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Nel dibattito aperto sulle categorie di persone a cui somministrare prioritariamente il vaccino, intervengono le due segretarie generali provinciali dei sindacati dei pensionati, Augusta Passera di Spi Cgil e Caterina Delasa di Fnp Cisl di Bergamo. "In tempi molto più brevi rispetto alle previsioni iniziali, è arrivato il vaccino anti-Covid-19 e questo ci ha permesso di sperare di vedere la fine di questa pandemia. La campagna vaccinale anti-Covid comporta, però, notevoli problemi di natura organizzativa e gestionale, nati prevalentemente dalla necessità di affrontare, in tempi rapidissimi, situazioni complesse e nuove. A questi problemi, purtroppo, si aggiungono quelli dovuti all’approvvigionamento delle quantità di vaccino destinate al nostro paese dal maggior produttore, e ad oggi unico autorizzato, che ha ridotto del 30% (si spera temporaneamente) le dosi consegnate".
"E quindi il dibattito sulle categorie di persone da vaccinare con priorità si è acuito. Non possiamo quindi esimerci dal raccomandare una precedenza assoluta: quella delle comunità di persone che vivono e operano nelle Rsa, ospiti e lavoratori. In questo caso, la vaccinazione non assume solo il significato di protezione dalla malattia, ma anche la possibilità di ristabilire quelle minime condizioni sociali e di vicinanza che sono importanti al pari della protezione dal virus. Dobbiamo garantire la fine dello spaesamento e in alcuni casi del senso di abbandono, che persone fragili possono subire se non possono vedere e interagire con i propri cari", continuano le due sindacaliste.
"Nell’ambito delle proprie disponibilità, le Rsa devono accelerare i tempi e raggiungere velocemente la massima protezione per i propri ospiti iniziando da una campagna di informazione, sensibilizzazione degli ospiti, dei loro famigliari e del personale. Il personale deve essere conscio che la protezione degli ospiti e delle loro condizioni di vita all’interno delle strutture è obbiettivo prioritario e solo vaccinandosi possono garantire tale protezione. I famigliari devono essere consapevoli che i loro cari saranno protetti solo all’interno di comunità in cui il virus non possa circolare. Il prezzo pagato, un anno fa, nelle Rsa bergamasche deve restare nella nostra memoria e spronarci a superare timori, timidezze o egoismi attuali", proseguono le due dirigenti sindacali.
"La vaccinazione estesa a tutti è il solo modo per riprendere attività socializzanti all’interno delle strutture, ad avere i propri cari vicini superando la fase dei soli contatti telefonici o, nei migliori dei casi, attraverso divisori e distanziatori. Vaccinarsi è un dovere sociale e morale al quale nessuno può sottrarsi perché vivere in una comunità comporta anche responsabilità nei confronti della comunità stessa”, concludono le due esponenti dei sindacati pensionati.