A tre anni dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia sono incorso trattative per una cessazione del conflitto che prescindono dai diritti di una popolazione martoriata e da un’idea di pace giusta e duratura. Non c’è da stupirsi, visto che l’artefice è Donald Trump, lo stesso presidente americano che vuole fare della Striscia di Gaza la ‘riviera del Medio Oriente’ deportando tutti i palestinesi sopravvissuti ai raid israeliani.

Prima di arrivare alle operazioni più o meno diplomatiche in corso ripercorriamo brevemente il percorso di una guerra che era stata dichiarata ‘lampo’ dal presidente russo Vladimir Putin, versione alla quale in troppi avevano creduto mentre in pochi avevano avuto la capacità analitica di prevedere come lunga, di logoramento e a rischio cronicizzazione.

Il precedente della Crimea

Le origini del conflitto si collocano prima del 2022 e nel rapporto tra Russia e Ucraina: nonostante l’indipendenza acquisita nel 1991, l’ex repubblica sovietica non ha mai cessato di essere considerata da Mosca una propria area di influenza. Nel marzo 2014 la Russia invade quindi la Crimea perché, diceva Mosca, il cambio di governo in Ucraina è ritenuto illecito. Gli Stati Uniti e alcuni Paesi europei, non riconoscendo l’annessione, danno il via a sanzioni nei confronti della Russia. Intanto hanno inizio scontri per l’indipendenza delle regioni di Donetsk e Luhansk, ancora oggi al centro della contesa bellica tra ucraini e separatisti filorussi.

Nel 2015 viene firmato il secondo protocollo di Minsk (il primo era diventato carta straccia) con un accordo che, come prima cosa, sancisce l’annessione della Crimea alla Russia. L’ucraina, che ancora non vede spenti i focolai di guerra civile nel Donbass, comincia a puntare all’ingresso nell’Unione europea e nella Nato, obiettivo che sarà poi precipuo per il futuro presidente Zelensky.

Le elezioni

VOLODIMYR ZELENSKY PRESIDENTE UCRAINA
VOLODIMYR ZELENSKY PRESIDENTE UCRAINA
VOLODIMYR ZELENSKY PRESIDENTE UCRAINA (IMAGOECONOMICA)

Proprio Volodymyr Zelensky viene eletto nel 2019 alla presidenza dell’Ucraina dopo una campagna elettorale populista e che vedeva al centro proprio la pacificazione del Donbass e la normalizzazione dei rapporti con la Russia. Meno di due anni dopo Putin invia decine di migliaia di militari al confine con l’Ucraina e Zelensky fa pressante la sua richiesta di entrare nell’Unione europea, per la quale inizieranno poi le procedure, ma anche nella Nato.

Questo sarà uno dei pretesti addotti dal presidente russo per la successiva invasione dell’Ucraina, ma quello principale è l’accusa a Kiev di genocidio delle popolazioni russofone del Donbass, di grave violazione dei diritti umani.

Il 21 febbraio del 2022 Putin riconosce l’indipendenza delle repubbliche di Donetsk e Luhansk, dove vengono indetti referendum sull’annessione che, vedremo dalle immagini che faranno il giro del mondo, avverranno con la presenza di militari russi fin dentro i seggi.

L’invasione russa

Tre giorni dopo, il 24 febbraio, Putin ordina di sferrare l’attacco contro l’Ucraina con una operazione militare speciale. Stati uniti, Ue e Regno Unito decidono le prime sanzioni nei confronti degli oligarchi russi e delle oro banche. Il 28 febbraio l'Ucraina presenta la domanda di adesione all'Ue.

Seth Sidney Berry/Avalon/Sintesi
Seth Sidney Berry/Avalon/Sintesi
Ucraina, Slovyansk, Oblast di Donetsk, 5 aprile, 2022 (Seth Sidney Berry/Avalon/Sintesi)

Centinaia di migliaia di profughi sono in fuga e si dirigono principalmente verso la Polonia, ma anche in altri Paesi, tra i quali l’Italia, dove si stabiliscono norme eccezionali per la loro accoglienza.

La crisi del gas e il supporto economico dell’occidente

Al momento dell’invasione russa circa il 36% del gas importato dall’Unione europea proveniva da Mosca. Per l’Italia la percentuale saliva al 42,5% del suo mix energetico. Il crollo di flussi di gas russo verso l’Europa, del 70% in 6 mesi, fa temere il Vecchio continente. Solamente la diversificazione delle fonti di approvvigionamento messa successivamente in campo mette al riparo la Ue dalla persistente impennata dei prezzi e da una crisi energetica.

