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Il governo spagnolo ha approvato questa settimana, promosso dal ministero dell’Eguaglianza, il progetto di legge organica di garanzia integrale per la libertà sessuale: “È una legge storica che protegge le donne nei confronti di tutte le aggressioni sessuali, come afferma la Convenzione di Istanbul – ha detto la ministra competente Irene Montero, esponente di Podemos, presentandola alla stampa –, perché la chiave è il consenso all’atto sessuale, non se c’è violenza o intimidazione. È la legge del movimento femminista”.
La proposta del governo Sánchez, meglio nota come legge del “solo sì è sì”, prevede una riformulazione dell’articolo 178 del codice penale spagnolo, secondo cui “s’intenderà che non c’è consenso quando la vittima non abbia manifestato liberamente con atti esterni, definitivi e inequivoci nelle condizioni date, la sua volontà espressa di partecipare all’atto”. E considera “aggressione sessuale gli atti con contenuto sessuale che si realizzino impiegando violenza, intimidazione o abuso di una situazione di superiorità o vulnerabilità della vittima”, cancellando la tanto vituperata distinzione tra abuso e aggressione sessuale esistente, secondo cui per abuso vanno intesi gli atti sessuali imposti a una persona senza il suo consenso, ma in assenza di intimidazione o violenza, mentre l’aggressione sessuale richiede ci siano anche intimidazione e violenza.
Distinzione che tanto scandalo aveva sucitato nel femminismo e nella politica spagnola per le sentenze di prima istanza del tribunale di Barcellona, nel 2019, e di quello di Pamplona, nel 2018, che avevano condannato per abuso sessuale gli autori degli stupri di due giovani donne, rispettivamente avvenuti a Manresa e a Pamplona. D’ora in poi, dunque, non saranno le donne a dover dimostrare di essere state sottomesse, perché “la libertà sessuale ne è al centro”.
La proposta di legge modifica il codice penale anche su altri aspetti, includendo tra i delitti contro la libertà sessuale il matrimonio forzato, la mutilazione genitale femminile e la tratta di essere umani; stabilisce pene da sei mesi a un anno per le molestie sessuali arrecate all’interno di una relazione di lavoro; individua la fattispecie della molestia “di strada”. L’aggressione sessuale verrà punita con pene detentive da uno a quattro anni, da quattro a dieci anni nel caso di stupro. Queste pene saranno aumentate fino a sei anni nel primo caso e a dodici nel secondo, quando l’aggressione sia agita dal branco, quando la vittima sia compagna o ex-compagna dell’aggressore, nel caso in cui l’aggressore abbia annullato la volontà della vittima con farmaci o droghe, o la vittima sia specialmente vulnerabile.
Il progetto di legge ha un carattere integrale, occupandosi di prevenzione delle aggressioni sessuali, dell’accompagnamento e della riparazione delle vittime. “È proprio questo requisito dell’integralità – sottolinea ancora Montero – a rappresentare la novità a livello internazionale della proposta”. Dove già altri 10 Paesi europei (Svezia, Regno Unito, Irlanda, Lussemburgo, Germania, Cipro, Islandia, Belgio, Portogallo e Grecia) applicano la Convenzione di Istanbul del Consiglio europeo del 2011 che obbliga gli Stati ad agire contro la violenza di genere, definita come “tutti gli atti di violenza basati sul genere che implicano o possono implicare per le donne danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, incluse le minacce di realizzare detti atti, la forza o la privazione arbitraria della libertà, nella vita pubblica o privata”.
Non solo. La proposta – che dedica un importante capitolo alla formazione del personale del settore sanitario e dei servizi sociali, dei corpi di sicurezza dello Stato, dell’ambito forense e penitenziario – prevede che i delitti sessuali siano di competenza di tribunali specializzati, con magistrati appositamente formati, in attesa di rivedere le competenze dei tribunali sulla violenza sulla donna, che attualmente intervengono sulla violenza di genere all’interno della coppia, introdotti con la precedente legge di protezione contro la violenza di genere del 2004.
La proposta legislativa del governo Sánchez contro la violenza sessuale comincerà ora il suo iter parlamentare, incontrando l’opposizione almeno dell’estrema destra di Vox, che nega l’esistenza della violenza machista e qualifica le politiche di genere come “liberticide”. Nel 2019, in Spagna, le aggressioni contro la libertà sessuale sono state 15.338, di cui 1.878 stupri (fonte: EpData); le aggressioni sessuali multiple sono cresciute fino a 73 casi (fonte: Geo Violencia Sexual). Secondo Feminicidio.net, l’anno scorso ci sono stati 99 femminicidi.