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Lula da Silva ritorna in politica contro Bolsonaro
El Pais, 11 marzo 2021
L’ex presidente del Brasile darà vita a un fronte ampio per sfidare il suo rivale
Lula da Silva è ritornato in politica. 75 anni, si è vaccinato “come vuole Dio” da qualche giorno contro il coronavirus, l’ex presidente del Brasile, leader carismatico della sinistra latino-americana che una parte dei suoi compatrioti odia, ieri, nella sede del sindacato dei metalmeccanici di São Bernardo do Campo, sua roccaforte, ha parlato per la prima volta dall’annullamento delle condanne per corruzione: “Non riesco a pensare a cosa farò nel 2022, se mi candiderò per il Partito dei lavoratori o per un fronte ampio”. Ha chiarito, però, che intende creare un’alternativa a Jair Bolsonaro.
L’ex operaio metalmeccanico, presidente del Brasile tra il 2003 e il 2011, non ha spiegato come intende far fronte al presidente di estrema destra. Non ha chiarito se è disposto a guidare una candidatura di sinistra o dar vita ad un fronte con i partiti tradizionali del centro destra, lontano dal modello Bolsonaro. Lula ieri ha mostrato di aver l’energia per partecipare ad un eventuale duello contro il militare in pensione, 65 anni, con il quale non ha potuto battersi nel 2018, perché condannato. La decisione del giudice del Tribunale supremo, annunciata lunedì, di annullare le condanne contro Lula ha ripristinato i diritti politici persi al momento della condanna.
Lula ha pronunciato il suo discorso con il tono da candidato alle elezioni presidenziali, nel quale ha indicato le priorità per il Brasile: vaccini per tutti, ripristino dei versamenti contro il Coronavirus (in corso di elaborazione al Congresso) e creazione di occupazione. “Questo governo non si occupa di economia, di lavoro, di salario minimo, di salute, di ambiente, di istruzione, di giovani, di ragazzi della periferia…Allora, di cosa si occupa?”, ha chiesto durante un discorso nel quale ha fatto riferimento a Bolsonaro con poche e sprezzanti parole. Lula ha descritto il presidente come un incompetente la cui unica ossessione è armare la popolazione.
Lula da Silva ha mostrato tutto il fascino che ha conquistato persino Barack Obama. Ed ancora, nel discorso ha chiesto: “Da quanto tempo non parlano di investimenti, di creazione di occupazione, di redistribuzione del reddito?”. Allo stesso tempo, Bolsonaro ha risposto che Lula non ha “nulla di buono da offrire” e per questo lo ha accusato di fare la solita campagna del Partito dei Lavoratori “basata sulle critiche, sulle menzogne e sulla disinformazione”.
Il leader del Partito dei Lavoratori ha, quindi, risposto alle domande della stampa per due ore e mezza in piedi, davanti ad un leggio, senza leggere una sola nota, durante le quali si sono alternati momenti di emozione e altri di grande indignazione. La politica e la vita sono inseparabile per Lula: “Mi sento giovane da combattere molto. Mai arrendersi”.
Si è presentato di fronte a dirigenti del partito, a giornalisti e alla sua compagna, Rosangela Silva, nel luogo in cui è stato designato come dirigente sindacale e organizzatore degli scioperi dei lavoratori contro la dittatura alla fine degli anni ‘70. Nello stesso edificio in cui si rifugiò prima di consegnarsi alla polizia per scontare la condanna in carcere, dove è entrato nell’aprile del 2018, e da dove ne è uscito nel novembre del 2019. “So di essere stato vittima della menzogna giudiziaria più grande degli ultimi 500 anni”, ha dichiarato riferendosi alle condanne di 20 anni totali di carcere comminate per il caso Lava Jato. Ha rivolto nuovamente critiche dure al giudice Sergio Moro, che lo ha incarcerato, ai procuratori ed ai mezzi di comunicazione brasiliani.
Lula, che è sempre stato un sentimentale, ha ribadito di non provare odio o risentimento per il calvario subito fino a lunedì, quando gli sono stati restituiti i diritti politici. L’annullamento delle condanne da parte del giudice della Corte suprema si riferiscono a diversi casi di corruzione e riciclaggio di danaro legati al caso Lava Jato e saranno ripresi dal tribunale di Brasilia.
Ha detto: “Il Partito dei Lavoratori intende discutere con la classe politica, con chiunque al Congresso, per vedere come sistemare questo paese”. Intende riprendere il piano che è stato costretto ad abbandonare a causa della pandemia: viaggiare in Brasile per parlare con la gente, con i lavoratori, le casalinghe, gli uomini d’affari, per guardare negli occhi la gente, per abbracciarla.
