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Il divario salariale tra i sessi nella Ue non sarà eliminato fino al prossimo secolo, al ritmo attuale dei cambiamenti. È quanto emerge da una ricerca della Confederazione sindacale europea (Ces) che denuncia i ritardi nell'azione promessa dalla Commissione. I dati Eurostat mostrano che il divario retributivo di genere nella Ue si è ridotto dell'1% negli ultimi otto anni, il che significa che le donne aspetteranno altri 84 anni per raggiungere la parità retributiva se le tendenze attuali continueranno.
Senza misure vincolanti sulla parità, rileva la Ces, il divario di retribuzione continuerebbe a crescere in nove Stati membri. Le donne in Germania e in Cecenia aspetteranno fino al 2121 per la parità, mentre il divario si sta riducendo così lentamente in Francia (0,1% dal 2010) che ci vorranno più di mille anni per raggiungerla.
Le donne italiane, sempre secondo le stime della Ces, dovranno aspettare fino al 2074.
Le donne di altri nove paesi dovranno aspettare la seconda metà di questo secolo. Il divario salariale finirebbe questo decennio senza ulteriori interventi in soli tre paesi (in almeno un caso, su salari inaccettabilmente bassi per donne e uomini).
In questo contesto, la Ces è allarmata dal fatto che la Commissione europea abbia ritardato la pubblicazione della sua prevista direttiva sulla trasparenza delle retribuzioni dal 4 novembre (Equal Pay Day) al 15 dicembre. Inoltre, nel discorso sullo Stato dell'Unione non è stata fatta menzione delle misure vincolanti in materia di trasparenza delle retribuzioni che la presidente Ursula von der Leyen ha promesso di consegnare entro 100 giorni dal suo mandato.
“Alle grandi imprese piace fingere che stiamo facendo buoni progressi nella riduzione del differenziale retributivo di genere attraverso misure volontarie – dichiara Esther Lynch, vice segretaria generale della Ces -. Ma le donne aspetterebbero oltre cento anni per la parità retributiva in Europa se il cambiamento continuasse al ritmo attuale. Le donne che hanno lavorato in prima linea durante la crisi della Covid-19 nei lavori di cura e pulizia sistematicamente sottovalutati hanno bisogno di giustizia retributiva ora”.
“Ursula von der Leyen – prosegue Lynch - ha acceso la speranza di un vero cambiamento con la sua promessa di misure vincolanti di trasparenza salariale entro 100 giorni, ma tutto ciò sembra scivolare fuori dall'agenda sotto la pressione di coloro che avversano le donne e la parità di retribuzione”. Lynch esorta quindi “il Presidente della Commissione a sostenere il Commissario Dalli e a dare priorità alle misure di trasparenza salariale”.