrice viene discriminata e vessata per il suo genere, mortificata nella sua natura, umiliata e derisa, minata nel suo diritto alla maternità”.
“Non è possibile sorvolare su avvenimenti come questo, - aggiunge il segretario generale della Fillea Cgil di Siena, Simone Arcuri - non possiamo far finta di niente, dobbiamo continuare a tenere le luci accese su ricatti e vessazioni, per far sì che le lavoratrici e i lavoratori possano trovare il coraggio di denunciare questi soprusi, come ha fatto con tanto coraggio questa donna”.
“È necessaria un’azione quotidiana per tracciare l’unica strada possibile, - conclude il segretario - quella del pieno rispetto di tutti i diritti, diritti sul lavoro e diritti della persona, come quello alla maternità, riconosciuto dalla Dichiarazione Universale dei diritti umani e tutelato dalla nostra Costituzione”.