Crisi e pandemia
Il presidente che ha portato milioni di persone fuori dalla povertà, ha portato loro l’elettricità e l’acqua, e, grazie alla prosperità, ha trasformato loro in consumatori e studenti universitari, ritiene che i suoi problemi personali siano poca cosa di fronte alla sofferenza dei brasiliani che non fanno colazione, non pranzano o non cenano o di fronte ai parenti dei 270.000 morti di coronavirus. Gli ospedali dell’intero territorio brasiliano sono già al limite. L’ultimo record di decessi degli ultimi sette giorni è di 2.286. “Chiedo che siano diffuse le informazioni necessarie affinché il popolo brasiliano non segua alcuna decisione stupida del presidente della repubblica e del ministro della salute (Eduadrdo Pazuello). Bisogna vaccinarsi! Tutti!”.
Lula vive a São Berbardo do Campo, comune di 850.000 persone che fa parte dello Stato di São Paulo. È arrivato indossando la mascherina rossa con il logo del Partito dei Lavoratori. Si è tolto la mascherina per pronunciare il discorso in un evento in cui si è data attenzione alle misure sanitarie per evitare il contagio. Lula è stato colpito dal coronavirus qualche mese fa. Ha superato la quarantena a Cuba. Le persone che appartengono alla sua fascia di età dovrebbero iniziare ad essere vaccinate a partire dalla prossima settimana.
L’ex presidente sente di essere stato scagionato dall’annullamento delle condanne, anche se non è stato assolto. Il giudice della Corte suprema ha analizzato il suo caso ed è giunto alla conclusione che c’è un errore di forma, in quanto il giudice Sergio Moro non era competente a giudicarlo. Lula ha ribadito quanto ha affermato negli ultimi cinque anni, e cioè che è stato vittima di persecuzioni e ha difeso i risultati conseguiti dal suo governo: “In 500 anni l’America Latina non ha fatto nessun lavoro di inclusione sociale”.
Lula ha ricordato di non è mai stato tentato di fuggire dal carcere, perché “ero così fiducioso e consapevole di quanto stesse accadendo in Brasile da essere sicuro che questo giorno sarebbe arrivato, e così è stato”. Tre anni fa si rifugiò per 48 ore nella sede del sindacato dei metalmeccanici, prima di consegnarsi alla polizia. L’annullamento della sua candidatura alle elezioni presidenziali, proprio mentre era il favorito nella corsa alla presidenza, ha spianato la strada a Bolsonaro verso il potere.
Per leggere l'articolo originale: Lula da Silva regresa al ruedo político contra Bolsonaro
Ocse: la ripresa dell'economia mondiale si realizzerà con un'accelerazione delle vaccinazioni contro il Covid
Le Monde, 10 marzo 2021
La ripresa dell'economia mondiale dipende in gran parte dall'efficacia delle campagne vaccinali su scala mondiale. Questa è una delle principali conclusioni a cui giunge l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, Ocse, nelle previsioni sulla crescita mondiale per il 2021 pubblicate il 9 marzo
L'Organizzazione, la cui sede è a Parigi, osserva che l'impatto economico delle restrizioni sanitarie è molto più limitato rispetto allo scorso anno, grazie alle misure di sostegno più mirate e ad un migliore adattamento dei consumatori e delle imprese. L'Ocse vede al rialzo le previsioni di crescita per il 2021 per la Turchia (il 5,9% contro il 2,9% previsti a dicembre), gli Stati Unti (il 6,5% contro il 3,2%) o l'India (il 12,6% contro il 7,9%), ma le vede al ribasso per qualche paese, tra cui la Francia (il 5,9% contro il 6%) o la Cina (il 7,8% contro l'8%).
L'uscita dalla crisi avverrà, quindi, in ordine sparso, a seconda dei paesi e a seconda dei settori economici. Gli Stati Uniti dovranno raggiungere il livello di Pil, che avevano prima della pandemia, nel primo semestre del 2021, seguiti dal Giappone alla fine del 2021. L'euro zona dovrebbe raggiungere il livello pre-pandemia a metà anno 2022. Se la produzione industriale nei paesi Ocse è ritornata al livello pre-crisi, il settore dei servizi continua a soffrire per le misure di confinamento o per le misure di restrizioni sanitarie.
Il settore del tempo libero, alberghiero, del commercio all'ingrosso e della distribuzione rappresentano il 20 – 30% dell'occupazione nella maggior parte delle economie. Il riassorbimento del costo sociale della crisi è ancora lontano. I 37 paesi membri dell'Ocse contano 10 milioni di disoccupati in più in un anno e il numero delle ore lavorate è in calo del 5% nei paesi ricchi. Le più colpite dalla disoccupazione sono le donne, i giovani e i lavoratori con reddito basso.
