Il Coronavirus non ha colpito solo la salute dei cittadini europei, ma sta causando effetti anche sulle pensioni presenti e future. Un paper pubblicato dall’European Trade Union Institute, curato da David Natali, ci aiuta a fare il punto sulla situazione.
Durante i primi mesi del Covid, la maggior parte dei paesi europei ha varato misure a breve termine, riducendo o rinviando i contributi dovuti alle casse della previdenza. È successo ad esempio in Finlandia e in Spagna. Altri hanno aumentato le prestazioni per gli anziani, mettendo a disposizione risorse aggiuntive per la previdenza sociale. È successo in Germania e in Francia. In Germania, il governo ha deciso un'iniezione di liquidità di 5,3 miliardi di euro nel 2020 e fondi aggiuntivi nel 2021 nel bilancio della previdenza sociale. In Francia, oltre a sospendere le riforme pensionistiche previste, è stato concordato che il Fondo francese di riserva per le pensioni pagherà almeno altri 13 miliardi di euro per contribuire al finanziamento delle pensioni statali.
Quest’anno il Pil dell'Unione europea dovrebbe diminuire di circa il 7,5%, molto più che durante la recessione del 2008. In molti paesi europei il livello futuro delle prestazioni pensionistiche è influenzato direttamente dall'andamento del Pil: più il Pil diminuisce, meno aumentano le prestazioni. Si aggiunga la riduzione della base salariale, con una leva fiscale e contributi sociali più bassi. Un effetto che sarà aggravato dall'aumento della disoccupazione.
A causa del Covid, molti futuri pensionati rischiano di avere assegni più bassi. Per questo rispetto al passato nel dibattito politico europeo sono emerse posizioni più propense a migliorare la protezione degli anziani. Secondo Natali, la posizione di Mario Draghi, ex presidente della Bce, è un caso interessante da considerare. Per Draghi il Covid-19 rappresenta una crisi massiccia che richiede risposte senza precedenti: in particolare, un aumento significativo del debito pubblico. Un aumento del debito sarebbe giustificato dalla necessità di proteggere le giovani generazioni che rischiano di essere massicciamente colpite dalla pandemia. Un’altra posizione – prosegue il paper Etui – rappresenta un cambiamento più esplicito e chiede un "contraccolpo all’austerità". Nel campo politico e nell’opinione pubblica si fa strada la richiesta di un programma di “post-austerità”.
Secondo il paper dell’istituto sindacale europeo le riforme dovrebbero concentrarsi sui gruppi sociali più a rischio, ad esempio sui lavoratori atipici, sulle donne e sugli autonomi. Senza ricadere nella semplificazione che vuole i giovani in guerra contro gli anziani. I responsabili politici e gli stakeholder dovrebbero affrontare sia le questioni della sostenibilità finanziaria che quelle dell'adeguatezza delle pensioni. Queste ultime sono fondamentali per evitare che la recessione economica si trasformi in una crisi sociale per gli anziani.