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prima parte
seconda parte
Il diritto della donna ad abortire è tutelato in Italia dalla legge 194 del 1978: “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”.
A che punto siamo oggi? Quali sono le modalità e gli spazi di autonomia che le donne hanno quando decidono di interrompere una gravidanza? Possono davvero esercitare il diritto di libera scelta all’interno della legge 194? Esistono carenze e difficoltà nell’accesso ai servizi di interruzione di gravidanza, nonché gravi mancanze dell’applicazione della legge. Vengono denunciati tempi lunghi di accesso ai servizi e obiezione di coscienza come causa delle carenze strutturali di personale medico.
S0no questi gli argomenti del dibattito che si tiene nell’Aula Magna del Policlinico di Bari
L’80 per cento dei ginecologi è obiettore di coscienza in Puglia, regione dove ci sono ospedali con la totalità di medici che si oppongono alla pratica dell’aborto. In linea con la media nazionale invece, il dato inerente i consultori dove la Puglia si attesta tra le prime 9 regioni per diffusione sul territorio con uno ogni 26.000 abitanti.
Dal numero delle prestazioni emerge che le donne sono informate e si rivolgono ai consultori, diversamente da quanto accade negli ospedali dove trovano delle vere e proprie barriere che ostacolano il diritto all’applicazione della legge 194, commenta la Segretaria Generale della Cgil di Bari Gigia Bucci che coordinerà la tavola rotonda introdotta da Maria Iacovacci, responsabile politiche di genere Cgil Bari.
Intervengono: Stefano Bronzini, rettore Università di Bari; Valentina Romano, direttrice dipartimento Welfare Regione Puglia; Antonio Mazzarella, responsabile Fp Cgil Medici di Bari; Maria Grazia Spione, assistente sociale; Francesca Bottalico, assessora alla città solidale e inclusiva Bari; Noemi Sassarelli, studentessa di medicina Link; Nicola Laforgia, Uoc Neonatologia; Filomena Principale, segretaria regionale Cgil. Diretta su Collettiva .it