Aumentare la solidarietà
L'Ocse ritiene che “le politiche monetarie e fiscali debbano continuare a stimolare la domanda”. Questo è avvenuto negli Stati Uniti, dove, a dicembre, l'approvazione del piano di 900 miliardi di dollari (758 miliardi di euro), ossia l'equivalente del 4% del Pil per paese, ha aumentato i redditi delle famiglie dell'11% il mese successivo. Un altro piano, dell'ammontare di 1.900 miliardi di dollari, dovrà essere approvato questa settimana dal Congresso. Secondo i calcoli fatti dall'Ocse, la crescita dell'America potrebbe aumentare da 3 a 4 punti percentuali in un anno.
La società di ricerca Oxford Economics stima che un aumento del 7% del Pil degli Stati Uniti nel 2021 rappresenterà la crescita più forte dall'inizio degli anni '80, grazie al consumo delle famiglie.
L'economia mondiale dovrebbe trarne beneficio: l'Ocse ritiene che l'impatto sulla crescita sia di 1 punto percentuale aggiuntivo. Tuttavia, l'istituzione è preoccupata per la lentezza con cui si sta realizzando il piano per la ripresa dell'economia europea di 750 miliardi di euro, comunicato nel maggio del 2020, mentre i versamenti dei primi pagamenti non sono ancora pervenuti. Tutti questi sforzi rischiano di essere inutili se la situazione sanitaria non migliorerà e se le economie non usciranno dal confinamento. “Bisogna accelerare le vaccinazioni, altrimenti il costo economico e sociale della pandemia rischierà di aumentare”, insiste Laurence Boone, capo economista Ocse. Per aumentare la produzione delle dosi di vaccino, l'Ocse suggerisce di utilizzare l'iniziativa C-tap, creata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2020, per rendere disponibili tutti i trattamenti, i vaccini, i test e altre tecnologie sanitarie per combattere il Covid-19 sviluppate dalle aziende farmaceutiche, senza sospendere i diritti di proprietà intellettuale.
Laurence Boone spiega: "La risposta fiscale e monetaria dell'Unione europea alla crisi è stata necessaria, adeguata e rapida. Gli stessi sforzi devono essere profusi per le vaccinazioni, poiché le economie non si apriranno e le misure di sostegno aumenteranno il risparmio senza far ripartire l'economia”.
In nome dei loro stessi interessi, i paesi ricchi devono aumentare gli sforzi di solidarietà internazionale. L'Ocse ritiene che “Le risorse necessarie che permettono di fornire i vaccini ai paesi con reddito basso sono scarse paragonate ai guadagni previsti in termini di ripresa economica mondiale”. Mentre l'Unione europea ha ordinato un numero doppio di vaccini rispetto al numero dei suoi abitanti, un paese come il Sud Africa riesce soltanto a coprire un quarto della sua popolazione.
Colli di bottiglia
L'accelerazione della ripresa economica mondiale ha generato timori per il ritorno dell'inflazione, come evidenzia il recente aumento dei tassi di interesse negli Stati Uniti e nell'Unione europea. Questo aumento dei prezzi è favorito dalla ripresa economica della Cina più rapida del previsto, che a sua volta comporta un aumento dei prezzi delle materie prime, e l'emergere di colli di bottiglia nella produzione e nel trasporto marittimo di semi conduttori. Ma per l'Ocse questo sarebbe un fenomeno transitorio che non dovrebbe condurre, almeno negli Stati Uniti, ad un aumento degli interessi. La minaccia verrebbe, invece, da altrove: “Il debito elevato è la preoccupazione comune di tutte le economie, soprattutto nelle imprese, dove l'onere del rimborso del debito nel settore privato è tanto elevato quanto quello durante la crisi finanziaria del 2009, mentre i tassi sono storicamente bassi.
Per leggere l'articolo originale: Pour l’OCDE, la reprise économique mondiale passe par une accélération de la vaccination contre le Covid-19
Oms: un quarto delle donne e ragazze ha subito abusi dal partner
The Guardian, 10 Marzo 2021
Il più grande studio realizzato sulla violenza rivela che una adolescente su quattro ha subito violenza domestica, i livelli peggiori di abuso sono stati subiti dalle donne a 30 anni
Secondo lo studio più grande condotto sulla prevalenza della violenza sulle donne, una donna e un adolescente su quattro hanno subito aggressioni fisiche o sessuali dal marito a dal partner. Il rapporto, condotto dall’Organizzazione mondiale della Sanità e dai partner delle Nazioni unite, ha rilevato che la violenza domestica ha inizio da giovani, si stima che un quarto di ragazze e donne giovani di età compresa tra i 15 e i 19 anni abbiano subito abusi almeno una volta nella loro vita. I tassi più alti sono stati registrati nella fascia di età che va dai 30 ai 39 anni.
L’Oms stima che quando i dati si riferiscono alla violenza subita da persone diverse dal partner, un terzo delle donne, con 15 anni di età o di età maggiore, tra 736 milioni e 852 milioni, hanno conosciuto una forma di violenza sessuale o fisica nel corso della loro vita.
