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“Crolla l’export, Pil a zero, Marche in recessione. La Regione? Racconta un’altra realtà. Urge una politica industriale”. È quanto sostiene Giuseppe Santarelli, segretario generale Cgil Marche, commentando gli ultimi dati sull’export. Le Marche segnano le peggiori performance tra le regioni industriali. “La situazione è preoccupante – continua Santarelli –: all’interno di un quadro già negativo a livello internazionale e nazionale, ci sono nodi strutturali che riguardano le piccole e medie imprese. Dobbiamo risolvere questi nodi perché altrimenti ci saranno altre crisi nei prossimi anni”.
I dati: crollo export dell’8,6%. Cgil: “Ci aspettano stagnazione e recessione”


Secondo i dati Istat, rielaborati dall’Ires Cgil Marche, nel 2024 l’export segna, rispetto all’anno precedente, un crollo dell’8,6% (esclusa la farmaceutica) contro l’1,2% del nazionale. Il dato precipita a -9,6% se si confrontano il 2024 con il 2022. I settori più colpiti sono la meccanica con -15,1%, la moda con -6,1% e il mobile con -3%, mentre tengono agroalimentare e gomma e plastica. “Le previsioni di crescita del Pil per il 2025 sono dello 0,4% – sottolinea Santarelli – contro lo 0,7% dell’Italia. Insomma, si cresce la metà: il 2025 si annuncia un anno molto duro considerando che il 70% dell’export locale è verso l’Europa e solo il 9% verso gli Usa. Chi colpisce l’Europa da un punto di vista commerciale, colpisce anche le Marche”. Dunque, “stagnazione del Pil e recessione”.
Santarelli: “Per la Regione siamo in salute? Ma se siamo ultimi per crescita e ricchezza”
“La Regione racconta le Marche in salute ma siamo ultime per crescita e ricchezza. Stiamo sprecando soldi pubblici, quelli del Pnrr, dei fondi Ue e del fondo complementare sisma. Si spende a pioggia tanto che si è passati da una media di 155 mila euro a progetto sui fondi Ue a una media del ciclo precedente di 350 mila euro. Questo significa che si frammenta la spesa in un’ottica clientelare e assistenziale in vista delle elezioni”. Ma intanto, conclude Santarelli, “bisogna risolvere le crisi in atto e far recuperare alle imprese gli svantaggi competitivi che si sono ampliati”.