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“Abbiamo discusso molto in questo ultimo periodo sulla necessità di un ruolo maggiore dello Stato nei processi e nelle dinamiche economiche del Paese. Abbiamo chiesto un ‘tavolo’ al Governo per discutere del Recovery Plan e per capire se finalmente, anche in Italia, si possa riuscire a predisporre un Piano complessivo di politica industriale e quindi scegliere i settori strategici, finanziarli e orientarne le scelte per non lasciare il tessuto produttivo ed industriale esclusivamente alle logiche del mercato autoreferenziale che si regolamenta da sé. Come se non fosse evidente che questa logica ha fallito in tutto il mondo”. Qesta l'opinione del segretario generale della Filctem Cgil, Marco Falcinelli, sulla decisione di escludere dal Recovery Plan l’impianto della Co2 di Ravenna.
“Pensavamo di aver toccato il fondo – ha proseguito il dirigente sindacale - constatando l’assenza del Governo e dello Stato anche nel difendere quei pochi campioni industriali coinvolti perché in grado di competere a livello globale sui temi della transizione, ma evidentemente al peggio non c’è mai fine. Come definire diversamente da ‘autolesionista’ la decisione di escludere dal Recovery Plan il progetto di cattura e stoccaggio della Co2 presentato da Eni a Ravenna? Peraltro, promosso del presidente del Consiglio”.
“Un progetto – ha insistito Falcinelli - che va esattamente nella direzione delle politiche energetiche sul Green New Deal europeo e che avrebbe contribuito a raggiungere gli obiettivi di abbattimento ed azzeramento al 2050 delle emissioni climalteranti. Uno Stato che fa del male all’attività di un’impresa sarebbe già incomprensibile, ma uno Stato che fa del male ad una ‘sua’ azienda è francamente inaccettabile” (Ricordiamo che lo Stato detiene il 30% delle azioni di Eni, ndr).
“Questa vicenda – ha concluso la sua riflessione il segretario generale della Filctem - è esattamente la dimostrazione di come si vuole affrontare il tema della giusta Transizione Energetica nel nostro Paese: nessuna programmazione, accelerazioni a cui il tessuto industriale non è tecnologicamente pronto a rispondere e, se mai ci fossero le risorse disponibili, ammortizzatori sociali per tutti i lavoratori coinvolti. Non ci sembra la giusta via per un nuovo modello di sviluppo né sul versante industriale né su quello sociale. Siamo Convinti della bontà del progetto su Ravenna, quindi chiediamo ad Eni il rispetto degli impegni assunti nella presentazione del Piano Industriale”.