Lo studio ha analizzato i dati relativi alla violenza commessa da persone diverse dal partner, cioè da colui che non conosce la vittima o che la conosce solo superficialmente, e dal partner in 161 Paesi, ed è stata pubblicata tra il 2000 e il 2018. Lo scorso anno le Nazioni unite hanno previsto almeno 15 milioni di casi di violenza domestica in più nel mondo, come conseguenza delle restrizioni provocate dal coronavirus.
Il rapporto dell’Oms si è concentrato sulla violenza fisica e sessuale, ma ha osservato che i tassi attuali sarebbero più alti se si includessero altre forme di abusi, come la violenza online e le molestie sessuali. I livelli di violenza sono stati più alti nei Paesi con reddito medio basso. L’Asia meridionale e l’Africa sub-Sahariana presentano tassi altissimi di violenza commessa dal partner tra le donne e le ragazze di età compresa tra i 15 anni e i 49 anni. In cinque paesi, Kiribati, le isole Fiji, Papua Nuova Guinea, Bangladesh e le Isole Salomone, più della metà delle donne hanno subito violenza dal partner almeno una volta.
La Repubblica Democratica del Congo presenta il tasso più alto di violenza, il 47%, dell’Africa sub-Sahariana in questa fascia di età, seguita dalla Guinea Equatoriale, 46%, dall’Uganda, 45%, e dalla Liberia, 43%. I tassi più bassi di violenza sono stati riscontrati nell’Europa meridionale ed orientale e nell’Asia centrale ed orientale. Nel Regno Unito, il 24% delle donne di età compresa tra i 15 e i 49 anni ha subito violenza da parte del partner.
Il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom, ha affermato: “La violenza contro le donne è endemica nelle culture di ogni paese, danneggiano milioni di donne e le laro famiglie, ed è stata esacerbata dalla pandemia del Covid 19”. “Ma, contrariamente al Covid-19, la violenza contro le donne non può essere fermata con un vaccino. Possiamo soltanto combatterla con sforzi radicati e continui, da parte di governi, di comunità e di individui, affinché cambino gli atteggiamenti nocivi, migliorino l’accesso alle opportunità ed ai servizi destinati alle donne ed alle ragazze e promuovano relazioni sane, basate sul rispetto reciproco”.
Claudia García-Moreno, che conduce il lavoro dell’Oms sulla violenza contro le donne, ha affermato che i dati dovrebbero essere una “campana d’allarme” per i governi sull’urgenza della situazione. Ha aggiunto: “Bisogna iniziare rendendo le scuole più sicure, dato che in molti paesi e contesti, purtroppo, non lo sono”. È necessaria l’educazione sessuale e lezioni su come costruire relazioni sane, basate sull’uguaglianza e sul rispetto reciproco. García-Moreno ha detto che la violenza sulle donne deve essere trattata come un problema sociale, nel quale gli uomini e i ragazzi devono partecipare. “Uno dei problemi è che la violenza è spesso considerata come una questione femminile”.
Anthony Davis, consulente per le politiche di genere presso la rappresentanza del Regno Unito dell’associazione di beneficenza per gli adolescenti, la Plan International, è d’accordo. Ha affermato che è importante che le ragazze abbiano pieno accesso alle risorse ed ai servizi per aiutare a prevenire e a rispondere ai casi di violenza.
Ma ha aggiunto che la violenza di genere è una causa ed una conseguenza delle disuguaglianze di genere che devono essere sradicate. “Una parte importante consiste nel lavorare direttamente con uomini e ragazzi per comprendere le loro prospettive, il motivo per cui hanno certe idee e lavorare realmente con loro per smantellare nel lungo termine alcune di queste convinzioni gravi, nonché sostenere e responsabilizzare le ragazze e le donne per realizzare le loro potenzialità”.
Le risorse per contrastare la violenza sulle donne sono aumentate negli ultimi cinque anni. Secondo le analisi del sito web Donor Tracker sulle tendenze dei finanziamenti, gli aiuti bilaterali dei paesi donatori del comitato Ocse per l’aiuto allo sviluppo, Dac, sono aumentati, passando da 121 milioni di dollari nel 2016 a 449 milioni di dollari nel 2019, la maggioranza proveniente dai programmi dell’Unione europea.
Ma questi aumenti equivalgono allo 0.33% del bilancio totale dei suddetti paesi. Per García-Moreno è “una miseria se si considera la prevalenza della violenza, se si considerano milioni di donne e di figli che ne sono vittime”.
Nel primo dei due forum dedicato all’uguaglianza tra le generazioni, organizzato dalla Un Women per la fine di marzo, sarà presentato un modello di progetto provvisorio che affronterà la violenza contro le donne e le ragazze, elaborata dalle Ong, dai funzionari di governo e dai dirigenti d’azienda. Il progetto provvisorio rivolgerà un appello affinché si aumentino del 50% le risorse alle organizzazioni per i diritti delle donne volte a per contrastare la violenza nei prossimi cinque anni.
