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Basta favori ai mercanti di armi. Prosegue senza sosta la campagna della Rete italiana pace e disarmo, insieme con altre associazioni della società civile, per cercare di impedire al governo di fare approvare dal Parlamento le modifiche alla legge 185/90 sull’export di armi italiane, che garantisce il controllo del Parlamento e dei cittadini su un comparto strategico e critico del Paese, nonché sui flussi finanziari privati che lo alimentano. Modifiche, già approvate in Senato e ora in discussione alla Camera, che si “stanno svolgendo con inusitata rapidità e, se condotte a compimento, svuoteranno la norma delle sue prerogative più preziose”.
Come spiega Giorgio Beretta, analista dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa OPAL, “con la modifica già approvata al Senato non sarà più richiesto che la Relazione annuale contenga indicazioni analitiche, ma soltanto ‘i Paesi di destinazione finale con il loro ammontare suddiviso per tipologia di equipaggiamenti e con analoga suddivisione, le imprese autorizzate’ e ‘l’elenco degli accordi da Stato a Stato’. Praticamente non sapremo il tipo specifico di armi e di materiali militari che vengono esportati ai vari Paesi, informazione fondamentale per il controllo del Parlamento e delle nostre associazioni sull’attività del governo”.
Sull’argomento le commissioni riunite di Esteri e Difesa della Camera dei deputati hanno audito Giorgio Beretta, Francesco Vignarca (portavoce della Rete italiana pace e disarmo) e Anna Fasano (presidente di Banca etica). Motivo per il quale è stata poi tenuta una conferenza stampa a Montecitorio per illustrare i contenuti delle audizioni.
“Anche alla Camera – spiega Francesco Vignarca –, la nostra posizione è stata espressa chiaramente: l'aggiornamento legittimo e anche naturale, dopo così tanto tempo, della legge 185/90 non può e non deve diventare occasione per indebolire il controllo parlamentare sull’export di armi italiane. In particolare, oltre a preservare la trasparenza che l’ha resa un modello positivo a livello internazionale, occorre che una maggiore responsabilità decisionale della parte politica del governo sia comunque sempre bilanciata da competenze tecniche capaci di applicare attivamente i criteri previsti dalla norma italiana e da quelle internazionali”.
"Bisogna poi preservare la possibilità di interazione con le Ong sulle possibili violazioni di diritti umani e l’Ufficio presso la presidenza del Consiglio che ha facoltà di proporre progetti di riconversione industriale al civile - prosegue il portavoce della Rete -. Tutti elementi che sparirebbero se venisse confermato anche alla Camera il testo di ddl uscito dal Senato, che costituisce un chiaro favore ai mercanti di armi. Peraltro motivato da una fantomatica maggiore gabbia normativa per le aziende italiane totalmente smentita dai dati che evidenziano un export militare italiano in continua crescita”
Anna Fasano ha spiegato che le modifiche in procinto di essere approvate “mirano tra l’altro a cancellare la ‘lista delle banche armate’ che - seppur con molti limiti - da 30 anni consente al Parlamento e ai cittadini di sapere quali banche finanziano la produzione e l’export di armi e per quali importi. Cancellare questo presidio di trasparenza sarebbe in contraddizione con gli indirizzi dell'Europa, che vuole i consumatori degli Stati membri sempre più liberi di fare scelte consapevoli sul mercato, incluso quello dei prodotti bancari e finanziari”.
Per questo un fronte molto ampio di organizzazioni della società civile, del mondo laico e cattolico, si oppone e si mobilita da mesi e, nella mattinata del 17 aprile, nell’auditorium di Libera in via Stamira 5 a Roma, si terrà un momento di protesta e mobilitazione congiunta a cui prenderanno parte moltissime realtà aderenti alla campagna ‘Basta favori ai mercanti di armi!’.