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Non sono bastate le bocciature delle Regioni, della Ragioneria dello Stato, di 14 tra i maggiori scienziati del Paese e della Corte dei Conti che richiamano allarmati il governo alla necessità di maggiori finanziamenti per il Servizio Sanitario Nazionale. Le Regioni paventano di ricorrere alla Corte Costituzionale se non verrà cancellata una norma che nell’ultimo Dl sul Pnrr sottrae ai sistemi sanitari regionali ben 1,2 miliardi di euro. Il Ragioniere Generale dello Stato intima all’esecutivo di non destinare ad altro le risorse previste per i Lea. La Corte dei Conti rende evidente quanto già conosciuto: in Italia si spende assai meno rispetto agli altri paesi europei per la sanità pubblica, e le famiglie sono costrette a metterci assai soldi di tasca propria. E il ministro della Salute risponde che mai tanti soldi sono stati destinati alla sanità come da quando il centro destra governa.
La forza banale della realtà
A richiamare alla realtà, e a svelare i trucchi contabili ci pensa la segretaria generale della Fp Cgil Serena Sorrentino che afferma: “Sulle risorse alla sanità Schillaci dimentica due dati. Il primo è che le risorse aggiuntive sono vincolate al rinnovo dei Ccnl del personale sanitario e che sono un terzo di quello che servirebbe per far recuperare potere d’acquisto ai salari falcidiati dall’inflazione e quindi vanno aumentate e poi che, come le Regioni denunciano, sono aumentati i costi di gestione e la domanda di prestazioni. Il governo Meloni ha messo una pezza su una voragine perché sulla sanità manca visione e un progetto di investimento sulla riforma del sistema di cure a misura del cittadino. In più siamo al palo su Pnrr e dm 77, siamo lontani dall’incremento necessario di personale, cresce la spesa privata e le differenze territoriali aumentano”.
La fantasia al potere
Facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire l’antefatto. Arrampicarsi sugli specchi è pur sempre un’abilità, ma spesso si scivola tornando con i piedi per terra. Ed ecco l’antefatto, intervenendo ad un convegno dal titolo “La salute come diritto fondamentale per una riforma della Costituzione” il ministro della salute Schillaci ha affermato: “Dire che stiamo facendo dei tagli alla Sanità è falso. Ci sono 3 miliardi in più per il 2024, 4 per il 2025, 4,2 per il 2026. Non ricordo incrementi di questa portata nelle finanziarie di qualche anno fa”.
Ecco spiegata la risposta di Sorrentino, per altro il ministro dovrebbe ricordare quanto da lui sottoscritto insieme ai colleghi dell’esecutivo e votato dai parlamentari della maggioranza di destra, che a ottobre è stato il governo ha prevedere nella Nadef una costante e ulteriore riduzione delle risorse per la sanità. Per quest’anno al Ssn è stato destinato – da Meloni e company - il 6,3% del Pil (nel 2022 ultima legge di bilancio siglata dal governo Draghi era al 6,9%), cifra confermata per il 2025 mentre nel 2026 si arriverà al 6,1%. E sempre Schillaci dovrebbe ricordare che l’Organizzazione Mondiale della Sanità sostiene che sotto il 6,5% del Pil è a rischio la salute pubblica del Paese.
La via maestra
Non è difficile individuare cosa occorre fare. Tanto più che a voler rispettare i termini fissati dall’Europa, entro il 10 aprile il Palazzo Chigi dovrebbe presentare il Documento di Economia e Finanza, quello che occorre per definire la prossima finanziaria. Osserva quindi la segretaria della Fp Cgil: "L'esecutivo ha una sola strada: mettere nel Def altre risorse per il personale e per la garanzia non solo dei Lea ma della riforma dell’assistenza territoriale, e il potenziamento della rete dell’emergenza urgenza. Basta propaganda sulla pelle di cittadini e operatori della sanità la salute non è né una merce né un lusso ma un diritto delle persone, e la Costituzione dice che deve essere pubblico e universale”.
La mobilitazione
Tante le iniziative che la Confederazione di Corso di Italia, insieme alla Uil e alle tante associazioni del cartello “La via Maestra”, hanno già calendarizzato. Serena Sorrentino, allora, conclude il suo ragionamento in qualche modo evocando il moto di partecipazione popolare che portò nel 1978 all’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale e alla realizzazione del dettato costituzionale che chiedeva una sanità pubblica e universale: “Dagli scienziati ai lavoratori ai cittadini facciamo tutti la stessa richiesta: investire e riformare. Il governo fa finta di non sentire. Anche per questo il 20 aprile saremo in piazza, perché sulla salute non si tratta: è un bene comune".