Per leggere l'articolo originale: Quarter of women and girls have been abused by a partner, says WHO
La doppia lotta delle donne birmane
El Pais, 7 marzo 2021
Il ritorno dei militari al potere mette a rischio i progressi compiuti negli ultimi anni in materia di parità di genere
Mya Thwet Thwet Khaing ha compiuto 20 anni mentre si trovava nel reparto di terapia intensiva di un ospedale della capitale birmana di Naypydó, dopo essere stata colpita alla testa. La giovane donna è stata la prima vittima, e sono già almeno 54 le vittime, dopo gli attacchi delle forze di sicurezza contro i manifestanti che da un mese chiedono il ritorno della democrazia in Myanmar, soppressa dai militari nel colpo di Stato del 1° febbraio. La sua morte si è trasformata in un incoraggiamento per le più giovani, per un numero alto di donne, a continuare a scendere in piazza chiedendo in massa il ritorno della dirigente scelta dalla maggioranza dei birmani nelle elezioni di novembre, Aung San Suu Kyi, deposta dall'esercito, noto come Tatmadaw, composto di soli uomini nei ranghi superiori.
Non vogliono essere martiri, ma parte essenziale della lotta. Tin Tin Nyo, dell'Unione delle donne birmane, afferma in un discorso pubblicato online e organizzato dall'Associazione per lo sviluppo dei diritti umani:“Siamo insieme per far cadere il regime militare e ripristinare la democrazia. Noi donne ci proteggiamo dall'esercito e dalle sue armi, ma dobbiamo anche combattere la discriminazione ". Insegnanti, operai tessili, medici, infermieri, studenti ... Centinaia di migliaia di donne, molte giovani come Mya Thwet Thwet Khaing, si sono unite con determinazione alle proteste e al Movimento di Disobbedienza Civile, che resiste a militari. Tin Tin Nyo aggiunge: "Direi che le donne rappresentano più del 50% dei partecipanti alle proteste e al Movimento di Disobbedienza Civile”.
Il ruolo delle donne birmane in prima linea ha avuto conseguenze fatali per alcune. Gli attivisti e le organizzazioni per i diritti delle donne in Myanmar stimano che, oltre alla ventenne morta a Naypydó il 23 febbraio, almeno altre sei donne abbiano perso la vita negli attacchi delle forze di sicurezza. Negli ultimi giorni la polizia e i militari hanno intensificato la violenza contro i manifestanti. Mercoledì ci sono stati almeno 38 morti, è stato ad oggi il giorno più sanguinoso, i militari hanno sparato non solo proiettili di gomma o gas lacrimogeni, ma anche proiettili veri. Tra le vittime c'è Ma Kyal Sin, nota come Angel. Nelle immagini della settimana scorsa è apparsa vestita con una maglietta nera con la scritta "Andrà tutto bene" e jeans logori prima di morire nelle proteste a Mandalay, la seconda città più grande del paese, che l'hanno resa un'eroina del Movimento per la Disobbedienza Civile. Un colpo alla testa ha tolto la vita alla giovane amante del taekwondo. Era diventata maggiorenne da poco e si rifiutava di mettere il suo futuro nelle mani dei generali.
Le donne costituiscono il 52% della popolazione del Myanmar (54 milioni), dove pur essendo la maggioranza, non sono rappresentate in modo proporzionale nelle istituzioni. Prima del colpo di stato, detenevano solo l'11% dei seggi in Parlamento. Secondo i dati dell'Agenzia delle Nazioni Unite per le donne, l'85% degli uomini in età lavorativa (15-64 anni) fa parte della forza lavoro, mentre solo il 51% delle donne ha un lavoro riconosciuto.
La loro partecipazione è praticamente inesistente, sia nell'esercito e sia nella polizia, soprattutto nei ranghi più alti. Secondo le indagini delle Nazioni Unite, non c'è posto nel Tatmadaw per le donne, noto per la sua brutalità e per gli stupri, dove sono considerate impure e deboli, e tanto meno non c'è posto per la lotta all'uguaglianza che era stata timidamente portata avanti sotto la direzione di Aung San Suu Kyi negli ultimi dieci anni, durante l'esperimento della transizione verso la democrazia guidata dalla dirigente di fatto del governo civile, ora arrestata e accusata di almeno tre capi d'accusa che potrebbero tenerla in prigione per anni.
Con il ritorno dei generali, il patriarcato si impone nuovamente ufficialmente, anche se non è mai andato via del tutto. "Il ritorno del patriarcato rappresenta una battuta d'arresto pericolosa per le donne e la comunità Lgbt, e una grave minaccia per tutti i progressi realizzati negli ultimi anni", dice May Sabe Phyu, attivista birmana per i diritti delle donne e delle minoranze etniche. Durante il mandato di Suu Kyi, dirigente di fatto del governo dopo che il suo partito, la Lega Nazionale per la Democrazia, ha vinto nelle elezioni del 2015, è stato approvato un piano per la tutela dei diritti delle donne. Una delle lotte centrali delle attiviste ha riguardato la presentazione della legge contro la violenza di genere, la cui bozza è in lavorazione da anni e ora si esclude che possa far parte dell'agenda militare.
“In un paese in cui i valori patriarcali prevalgono ancora nella vita di tutti i giorni (come, ad esempio, servire il pasto prima ad un uomo o camminare dietro di lui), è molto difficile essere femministe. Stava diventando più facile discutere di abusi sessuali o questioni del genere, ma ora sarà impossibile ", dice la giovane Nandar, creatrice di un podcast, Feminist Talks with Nandar, che ha avuto molto successo tra le giovani della sua generazione, dove ha affrontato questioni, come l'aborto, che sono ancora tabù in Myanmar.
La paura di perdere le libertà conquistate ha incoraggiato le donne a scendere nelle strade, ricorrendo a volte a strategie creative per deridere i generali. Sono uscite in gruppo vestite da sposa, ma hanno anche affrontato la polizia vestite con abiti comodi e protette da elmetti; hanno steso il loro tradizionale sarong, tessuto colorato tipico del sud-est asiatico che avvolge il corpo e viene annodato in vita, a terra per proteggere l'area dalle proteste, nella speranza che gli ufficiali non li calpestassero per raggiungere i manifestanti (un'antica superstizione del paese dice che porta sfortuna calpestare quel tessuto). Hanno cucito immagini del comandante in capo del Tatmadaw, Min Aung Hlaing, che si fanno beffa della virilità discutibile di un uomo famoso per la sua bassa statura, che ha denunciato "il mancato decoro" per l'abbigliamento indossato dai manifestanti, una critica subdola alle manifestanti che partecipano alle marce.
La loro lotta continua, sotto la minaccia delle forze armate che hanno raggiunto i livelli di violenza praticata nel 1988, quando migliaia di persone furono uccise nelle proteste per la democrazia barbaramente represse dall'esercito. La paura di vivere sotto una nuova giunta militare, che è stata precedentemente al potere per mezzo secolo, dal 1962 al 2011, è più forte della paura di morire nelle strade, trasformate in campi di battaglia in decine di città birmane. “Per la prima volta nella mia vita ho perso la speranza dopo il colpo di stato. Non dobbiamo essere arrestate o uccise, ci sentiamo già indifese. Le nostre voci non contano con l'esercito al potere”, afferma Nandar.
Per leggere l'articolo originale: La doble lucha de las mujeres de Myanmar
Analisi. Per ravvivare l’economia, Biden punta sui poveri
The New York Times, 7 marzo 2021
Con il pacchetto di aiuti di 1.9 trilioni di dollari che parte dal basso, Biden segna una netta discontinuità rispetto al disegno di legge sul taglio delle tasse che fu la prima grande vittoria legislativa del presidente Donald J. Trump
Per rilanciare l’economia in difficoltà, il presidente Biden guarda ai lavoratori meno pagati in America e alle persone che attualmente non sono nelle condizioni di lavorare. Il pacchetto di aiuti di 1.9 trilioni di dollari di Biden, che è stato approvato al Senato sabato e che potrebbe essere firmato dal presidente nei prossimi giorni, aiuterà la stragrande maggiorana dei percettori di redditi bassi e la classe media, con pochi aiuti diretti ai percettori di redditi alti, che hanno in gran parte mantenuto i loro posti di lavoro e aumentato i loro risparmi nell’ultimo anno.
Per il presidente il piano non rappresenta solo misure di stimolo dell’economia. È la dichiarazione che la sua politica economica fa propri i principi democratici che gli economisti liberali hanno sposato negli ultimi decenni: il modo migliore per accelerare la crescita economica è partire dal basso.
L’approccio di Biden che emerge dalla legge più importante in materia economica è in netto contrasto con il presidente Donald J. Trump, il cui sforzo iniziale al Congresso fu di approvare nel 2017 un pacchetto per la riduzione delle tasse che avvantaggiò diffusamente le imprese e i benestanti americani.
Il “Piano americano di salvataggio” presentato da Biden comprende più benefici generosi diretti agli americani con reddito basso rispetto alle serie di stimoli approvati lo scorso anno da Trump, anche se giunge in un momento in cui le statistiche relative all’economia ed ai vaccini contro il coronavirus suggeriscono che l’economia è pronta a decollare. Il piano si concentra sulle persone più che sulle imprese e dovrebbe aiutare soprattutto le donne e le minoranze etniche, perché hanno subito maggiormente le conseguenze della recessione provocata dalla pandemia.
