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Desta impressione, la proposta di legge contro i migranti presentata dal governo conservatore britannico lo scorso 7 marzo. Non è tanto un giro di vite, per quanto spietato, contro le persone che arrivano su piccole imbarcazioni in cerca di rifugio o asilo. È proprio un muro senza possibilità di scampo, quello ideato dal premier Rishi Sunak e dalla ministra dell’Interno Suella Braverman. Bando a vita per chiunque, “illegalmente”, si imbarchi verso la Gran Bretagna: non potrà mai più riprovarci né chiedere la cittadinanza. I migranti saranno detenuti per 28 giorni e poi rimpatriati nel loro paese d'origine o deportati in un “paese terzo” come il Ruanda (il cosiddetto Rwanda Plan, finora bloccato dai tribunali britannici), Stato che ha sottoscritto un controverso partenariato col Regno Unito. Qualsiasi loro richiesta di asilo sarà “inammissibile”. Spetterà al Parlamento britannico stabilire un tetto annuale al numero di richiedenti asilo che potranno essere reinsediati in base alle capacità di accoglienza delle autorità locali, ma i dettagli al riguardo sono ancora pochi.
Attualmente i richiedenti asilo hanno il diritto di restare nel Regno Unito mentre la loro richiesta viene presa in esame. Questo non sarebbe più possibile in base alla nuova legislazione, che però già suscita aperte e contrariate reazioni, e soprattutto scatena più di un interrogativo sulla sua “tenuta” legale, dal momento che sembra violare apertamente la Convenzione europea dei diritti dell'uomo e potrebbe essere bloccata dai ricorsi alla Corte europea.
Unhcr: vogliono cancellare il diritto di asilo
L'Unhcr, l’agenzia Onu per i rifugiati, ha immediatamente diffuso un comunicato contro la proposta di legge. La sua approvazione “equivarrebbe a un divieto di asilo”, ed “estinguerebbe il diritto di cercare protezione per i rifugiati nel Regno Unito per coloro che arrivano irregolarmente, non importa quanto genuina e convincente possa essere la loro richiesta, e senza alcuna considerazione delle loro circostanze individuali”, afferma l’agenzia Onu. “Ciò rappresenterebbe una chiara violazione della Convenzione sui rifugiati e minerebbe una lunga tradizione umanitaria di cui il popolo britannico è giustamente orgoglioso”.
Non esistono rifugiati illegali
L’agenzia ricorda che “la maggior parte delle persone in fuga da guerre e persecuzioni semplicemente non è in grado di accedere ai passaporti e ai visti richiesti. Non ci sono percorsi sicuri e 'legali' a loro disposizione. Negare loro l'accesso all'asilo su questa base mina lo scopo stesso per cui è stata istituita la Convenzione sui rifugiati”, che riconosce esplicitamente come i rifugiati possano “essere costretti a entrare irregolarmente in un paese di asilo”.
La lettera aperta di Paul Nowak (Tuc)
Le proposte del governo “macchiano la reputazione del Regno Unito”, “non solo volteremmo le spalle a chi ne ha veramente bisogno, ma violeremmo anche i nostri obblighi legali internazionali previsti dalla Convenzione sui rifugiati”. Lo afferma, in una lettera aperta alla ministra Braverman, il segretario generale del Tuc Paul Nowak. Il leader della confederazione sindacale britannica ha chiesto al governo di rivedere queste “misure nocive”: “È sconcertante che il governo stia sviluppando una proposta che vedrebbe le vittime della schiavitù moderna, trafficate nel Regno Unito a scopo di sfruttamento, vedersi negato il rifugio e rispedite alle bande criminali che per prime le hanno trafficate. Inoltre, le proposte rischiano di spingere molti lavoratori migranti nell'economia informale, dove i peggiori datori di lavoro si approfitteranno dei lavoratori che non hanno uno status legale e non possono ricorrere agli ispettorati del mercato del lavoro”.
“La proposta del governo e il linguaggio usato per descriverla sono divisivi - conclude Nowak - e alimenteranno la tensione nelle comunità britanniche. Lo si è visto di recente a Knowsley, dove i sostenitori dell'estrema destra hanno protestato violentemente contro i richiedenti asilo”.
I sindacati si schierano
Il segretario del Tuc si riferisce a quanto accaduto nelle settimane che hanno preceduto l’annuncio delle misure, quando diverse proteste organizzate da gruppi di estrema destra contro i migranti hanno preso di mira gli alberghi che ospitano i richiedenti asilo e sono culminate in violenti scontri con la polizia. Braverman ha addirittura difeso gli aggressori, dichiarando che le strutture di accoglienza stanno causando “comprensibili tensioni” e che i manifestanti che le prendono di mira non sono “razzisti”. Dichiarazioni che purtroppo non sorprendono: le elezioni di maggio si avvicinano, i Tories devono recuperare terreno ed evidentemente hanno deciso di farlo radicalizzandosi e parlando alla pancia di un potenziale elettorato che, stando a un recente sondaggio, indica nella questione delle imbarcazioni che solcano la Manica una delle priorità da affrontare.
In seguito agli scontri, alcune delle principali sigle sindacali britanniche (tra cui Unison e Gmb) coordinate dall’organizzazione di rappresentanza dei vigili del fuoco (Fbu) hanno invitato i propri iscritti a mobilitarsi contro i gruppi di estrema destra. “Nelle ultime settimane abbiamo assistito a un allarmante aumento della violenza e delle intimidazioni" e "il governo è complice di questi attacchi”, dichiarano le unions accusando “una campagna di retorica e demonizzazione che va avanti da tempo”.
Per le sigle sindacali la politica anti-migranti dei conservatori non è altro che “un tentativo di dividere la classe lavoratrice mettendo gli uni contro gli altri. Nell'ultimo decennio, il Regno Unito ha subito una crisi del tenore di vita, con salari in calo e servizi pubblici lasciati a marcire. La colpa è dei politici, dei miliardari e delle grandi aziende, non dei lavoratori immigrati o dei rifugiati costretti a vivere in alloggi temporanei. La campagna anti-rifugiati non offre soluzioni ai problemi reali delle comunità svantaggiate a cui spesso si rivolge. La risposta è la solidarietà, non il capro espiatorio”, concludono, e ribadiscono la richiesta di “percorsi sicuri e legali nel Regno Unito”.
Le cifre del fenomeno
Ma di quali numeri, e di quale emergenza, stiamo parlando? Secondo le stime del Guardian, nel 2022 45.755 persone hanno attraversato la Manica su “barchini” per raggiungere il Regno Unito, e la maggior parte di loro ha poi chiesto asilo. Quest'anno quasi 3.000 persone hanno già compiuto la traversata e le stime ufficiali ne prevedono oltre 80.000. Nel 2022, sono stati reinsediati nel Regno Unito 1.185 rifugiati, il 75% in meno rispetto al 2019. Sono stati inoltre rilasciati 4.473 visti di ricongiungimento familiare per rifugiati, con un calo del 40% rispetto ai livelli pre-Covid.
Sarà diversa, invece, la gestione dei flussi di forza lavoro migrante? Forse sì, se è vero quanto annuncia il Financial Times riguardo all’intenzione di Sunak di aumentare i visti d’ingresso per la manodopera, a cominciare dal settore delle costruzioni. Nel Regno c’è penuria di lavoratori. Ma questa è un’altra storia.