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Oggi, 1° giugno 2023, i membri del Parlamento europeo hanno votato con procedura d’urgenza la proposta di Regolamento a sostegno della produzione di munizioni (ASAP). A renderlo noto le associazioni Libertà e Giustizia, Rete italiana Pace e disarmo, Anpi e Arci spiegando che “prevede lo stanziamento di 500 milioni di euro di fondi del bilancio UE per sovvenzionare l'industria bellica, e ulteriori stanziamenti provenienti da una collaborazione privato-pubblica”. È stata quindi imboccata la direzione esattamente opposta a quella auspicata e richiesta dalle associazioni antimilitariste in una lettera ai Parlamenti europeo e italiano al Consiglio dell’Unione. La proposta continuerà poi il suo iter con una triangolazione tra Consiglio, Commissione e Parlamento europeo.
In un comunicato viene denunciato che “una grande quantità di denaro proveniente dalla fiscalità dei contribuenti europei andrà a imprese che, con il conflitto ucraino e in altre aree del mondo, stanno già guadagnando superprofitti esorbitanti”. Il rischio è quello che il Parlamento, “abdicando al proprio ruolo politico e istituzionale”, avvalli la proposta della Commissione, ormai nella sua veste di organismo decisore per la strategia e la produzione di armi nei 27 Paesi dell’UE.
‘Economia di guerra’, è questo il regime nel quale entra dunque l'Unione europea, secondo le associazioni italiane firmatarie della lettera, in quanto i provvedimenti che vengono “presentati sotto mentite spoglie di politica industriale marcano in realtà un ulteriore passaggio nel percorso della sua militarizzazione”. Altro rischio concreto è quello che sia dirottata alla produzione di un milione di munizioni parte dei fondi del Recovery fund destinati alla ripresa economica e il conseguente tentativo di superare le profonde disuguaglianze. “In ragione della “urgenza” – scrivono - sarà possibile derogare dalla direttiva sull’orario di lavoro, aumentandolo se e quando necessario; si aggirano inoltre le direttive in materia ambientale e di difesa della salute e sicurezza dei lavoratori, conquiste fondamentali per tutti i cittadini europei”.
Le associazioni proseguono spiegando il Regolamento ASAP nasce negli uffici della Commissione Europea e contraddice chiaramente quanto sancito nell’art. 41 del Trattato sull'Unione europea che vieta che "le spese derivanti da operazioni aventi implicazioni militari o di difesa" siano a carico del bilancio dell'UE. “Per questo riteniamo che il testo votato oggi dal Parlamento europeo violi il Trattato stesso, nonché la nostra Costituzione che all’art.11, a partire dal ‘ripudio della guerra’, limita le cessioni di sovranità ad ‘un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le nazioni’”.
“Siamo davanti a una gravissima violazione della natura e delle regole dell’Unione Europea – concludono - e per certi aspetti delle norme vigenti in materia di diritto al lavoro, tutela dell’ambiente e della salute. Per questa ragione, rimane aperta la via del ricorso giudiziario a livello nazionale ed europeo. Con tutte le associazioni che condividono queste posizioni, nei prossimi mesi ci batteremo per tornare ai valori antifascisti, dunque di pace e di solidarietà, che erano e sono i pilastri del progetto europeo”.