Immediatamente i Paesi occidentali danno vita a un’azione di sostegno all’Ucraina, attraverso l’erogazione di denaro e di materiale bellico. Basti pensare che un anno dopo l’inizio della guerra i 47 Paesi che partecipano alla Conferenza sull’Ucraina di Parigi annunciano che saranno inviati a Kiev quasi un miliardo di euro da donazioni per aiutare la popolazione. Gli Stati uniti, poco dopo, approvano il 27esimo pacchetto di aiuti da 275 milioni di dollari destinati alla macchina bella di Zelensky. Proseguono le sanzioni contro la Russia.

Le vittime

Tra febbraio 2022 e il 31 dicembre 2024, sono stati uccisi almeno 12.456 civili, 28.382 i feriti. Circa i militari ucraini morti o feriti è difficile trovare numeri ufficiali, mentre secondo dati del Regno Unito il numero di vittime russe è di 610.000 dall'inizio della guerra. In ogni caso alcune fonti parlano di circa un milione di vittime totali. A preoccupare è l’aumento di morti e feriti tra i bambini negli ultimi mesi: in tre anni ne sono stati uccisi o feriti più di 2.520, scrive l’Unicef, ipotizzando però che il numero sa in realtà più alto. Un bambino su cinque in Ucraina ha perso un familiare stretto o un amico. Più di 1.600 strutture scolastiche e quasi 790 strutture sanitarie sono state danneggiate o distrutte negli ultimi tre anni. 

© Marco Merlini
© Marco Merlini
© Marco Merlini

Un massacro contro il quale in molte parti del mondo i cittadini sono scesi in piazza, purtroppo inascoltati anche a causa di un decrescente interesse dei media, dopo l’elevata attenzione iniziale che poteva fare salire audience e numero di lettori. Il dibattito interno e politico nel nostro Paese si è incentrato sull’invio di aiuti militari all’Ucraina, sullo sfondo di posizioni molto diverse, finanche filoputiniane e poi filotrumpiane, difficilmente di stampo europeo, perché l’Europa non riesce ad avere voce in capitolo.

Arriva Trump

Per oltre due anni una trattativa per il cessate il fuoco è stata lontana dall’agenda internazionale, nessuno ne aveva interesse. Poi, alla fine del 2024, arriva la rielezione di Donald Trump alla Casa Bianca, il quale già in campagna elettorale aveva rassicurato il mondo intero che avrebbe portato ovunque la pace, a partire dall’Ucraina.

IMAGOECONOMICA
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VLADIMIR PUTINDONALD TRUMP (IMAGOECONOMICA)

Trump ha gettato un ponte con Putin, fatto di pesi e contrappesi se non di ricatti, per arrivare a un tavolo per la conclusione del conflitto escludendo la presenza dell’Ucraina, diretta interessata, oltre che dell’Unione europea, ormai evidente in tutta la sua impotenza.

La pace che Trump sta tentando di imporre parte dal dato scontato che l’Ucraina sia il belligerante perdente, quindi le condizioni prevedono la cessione dei territori contesi e pagamento in terre rare del debito contratto da Zelensky con gli Usa  quando alla Casa Bianca c’era Joe Biden. Perché è anche questo il grande tornaconto del presidente americano e indirettamente del suo sodale Elon Musk, lo sfruttamento gratuito dei preziosi minerali indispensabili per la produzione di strumenti tecnologici.

Una partita che Zelensky fatica a chiudere, perché sancirebbe definitivamente un quadro di sconfitta: perdere territori e risorse preziose, non entrare nella Nato (Trump non ne vuole assolutamente sentirne parlare) e forse nemmeno nella Ue in tempi brevi, dopo avere portato al massacro decine di migliaia di ucraini.

Mentre si susseguono le notizie sulle possibili trattative, la Russia intensifica gli attacchi di droni in territorio ucraino, Putin afferma che Dio gli ha affidato la missione di proteggere la Russia, che Zelensky, ritenuto illegittimo a causa delle mancate elezioni ucraine, non deve interferire con le trattative e schiaccia l’occhio a Trump definendo promettente il dialogo con gli Usa; il presidente statunitense, a sua volta, sostiene che, se Zelensky, già più volte da lui insultato, non vuole cedere le terre rare, allora gli deve restituire i sodi.

Infine lo stesso presidente dell’Ucraina ha detto di essere pronto a dimettersi in cambio dell’ingresso nella Nato e, sembrando ormai fuori dalla realtà, ha chiesto unità a Stati uniti e Unione europea per una pace duratura. Questo a poche ore da una ricorrenza, quella dell’inizio della guerra, “dolorosa e vergognosa per l’intera umanità!”, come l’ha definita papa Francesco alla vigilia del 24 febbraio.