PHOTO
Non ha vinto l’umanità e neanche la ragion di Stato. “Si tratta di una brutta pagina per il nostro Paese, la decisione degli attivisti del Movimento 5 stelle, con il voto sulla piattaforma Rousseau, di negare l’autorizzazione a procedere nei confronti del ministro degli Interni per il caso Diciotti. Una mera azione propagandistica, quella di Matteo Salvini, fatta qualche mese fa con precisa volontà sulla pelle di poveri disperati, tenuti per giorni in ostaggio su quella nave. Un fatto gravissimo, che non ha precedenti in Italia, come è avvenuto poi qualche settimana fa, in altre circostanze, con la Sea Watch”. Così Giuseppe Massafra, segretario confederale Cgil, oggi ai microfoni di “Italia Parla”, la rubrica di RadioArticolo1.
Fatti come questi rischiano di ripetersi, a danno della divisione dei poteri dello Stato, mettendo seriamente a rischio le istituzioni del nostro Paese. “Nel contempo, il ministro dell’Interno aumenta la propria consapevolezza di poter assumere azioni irrispettose, non solo della legge ordinaria, ma anche dei princìpi costituzionali, agendo in maniera del tutto sbagliata, se non addirittura pericolosa. Dopo quanto accaduto, la preoccupazione che democrazia e diritto siano pesantemente compromessi è assolutamente reale. Anche in passato ci siamo trovati – penso al governo Berlusconi – a dover decidere sull’autorizzazione a procedere rispetto a reati commessi dalla persona nella sfera privata. In questo caso, però, stiamo parlando di un reato ben più grave, perché attiene a una decisione politica che ha messo pesantemente in discussione dei diritti umani sulla condizione generale delle persone”, ha detto il sindacalista.
Anche a San Ferdinando, per la terza volta in pochissimo tempo, “è morta l’umanità”. In quel caso “è una tragedia annunciata, quella dell’ennesimo incendio nel ghetto calabrese, che noi, come Cgil, denunciamo da tanti anni. Purtroppo siamo rimasti fino ad oggi completamente inascoltati. Questo, per una responsabilità evidente delle istituzioni, non solo rispetto alle scelte generali di un governo che di accoglienza non vuole sentir nemmeno parlare, ma anche delle autorità locali, che avrebbero dovuto intervenire in quella baraccopoli, mettendo a disposizione abitazioni sfitte del luogo, per creare una condizione d’integrazione nella cintura urbana, chiudendo un luogo molto funzionale invece solo a un’economia criminale, dove si sviluppano condizioni di schiavitù, in quanto terra di reclutamento per la manovalanza a basso costo, di sfruttamento della prostituzione e di spaccio”, ha aggiunto il dirigente sindacale.
“Da tempo stiamo immaginando di costruire un modello, attraverso un confronto con la Regione Calabria, che abbia l’obiettivo di mettere a punto delle condizioni d’integrazione per gli occupanti di quel ghetto, che siano stabili e che mettano in sicurezza quelle persone, sottraendole all’illegalità e al lavoro nero che proprio quel posto li sottopone. Nel frattempo, abbiamo chiesto di affrontare l’emergenza attraverso la dotazione di moduli abitativi, quelli che si usano nei cantieri, per evitare il ripetersi di tragedie come quelle avvenute con il sacrificio di vite umane. È inaccettabile ciò che sta accadendo in quella baraccopoli, dove si sta consumando un’azione vera e propria di negazione dei diritti umani fondamentale. Tra qualche giorno promuoveremo una grande iniziativa di mobilitazione a Reggio Calabria e stiamo ragionando se attivare anche la Corte di giustizia europea per i diritti proprio sul caso di San Ferdinando, per trovare al più presto una soluzione che eviti il ripetersi di tragedie”, ha concluso l’esponente Cgil.
A Catania, la casa dei migranti