I ricercatori prevedono che potrebbe diventare una delle leggi più efficaci contro la povertà mai approvate in una generazione. Il Center on Poverty and Social Policy della Columbia University ritiene che i provvedimenti del piano, che comprendono un’espansione generosa di sgravi fiscali per gli americani con reddito basso e figli a carico, ridurranno il tasso di povertà di oltre un quarto per gli adulti e dimezzeranno il tasso di povertà infantile.
Rispetto alle leggi di stimoli economici approvati da Trump, la nuova legge contiene disposizioni volte a contrastare il virus stesso, dal momento che prevede di destinare danaro ai test anti Covid e alla distribuzione dei vaccini.
Ma comprende anche elementi delle annose priorità dei Democratici rivolte diffusamente agli americani con reddito basso, indipendentemente dal fatto che siano stati danneggiati finanziariamente dalla pandemia. Oltre agli sgravi fiscali, la legge, tra le altre disposizioni, aumenta i sussidi all’assistenza all’infanzia, amplia i criteri di ammissibilità dell’Affordable Care Act, di fruizione dei buoni alimentari, di assistenza all’affitto e di indennità alla disoccupazione. Inoltre, Biden ha cercato di includere nella legge il salario minimo di 15 dollari, ma non è sopravvissuto alle regole parlamentari del Senato.
La squadra economica di Biden punta su assegni di 1.400 dollari per persona, su aiuti più generosi per i disoccupati e su altri benefici della rete di sicurezza per accelerare la crescita economica, dando danaro alle persone che hanno bisogno di pagare subito le bollette, acquistare alimenti ed evitare lo sfratto o il pignoramento, al contrario dei percettori di reddito alto che probabilmente hanno risparmiato danaro.
Molti economisti prevedono che l’aumento della spesa al consumo incoraggerà le assunzioni e la produzione aziendale, contribuendo, in questo modo, a portare l’economia al tasso di crescita più alto mai registrato dalla metà degli anni ’80.
Il piano Biden ha fatto infuriare i Repubblicani al Congresso, che hanno spinto il presidente a concentrarsi su sforzi volti a sostenere le imprese paralizzate dalla pandemia e a revocare quanto prima le barriere rimanenti alla piena riapertura delle attività economiche. Inoltre, il piano ha suscitato avvertimenti dei traders di Wall Street e di economisti liberali di alto profilo, come l’ex segretario al Tesoro, Lawrence Summers, che temono che un sostegno forte all’economia possa portare l’inflazione ad un livello pericolosamente alto.
Mentre i conservatori e i falchi del fisco definiscono la legge Biden una spesa dispendiosa, non mirata o controproducente, agli occhi di Biden e dei suoi alleati, contiene gli elementi centrali di una ripresa grande, quando la distribuzione diffusa dei vaccini riporterà il paese alla normalità.
“Concentrarsi sui lavoratori emarginati”, ha affermato Janelle Jones, capo economista presso il Dipartimento del Lavoro, “è davvero il modo per garantire che stiamo portando vantaggi a tutti”.
Come quello di Biden, il primo atto legislativo importante di Trump fu ritenuto dagli analisti del bilancio che andasse ad aumentare il debito federale di quasi 2 trilioni di dollari. Come quello di Trump, Biden ha utilizzato un processo parlamentare che ha permesso l’approvazione della legge senza un solo voto del partito avversario. I due presidenti hanno ritenuto che i loro piani fossero un aiuto cruciale per un’economia impantanata in una crescita terribilmente lenta.
Ma a differenza di Biden, Trump adottò un approccio che partiva dall’alto per rilanciare la crescita economica e dei salari, ridusse le tasse alle imprese, insieme ai tagli delle aliquote fiscali individuali per tutte le fasce di reddito. I suoi consiglieri avevano previsto che le misure avrebbero accelerato in modo significativo gli investimenti delle imprese e generato un’espansione economica sostenuta che avrebbe, a sua volta, fatto salire i redditi dei lavoratori con reddito basso e i lavoratori della classe media, anche se i benefici diretti della legge erano sproporzionatamente concentrati sui ricchi.
Un aumento sostenuto degli investimenti non si è mai concretizzato, ma gli economisti in generale erano d’accordo che i tagli avrebbero contribuito ad aiutare temporaneamente la crescita economica e dei salari nell’anno successivo.
I percettori di reddito alto e le grandi aziende hanno mostrato, oggi, scarso interesse negli aiuti del governo. In generale, la recessione causata dalla pandemia e la ripresa economica li ha arricchiti. I lavoratori che ricevono salari più alti e coloro che possono lavorare da remoto rischiano maggiormente di essere licenziati, ed hanno accumulato risparmi durante la ripresa. Le aziende come Amazon hanno guadagnato quote di mercato con il cambiamento delle abitudini dei consumatori.
Ma tra le fasce di reddito più basse, soprattutto tra le famiglie nere e latino-americane, milioni di americani ancora sentono il dolore profondo della recessione. L’economia ha circa 10 milioni di posti di lavoro in meno rispetto al picco raggiunto nella fase precedente alla pandemia, con le donne di tutte le etnie e gli uomini di colore che lottano ancora per riavere un‘occupazione. Il tasso di disoccupazione per gli uomini neri rimane al di sopra del 10%.
I risultati dell’indagine del Census Household Pulse, analizzati da Lena Simet, ricercatrice sulla povertà e sulle disuguaglianze presso l’Osservatorio per i Diritti Umani, dimostrano che le sfide di un’economia in difficoltà sono concentrate tra i percettori di reddito basso e tra i disoccupati. Quasi la metà delle famiglie con meno di 35.000 dollari l’anno hanno riferito di essere rimaste indietro con i pagamenti. Un quarto delle famiglie ha riferito di non avere abbastanza cibo.
Il piano Biden sarà rivolto a quelle famiglie che hanno bisogno dell’assistenza del governo. Elizabeth Pancotti, direttore politico presso Employ America, situata a Washington, che sostiene il piano Biden, ha calcolato che i benefici della legge andranno a favore di diversi americani colpiti duramente.
Pancotti prevede che ad una madre lavoratrice single, con un figlio di 3 anni, che riceve il salario minimo federale, con appena 16.000 dollari l’anno, la legge fornirà 4.775 dollari di benefici diretti. Una famiglia monoreddito di quattro persone, e un solo disoccupato rimasto a casa per far fronte agli obblighi di assistenza all’infanzia, i benefici potrebbero ammontare a 12.460 dollari.
Il Tax Policy Center di Washington stima che i soli pagamenti diretti e gli sgravi fiscali estesi dalla legge aumenteranno, quest’anno, il reddito, dedotto dalle tasse, di oltre il 20% delle famiglie medie situate nel quintile più basso dei percettori di reddito degli Stati Uniti. In precedenza, era stato previsto che i tagli delle tasse decise da Trump avrebbero aumentato il reddito della stessa fascia di reddito meno dell’1% nel primo anno.
“Siamo lontani da un’economia regressiva rivolta all’offerta”, ha affermato il senatore democratico del Colorado, Michael Bennet, da tempo sostenitore del credito fiscale esteso ai figli per combattere la povertà. “Questa è un’economia progressista che dà soldi ai lavoratori perché possano spenderli”.
I precedenti pacchetti di misure economiche, inclusi i pacchetti firmati da Trump lo scorso marzo, hanno aiutato i lavoratori rimasti disoccupati e i percettori di reddito basso a superare la crisi fino ad ora, e persino, in molti casi, a risparmiare.
La ricerca condotta dal JP Morgan Chase Institute mostra che i lavoratori con reddito basso spendono più rapidamente i risparmi accantonati in estate rispetto agli alti percettori di reddito, suggerendo che questi potrebbero aiutare maggiormente la ripresa e investire probabilmente quel danaro.
Fiona Greig, presidente dell’istituto, ha affermato: “Non so se dobbiamo realmente stimolare la domanda delle famiglie ad alto reddito, o le famiglie che non hanno sofferto sul piano finanziario”.
Il piano Biden, soprattutto per i pagamenti diretti, fornirà un aiuto agli americani che non hanno incontrato difficoltà finanziarie lo scorso anno, un fatto che secondo la Casa Bianca è inevitabile. I Repubblicani, le associazioni imprenditoriali e molti economisti hanno criticato i pagamenti diretti per queste ragioni, persino dopo la decisione assunta dai Democratici questa settimana di limitare gli assegni alle persone che guadagnano meno di 80.000 dollari l’anno e alle famiglie che guadagnano meno di 160.000 dollari.
I Repubblicani hanno avvertito che il piano potrebbe scoraggiare gli americani dal lavorare, sia per gli sgravi fiscali non legati all’occupazione e sia per i 300 dollari aggiuntivi la settimana dati all’indennità di disoccupazione a partire da settembre.
La ricerca degli economisti della University of Chicago e del Jp Morgan Chase Institute ha individuato pochi elementi che le misure temporanee di 600 dollari aggiuntivi di benefici approvati da Trump lo scorso anno abbiano scoraggiato i disoccupati dal cercare lavoro.
Esiste il rischio che i disincentivi possano essere più ampi quest’anno, se le attività economiche riapriranno rapidamente e i posti di lavoro si renderanno ampiamente disponibili, ha affermato Peter Ganong, economista della University of Chicago e coautore della ricerca. Ma esiste anche il rischio che le attività economiche non riapriranno rapidamente come sperato, se, ad esempio, le varianti del virus risulteranno resistenti al vaccino. In questo caso, i benefici aggiuntivi potranno aiutare le persone a restare a casa, a portare il cibo a tavola e a mantenere in funzione il motore dell’economia, la spesa al consumo.
Per leggere l'articolo originale: To Juice the Economy, Biden Bets on the Poor