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Riqualificare il patrimonio di edilizia popolare, recuperare alloggi riconvertendo edifici, affermare il ruolo dell’housing sociale a costi sostenibili. Ma soprattutto pianificare un progetto complessivo che rivitalizzi le città e i contesti urbani, per rispondere a nuovi bisogni e al crescente disagio abitativo, una strategia nazionale in grado di coordinare interventi e risorse. Le proposte unitarie di Cgil, Cisl e Uil sono rilanciate in un documento unitario che viene presentato nell’iniziativa in programma mercoledì 27 gennaio “Rigenerazione urbana e politiche abitative nella Next Generation Eu”, a cui intervengono Massimo Sabatini, Agenzia per la coesione territoriale, Stefano Bonaccini, Conferenza Stato-Regioni, Antonio Decaro, Anci, Luca Visentini, Confederazione europea dei sindacati, Gianni Bottalico, Asvis, Paola De Micheli, ministra delle Infrastrutture e trasporti, oltre ai rappresentanti dei sindacati.
Un manifesto che mette al centro il tema della sostenibilità, dell’equità, del benessere sociale e dell’accesso ai servizi, con l’obiettivo di ridurre le disuguaglianze e il disagio che questa pandemia ha accentuato. “Abbiamo bisogno di città più resilienti e meno vulnerabili di fronte alle crisi e l’urgenza di individuare le priorità per affrontare le principali contraddizioni che ci troviamo a vivere” spiega Gianna Fracassi, vicesegretaria generale della Cgil.
I sindacati sono impegnati da anni su questi temi e hanno elaborato due piattaforme unitarie, una sulle città sostenibili e l’altra, in occasione del cinquantennale dello sciopero per la casa, sulla necessità di cercare soluzioni abitative. Fracassi, su che cosa bisogna puntare con il Piano nazionale di ripresa e resilienza?
La sfida per le politiche abitative e per la rigenerazione urbana da qualche anno è stata affrontata con lo spirito di dover fare molto con poche risorse a disposizione. A quelle previste dal Piano che sono importanti, 10,4 miliardi nell’ultima bozza, si devono aggiungere i Fondi strutturali e di investimento europei, quelle nazionali del Fondo sviluppo e coesione e infine le risorse ordinarie. Adesso diventa centrale orientare queste risorse verso obiettivi convergenti, superando una forse eccessiva frammentazione dei progetti e delle politiche di riferimento che pongono limiti alle innovazioni in questo campo ineludibili. Quello che manca è una politica urbana integrata, che risulta necessaria per superare una frammentazione di responsabilità istituzionali.
Come andrebbe delineata la strategia sulla rigenerazione urbana?
Con Cisl e Uil auspichiamo che si arrivi in breve a una legge quadro sulla rigenerazione urbana, per definire un perimetro entro cui ancorare interventi che devono essere finalizzati al miglioramento delle condizioni abitative, sociali, economiche, nel rispetto dei principi di sostenibilità ambientale e di partecipazione sociale. E proponiamo un piano pluriennale da attuarsi attraverso l’istituzione di un Fondo per la rigenerazione urbana, per consentire una programmazione continua nel tempo di interventi da parte degli enti territoriali.
Quali sono i percorsi di rigenerazione proposti?
Uno degli obiettivi prioritari che poniamo è il perseguimento delle finalità sociale, con nuovi spazi di welfare urbano, per migliorare le condizioni delle persone, con servizi per il cittadino a 360 gradi. Questa è una riqualificazione che tiene insieme più sistemi, sociale, sanitario, ambientale. Tutto ciò può e deve avvenire non attraverso il consumo di suolo, ma con interventi di recupero strutturali. Pensiamo che la città debba essere motore di un modello di sviluppo nuovo, diverso, e la città sostenibile uno degli ambiti prioritari su cui investire per garantire la ripresa, migliori condizioni di vita e di salute, occupazione stabile e di qualità: questa è la sfida delle organizzazioni sindacali nella realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza.