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"Ai migranti sparerei". Basterebbero queste parole, pronunciate da un consigliere regionale a Trieste, per dire che il fondo è stato ampiamente toccato. La frase impronunciabile è del leghista Antonio Calligaris che si era sentito legittimato dall'irruzione in Consiglio di una decina di militanti appartenenti all'organizzazione neofascista Casapound. Si è scusato ma solo quando la notizia ha fatto il giro della rete grazie al video ripreso dalle telecamere della Regione. In Friuli Venezia Giulia tira una brutta aria se esponenti delle istituzioni arrivano a tanto. Come ad esempio il coordinatore dei volontari della Protezione Civile di Grado Giuliano Felluga che, sui social, ha ipotizzato l'uso di "taniche di benzina" e "forni crematori" per riportare l'ordine nell'ex caserma Cavarzerani di Udine dove era scoppiata una rivolta da parte dei migranti.
Per la Cgil Friuli Venezia Giulia "L’irruzione di Casapound in Consiglio regionale è inquietante sia per le modalità che per le ragioni alla base del gesto, non è purtroppo un fatto isolato, ma l’indice di una pericolosa escalation del dibattito sull’immigrazione, anche a livello regionale". Il segretario generale della confederazione William Pezzetta commenta così: "l’ennesima spia di un clima allarmante, frutto non tanto di una crescita incontrollabile dei flussi migratori, che non c’è, ma soprattutto dell’uso politico dell’immigrazione e della scelta di depotenziare il modello dell’accoglienza diffusa". Se sull’attuale situazione "pesano l’assenza dell’Europa, il concatenarsi tra flussi migratori ed emergenza sanitaria e le inefficienze e le contraddizioni nell’azione del Governo",
Dalla confederazione la richiesta a politica e istituzioni locali: "atteggiamenti responsabili, commisurati all’entità reale dei problemi da affrontare e scelte coerenti con gli obiettivi di sicurezza e tutela della salute pubblica". È evidente infatti, secondo il segretario regionale della Cgil, che "la situazione della Cavarzerani sarebbe stata molto meno problematica se si fosse scelto di proseguire sulla strada dell’accoglienza diffusa piuttosto che concentrare profughi e richiedenti asilo in una singola struttura, dove crescono i rischi sia di carattere sanitario sia di derive violente che vanno condannate, ma che in una situazione simile possono purtroppo trovare terreno fertile".
Se da un lato il numero uno della Cgil Fvg esprime vicinanza ai lavoratori delle forze dell’ordine, "sulle cui spalle ricade il peso maggiore degli errori e delle strumentalizzazioni della politica", e "comprensione per le preoccupazioni dei cittadini", dall’altro si rivolge al senso di umanità dei cittadini e della comunità regionale: "Una regione di 1,2 milioni di abitanti e con un passato ancora recente di emigrazione come la nostra – afferma – deve trovare i mezzi, le strutture e le risorse anche etiche e culturali per gestire una presenza di profughi e richiedenti asilo che attualmente supera di poco le 3mila persone, un numero pari al 2,5 per mille della popolazione e molto lontano dai picchi del 2017 e del 2018, quando la media delle persone da accogliere si aggirava attorno alle 5mila persone". Da qui l’invito a "non strumentalizzare i problemi per fini di consenso, ma a un impegno comune che veda operare in sinergia istituzioni locali, nazionali, società civile e associazionismo non soltanto sul fronte dell’accoglienza, ma anche per condannare con fermezza, senza se e senza ma parole e azioni inaccettabili come quelli cui stiamo assistendo in questi giorni".