Il decreto sui migranti del Governo Meloni rinviato alla Corte di giustizia europea. A farlo è il Tribunale di Bologna che ha depositato l’atto criticando in particolare la definizione Paesi sicuri e chiedendo appunto alle Corte Ue di esprimersi sul decreto legge dello scorso 21 ottobre.
Tra i paesi considerati sicuri dal nostro Governo c’è anche la Tunisia.
Il 16 luglio 2023, il presidente della Tunisia Saied e l’Unione europea hanno firmato un memorandum d’intesa, con l’obiettivo di frenare le partenze dei migranti dal Nord Africa. Nell’accordo si prevedono fondi di assistenza che potrebbero raggiungere il miliardo di euro. Pochi mesi dopo, è stato firmato un memorandum fra Italia e Tunisia che autorizza l’ingresso nel nostro Paese di una quota di 4mila lavoratori subordinati tunisini non stagionali ogni anno.
Nel solo 2023, le autorità tunisine hanno intercettato 70.000 migranti mentre tentavano di attraversare il Mediterraneo. Dal 2019, la Tunisia è considerata dall’Italia un “Paese sicuro” per i suoi cittadini e per i migranti sul suo territorio. Ne parliamo con Alaa Talbi, a capo del Forum tunisino per i diritti economici e sociali, e attivo on altre organizzazioni internazionali e regionali, come l'affiliata tunisina della fondazione canadese Alternatives.
La Tunisia è davvero un paese “sicuro”?
La Tunisia non è un paese sicuro né per i richiedenti asilo, né per i migranti. La Tunisia non ha una legislazione che protegga i migranti, i richiedenti asilo e i rifugiati. La Tunisia non ha ratificato le convenzioni internazionali come la Convenzione per la protezione dei lavoratori migranti e delle loro famiglie. La Tunisia non ha una strategia nazionale per la migrazione. La Tunisia ha accelerato nelle politiche di esternalizzazione, nelle politiche di sicurezza delle frontiere. Per tutte queste ragioni, la Tunisia non può oggi essere un Paese sicuro.
La Tunisia è diventata una frontiera meridionale d’Europa. I tunisini come vivono questa condizione?
Questa frontiera è stata gestita con un approccio di sicurezza, e questa gestione della sicurezza delle frontiere si è sentita durante tutti questi anni. Lo vediamo con l'aumento delle politiche di intercettazione lato mare, ma anche lato frontiera sud, lungo i confini con la Libia. Lo notiamo soprattutto dal 2021. Abbiamo accelerato l'intercettazione dei migranti sia sulle coste, sul mare, sia lungo sulle frontiere libiche. Ed è aumentato il razzismo verso i migranti. Questo sta dando alla Tunisia una forma di cui oggi non siamo consapevoli. Non si tratta solo della sicurezza delle frontiere reali, cioè delle frontiere geografiche, ma stiamo anche creando frontiere culturali, soprattutto con i migranti subsahariani.E stiamo voltando le spalle al nostro radicamento, alla nostra dimensione africana, con l'aumento del razzismo, ma anche con lo sfruttamento dei migranti. Oggi, secondo i dati del 2023, l'80% dei migranti intercettati sono subsahariani.
Come valutate le scelte dell’Europa in tema di frontiere e migrazioni?
L'Unione europea persegue con tutte le sue forze i suoi interessi, attraverso la Tunisia o attraverso la Libia. Sta rafforzando la sua politica di esternalizzazione e non ha bisogno di avere, né cerca, delle frontiere dirette con la Libia, ma vuole spostare le frontiere verso la Tunisia e la Libia. Bisogna anche ammettere che l'Ue sta sostenendo i regimi locali solo per essere aiutati nell’arresto dei migranti o nel fermare il flusso migratorio, rafforzando questa forma di gestione securitaria delle frontiere. L'Unione Europea ha interesse ad avere rapporti con regimi non democratici, che non rispettano i diritti umani, affinché possano portare avanti questi progetti di respingimento, di rifiuto, di rigetto dei migranti. E questo è molto importante. Lo vediamo riflettersi anche negli accordi bilaterali, come quello tra l'Italia e la Tunisia o l'accordo tra l'Italia e la Libia. Lo vediamo anche nell'assistenza logistica per la guardia costiera tunisina e anche per la polizia libica. Lo vediamo nell'indifferenza, in questo silenzio colpevole sul respingimento dei migranti, e sulla situazione vergognosa dei migranti nei centri di detenzione in Italia, ma anche sulle vittime di razzismo e sfruttamento in Tunisia. Penso che l'Unione Europea abbia trovato dei partner che hanno recepito queste politiche, e ora stanno semplicemente rafforzandole. Ma in termini numerici, tutto ciò non ha impedito la migrazione e non fermerà il flusso migratorio.